Caravaggio, Bergamo, 26 maggio 1432
Nel piccolo paese di Caravaggio, in Lombardia, la Madonna apparve a Giovannetta, una semplice contadina, nel 1432. La Vergine le affidò un messaggio importante: portare la pace tra i popoli in guerra, tra i Veneziani e i Milanesi, e favorire l'unione tra le diverse Chiese. Nonostante la sua umile origine, Giovannetta compì la sua missione con coraggio, convincendo i potenti dell'epoca. Nel 1433 fu firmata la pace tra Milano e Venezia, e nel 1438 la Chiesa d'Oriente si riconciliò con quella di Roma. Nel luogo dell'apparizione sorse una fonte miracolosa, meta di pellegrinaggi ancora oggi. Un grandioso santuario fu costruito per custodire il ricordo della Madonna e l'acqua benedetta.
Patronato: Cremona
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
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Caravaggio in provincia di Bergamo, è una cittadina celebre per un grande Santuario lì esistente fin dal 1451, eretto per una apparizione della Vergine e alla Madonna di Caravaggio (come poi è denominata), sono dedicate chiese un po’ dappertutto in Italia e nel mondo.
Dopo 140 anni, nella città lombarda crebbe il grande pittore Michelangelo Merisi (1573-1610) detto “il Caravaggio” e il nome della città ebbe un’altra grande diffusione, legato al nome, alle opere, alle avventure del famoso pittore di fine Rinascimento.
Ma torniamo all’apparizione, che è una delle prime avvenute negli ultimi cinque secoli, era il 26 maggio del 1432 al tramonto e nel prato di Massalengo alla periferia di Caravaggio, piccolo centro poco lontano da Treviglio, la giovane contadina Giovannetta de’ Vacchi è intenta a raccogliere l’erba fresca per i suoi conigli e come sempre si è inginocchiata per recitare l’Angelus.
Ma la sua non è solo preghiera, piange anche perché ha una vita tribolata; il marito Francesco Varoli deluso per la sua grama vita di contadino, si è dato al bere e alle cattive compagnie; sono sposati da qualche anno e non hanno ancora la benedizione di un figlio, infine il marito la maltratta.
All’improvviso Giovannetta de’ Vacchi è abbagliata da una grande luce, spaventata si alza e sta per fuggire, ed ecco che le compare la Madonna, che rassicurandola sul redimersi del marito, la invita a inginocchiarsi per ricevere un grande annuncio.
Dovrà Giovannetta convincere governanti e popolo che la guerra deve cessare, i Veneti devono far pace con i Milanesi e anche le divisioni nella Chiesa devono finire, i Greci devono rientrare nell’unità ecclesiale.
La Madonna prosegue col dire di avere ottenuto “di allontanare dal popolo cristiano i meritati e imminenti castighi della Divina Provvidenza”, ma bisogna che fra i cristiani torni la pace.
A conferma della sua apparizione, la Madonna lasciò l’impronta dei piedi nel posto dove toccò il suolo e proprio lì sgorgò subito una fonte che ben presto si rivelerà miracolosa.
Come sempre è agli umili che vengono affidati questi messaggi celesti, a Caravaggio la Madonna chiede la pace nelle guerre, se vogliamo ‘regionali’ fra veneti e lombardi, ma quello che più rincresce è che sono due popoli cattolici, inoltre chiede l’unificazione dei Greci, cioè degli Ortodossi con i Cattolici Romani.
Nelle successive apparizioni, come La Salette nel 1848, Lourdes nel 1858, Fatima nel 1917, ecc. la Madonna invoca la pace, la libertà di religione, la conversione dei peccatori, ma riferendosi ad intere Nazioni e all’umanità stessa; servendosi come a Caravaggio, Guadalupe, Castelpetroso, La Salette, Lourdes, Fatima, ecc. di umili pastorelli o contadini, che nella loro semplicità e purezza di cuore, sono ritenuti degni di essere ‘veggenti’.
Giovannetta de’ Vacchi diventa una ‘veggente’ e come tale, depositaria del messaggio della Vergine; corre subito a raccontare la visione prima ai parenti e ai compaesani, suscitando l’interesse dei credenti ma anche l’incredulità degli scettici.
Uno di questi volle gettare un ramo secco nella pozza della fonte ed ecco che esso rinverdisce e subito germoglia. Giovannetta convince le autorità locali ad accompagnarla dal duca di Milano, Filippo Maria Visconti (1393-1447) per trasmettergli il desiderio della Vergine; poi è la volta del governo della Repubblica Veneta e del doge Francesco Foscari (doge dal 1423 al 1457); l’opera di pacificazione diede i suoi effetti perché già nel 1433, un anno dopo, i contendenti firmarono la pace, mentre le truppe milanesi vennero richiamate dai territori pontifici.
Più laborioso fu il compito di convincere l’imperatore d’Oriente, Giovanni VIII Paleologo (1390-1448) a fare rientrare la Chiesa Greca nell’unità della Chiesa di Roma, un mosaico posto nell’attuale Santuario, ritrae Giovannetta in abiti contadini, davanti all’imperatore in trono circondato da dignitari, che gli porge una brocca dell’acqua della fonte miracolosa di Caravaggio, fu accompagnata a Costantinopoli dai Veneziani con una scorta di galee.
L’imperatore si convince e nel 1438 i Greci ritornarono all’unità romana e papa Eugenio IV (1431-1447) ne diede l’annuncio al Concilio di Firenze nel 1439. In seguito ritornarono anche gli Armeni e altri Orientali.
La Madonna comparve ancora a Caravaggio in quegli anni, ad una suora agostiniana, ad un sordomuto che guarì, ad un’altra contadina ammalata di Codogno.
Attratti dal moltiplicarsi delle voci di guarigioni miracolose, operate dall’acqua sgorgata dalla fonte, accorsero pellegrini e devoti da ogni parte, fra i quali principi e nobili dell’epoca.
L’afflusso dei pellegrini continuò nei secoli successivi e fra loro futuri papi, s. Carlo Borromeo, imperatori e re. Sul luogo della visione fu deciso di erigere una cappella, ma il duca Filippo Maria Visconti volle poi costruire una chiesa, che fu consacrata nel 1451 e di cui anche gli Sforza furono protettori.
Più di un secolo dopo nel 1575, essendo pericolante la vecchia chiesa, il cardinale arcivescovo di Milano s. Carlo Borromeo (1538-1584) volle in onore alla Vergine, che fosse costruito un più grande e degno tempio, eretto nel 1575 su disegno di Pellegrino Tibaldi (1527-1596) pittore e architetto manierista.
Proprio sotto la cupola c’è il grande altare ricco di marmi e bronzi, eretto sopra il luogo dove sgorga la fonte miracolosa e che racchiude il “sacro speco” dell’apparizione, con un gruppo statuario in legno che riproduce l’evento del 26 maggio 1432.
Il ‘sacro fonte’ situato nel sotterraneo della chiesa, si trova proprio sotto l’altare maggiore, da una cella laterale i pellegrini possono attingere l’acqua che fuoriesce da rubinetti e zampilla in una grande vasca; l’acqua poi defluisce all’esterno del santuario, alimentando una piscina alla quale si accede scendendo dei gradini. I fedeli come a Lourdes si bagnano le parti malate del corpo.
Un grande ed imponente viale di ippocastani conduce al Santuario, a cui sono annessi edifici accessori dove si acquistano ricordi religiosi e i piccoli pani detti ‘michini’, impastati con l’acqua della fonte miracolosa e recanti l’immagine della Madonna.
Purtroppo il paese di Caravaggio non fu nei secoli successivi, immune da guerre e occupazioni e luogo di preda di soldataglie; così del grande tesoro del santuario, formato da doni di re e principi ed ex voto e che nel 1790 un inventario indicava ancora in 64 kg d’oro e 288 d’argento per i preziosi posseduti, oggi non ce n’è più traccia.
Bisogna dire che nel Santuario fra tante opere d’arte esistenti, manca proprio un’opera del grande figlio di Caravaggio, Michelangelo Merisi.
Venendo dal grande viale, il Santuario si presenta con tutta la sua imponenza e la cupola lucente, ma mostrando non la facciata, ma il fianco con i portici, rivolto così per le leggi liturgiche, in modo che il celebrante durante i riti guarda verso Oriente.
Il Santuario celebra solennemente le feste mariane dell’anno e in particolare il 26 maggio, anniversario della lontana apparizione della Vergine a Giovannetta de’ Vacchi.
Autore: Antonio Borrelli
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