Pavia, 1005 - Canterbury, 1089
Nato a Pavia intorno al 1005, Lanfranco fu un uomo di grande ingegno, capace di eccellere in diversi campi: giurista, letterato, teologo e persino politico. La sua formazione avvenne nella rinomata scuola di Pavia, per poi dedicarsi all'insegnamento in Normandia. Divenne famoso per aver risolto la controversia sull'Eucaristia contro Berengario di Tours, scrivendo un libro che lo rese "il miglior teologo d'Europa". Il legame con Guglielmo il Conquistatore lo portò a diventare abate in Normandia e poi arcivescovo di Canterbury in Inghilterra. In questo ruolo, riorganizzò la Chiesa inglese, costruendo cattedrali e monasteri, e gestì il regno durante le assenze di Guglielmo. Tuttavia, il rapporto con il figlio di Guglielmo, Guglielmo il Rosso, fu più difficile. Lanfranco morì nel 1089, lasciando molti scritti, tra cui commenti alla Bibbia e testi di riforma religiosa.
Etimologia: Lanfranco = paese libero, libero nel paese, dal tedesco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Canterbury in Inghilterra, beato Lanfranco, vescovo, che, monaco di Bec in Normandia, fondò una celebre scuola e disputò contro Berengario circa la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nel Sacramento eucaristico; eletto poi alla sede di Canterbury, si adoperò per la riforma della disciplina ecclesiastica in Inghilterra.
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E' denominato anche Lanfranco da Pavia, giacché nacque in questa città ca. il 1005, da famiglia agiata. Mortogli il padre, ancora giovane, esercitò la magistratura nella sua città. Sulla giovinezza di Lanfranco non molte sono le notizie riferiteci dal piú antico biografo, Milone Crispino, dell'abbazia di Bec, il quale, ca. il 1140, ne narrò particolarmente le attività svolte da abate e da arcivescovo. Alcuni dati biografici furono in seguito deformati specie nella Cronaca di Enrico di Knighton e da Guglielmo di Thorn.
Formatosi alla scuola giuridica pavese (manca una sicura documentazione di una presenza di Lanfranco nello studio bolognese, esercitò nella città natia l'ufficio di letterato e di avvocato. Non si conoscono i motivi che determinarono l'abbandono di Pavia nel 1035; si è pensato che sia avvenuto per contrasti fra famiglie nobili, non infrequenti in quel tempo. Si trasferi ad Avranches, in Normandia, ove per vivere aprí una scuola di lettere e dialettica. Mancandogli il successo e la tranquillità pensò di trovar migliore fortuna a Ronen. Durante il viaggio fu catturato da predoni; il fatto lo impressionò e promise che se avesse avuto salva la vita, si sarebbe fatto monaco (ca. 1042).
Mantenne il voto entrando nel monastero di Bec, fondato da poco tempo da Erluino. I primi anni non furono facili; non sembrandogli buona la vita che vi si conduceva, pensò di ritirarsi in eremitaggio, ma ne fu dissuaso dallo stesso Erluino che gli dimostrò la sua fiducia nominandolo priore ed affidandogli la direzione della scuola monastica.
Sotto l'impulso di Lanfranco questa scuola divenne una delle piú celebri dell'epoca; in essa si formarono: Ivo di Chartres, Anselmo di Aosta, Anselmo di Lucca, il card. Guitmondo, Teodorico di Paderborn. Nicolò II gli inviò cappellani romani perché si esercitassero nella dialettica e nella retorica ed altrettanto`fece Alessandro II coi suoi nipoti.
La notorietà della scuola fu strettamente connessa con la controversia eucaristica suscitata in quel tempo da Berengario di Tours. Infatti Lanfranco contrastò con decisione e fermezza la dottrina di Berengario sia partecipando a numerosi sinodi come quelli di Roma e di Vercelli del 1050, di Tours del 1055, sia con uno scritto, divenuto famoso: Libellus de sacramento corporis et sanguinis Christi contra Berengarium, che gli meritò dai contemporanei la fama di miglior teologo dell'Occidente.
Fu anche stimato consigliere di Guglielmo il Conquistatore. Le prime relazioni con questo duca non furono facili, giacché sembra che Lanfranco non fosse favorevole alle nozze di questi con la cugina Matilde di Fiandra (1053): opposizione sancita anche a Roma. Per questo Guglielmo aveva intenzione di espellere il monaco dalla Normandia; ma nel 1059 Lanfranco si recò a Roma e seppe ottenere da Nicolò II la dispensa di parentela. Il risultato positivo della missione fece entrare il monaco nelle grazie del duca che accettò ben volentieri, come penitenza per la dispensa, di costruire un monastero maschile S. Stefano) e femminile nella città di Caen. Del monastero di S. Stefano fu nominato abate lo stesso Lanfranco (1066).
Nell'anno seguente lo si voleva eleggere alla sede vescovile di Rouen; ma egli si tecò a Roma (1067) per ottenere il trasferimento a quella sede di Giovanni di. Durante la sua permanenza romana si interessò per l'invio di una legazione papale in Inghilterra ove si discuteva sulla sistemazione della gerarchia dopo l'avvenuta conquista da parte di Guglielmo (1066). La tendenza del re era infatti di sostituire la gerarchia locale con persone provenienti dalla Normandia. Fu proprio per questo che il re ottenne la nomina di Lanfranco ad arcivescovo di Canterburv nel 1070.
Le difficoltà incontrate nel primo anno di episcopato furono talmente gravi da spingerlo ad offrire ad Alessandro II la rinuncia. Si era infatti sviluppata una controversia con Tommaso di York in merito alla sede primaziale di Canterbury, diminuita di importanza e di prestigio negli anni precedenti. Il vescovo di York non intendeva piú dipendere da Lanfranco e tendeva a sottrargli anche i vescovadi di Worcester, Lichfield, Rochester. Il conflitto fu deferito a Roma; però papa Alessandro II preferí rimettere la soluzione ad un concilio inglese che si tenne prima a Winchester nella Pasqua del 1072 e poi a Windsor nella Pentecoste dello stesso anno. Sotto la presidenza del card. Uberto, legato del papa, Lanfranco giustificò il diritto di supremazia avvalendosi della narrazione di Beda in merito alla sede di Canterbury e riferendosi a decisioni papali e di concili. Questi ultimi documenti erano dei falsi: non sembra però, che siano compilazioni di Lanfranco, quantunque restino, secondo i critici, dei seri dubbi. Il concilio riconobbe i diritti primaziali di Canterbury, per cui Lanfranco poté, in seguito all'aumentato prestigio, svolgere un'efficace azione direttiva e riformatrice non solo in Inghilterra, ma anche in Irlanda.
La sua azione si sviluppò sia nel campo delle costruzioni (cattedrale di Canterbury, chiostro, ospizio, miglioramenti di chiese e monasteri), sia, soprattutto, nell'opera di riforma della Chiesa inglese. Già abate di Caen aveva iniziato in Normandia un'efficace riforma monastica restaurando la disciplina per riportare la vita dei monaci allo spirito della regola specie per la clausura ed il distacco dalle ricchezze. Questa opera riformatrice fu continuata in Inghilterra anche col trasferimento, nei monasteri dell'isola, di monaci provenienti dalla Normandia. Eguale cura portò verso il clero attuando in Inghilterra le riforme che nel continente erano già in atto ad opera dei papi e specialmente di Gregorio VII. Tuttavia con questo pontefice non corsero sempre buone relazioni, anche perché qualche anno prima, il monaco Ildebrando aveva tramato per impedire che le decisioni del sinodo di Windsor fossero approvate a Roma, avendo visto in esse un'accentuata autonomia della Chiesa inglese. Nella controversia fra Gregorio VII e l'antipapa Guiberto, Lanfranco conservò una posizione neutrale. Nell'opera di riforma egli si distaccò in alcuni punti da Gregorio VII riconoscendo valido il matrimonio dei parroci di campagna e non proibendo l'investitura fatta dai principi laici: concilio di Winchester del 1076. Riorganizzò anche le circoscrizioni e le giurisdizioni ecclesiastiche trasferendo da villaggi secondari di campagna le sedi episcopali nelle città piú importanti; analoga disposizione prese per le parrocchie. Di quest'opera resta un segno visibile nel concilio di Londra del 1075. In quest'attività fu assecondato dal pieno appoggio di Guglielmo, che nei frequenti periodi di assenza dall'Inghilterra gli afFidò la direzione della vita politica, ma dopo la morte di questi le relazioni col figlio Guglielmo il Rosso furono molto fredde.
Lanfranco morí il 28 maggio 1089 e fu sepolto nella cattedrale sotto l'altare di S. Martino.
Restano di lui vari scritti, la cui importanza è generalmente molto relativa, salvo l'opuscolo già citato contro l'eresia di Berengario. Si citano come sue compilazioni le seguenti opere: Commentari sui Salmi (perduto) e su s. Paolo; gli Statuta sive decreta pro ordine S. Benedicti (minuziosa spiega zione della Regola); note sulle Collationes di Cassiano (scarso valore); Liber de celanda confessione (sul sigillo sacramentale e sul modo di ovviare alla mancanza di confessore in casi estremi); Epistolae, interessanti per la storia e per il diritto. Da segnalare l'Ep. XXXIII, al vescovo Domnaldo d'Irlanda, sulla Comunione ai bambini.
Nella controversia sull'Eucaristia ha avuto il merito di denunciare l'errore di Berengario proponendo la dottrina tradizionale senza però approfondirla.
Nei repertori Lanfranco è attualmente registrato al 28 maggio (raramente al 24).
Autore: Gian Domenico Gordini
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