VIII sec.
Molto tardiva (sec. XV-XVI) è la Legenda della sua vita, redatta a scopo di edificazione per le lezioni dell’Ufficio divino. Vi si legge che Gualtiero nacque con una croce splendente fra le scapole, simbolo dell’illibatezza dei suoi costumi. La tradizione ci dice che fu monaco e poi abate del monastero benedettino di Servigliano, nella diocesi di Fermo. Purtroppo le fonti che parlano della sua vita non determinano in modo alcuno il periodo in cui egli visse e non ha sicuro fondamento l’opinione di alcuni che vorrebbero fissare la data della sua morte verso il 1340. In contrasto con questa incertezza dei dati biografici di Gualtiero, il suo culto è attestato con sicurezza fin dal sec. XIV e fu approvato dalla S. Sede.
Innocenzo X, il 5 marzo 1652, concesse indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, confessati e comunicati, avessero visitato la chiesa parrocchiale di S. Marco in Servigliano dai primi vespri sino al tramonto del sole nel giorno della festa. Dagli Atti di una visita canonica del 2 luglio 1658 risulta che le reliquie di Gualtiero si trovavano in quella chiesa ed erano tenute in grande venerazione, racchiuse in un antico sarcofago di marmo, mentre il venerato capo era conservato in un’urna di bronzo dorato con una corona d’argento. Quando l’antico monastero in cui visse Gualtiero fu del tutto distrutto, rimase una piccola edicola sacra con un tugurio per abitazione di un eremita; nel 1671 vi conduceva vita eremitica una pia donna.
Martirologio Romano: A Servigliano nelle Marche, san Gualterio, abate del monastero del luogo.
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A Servigliano, nelle Marche, visse e morì San Gualtiero, le cui reliquie sono conservate nella parrocchia, dove alcuni hanno ricevuto il nome Gualtiero.
La Vita
Nella seconda metà del secolo XIII il religioso eremitano frate Gualtiero venne ad abitare con il sacerdote Armando o Armeno, in territorio serviglianese, prima nella valle Marana della zona di santa Lucia (con sua chiesa), poi nella pianura al termine della strada Valentella dove permane la chiesa a lui dedicata. Formò una comunità di religiosi. Lavorava e ed assisteva i malati. Viveva vicino alla popolazione per insegnare che da Dio che proviene ogni bene. Gli abusi umani per ricchezze, piaceri, poteri erano affrontati con l’aiuto della Grazia soprannaturale. Qui morì in odore di santità e di fatto san Gualtiero da Servigliano fu poi canonizzato per antico culto.
Dalla pianura dove era il romitorio del venerato Gualtiero, le sue reliquie erano state portate nel castello, e nel 1400 il pievano don Giovanni di Marino fece riporre le reliquie del venerato Gualtiero in un’urna sotto la torre che faceva parte della facciata di San Marco e per il suo capo (teschio) fece realizzare dagli orafi un magnifico reliquiario, un vero gioiello attribuito all’arte orafa marchigiana del 1403 su modelli praticati in altre sedi, tra cui a Guardiagrele abruzzese.
I nostri paesi non sono ricchi soltanto di beni paesaggistici, hanno l’importanza donata dalle persone operose e anche da quelle sante.
Il Documento del 1326
Un’antica notizia del culto pubblico di San Gualtiero da Servigliano è nell’Archivio Vaticano, scritta nei registri delle bolle del papa Giovanni XXII, con data 7 ottobre dell’anno X del suo pontificato, cioè nel 1326. La bolla papale narra che gli Ascolani, dopo alcuni misfatti e la conseguente scomunica, avevano dato segno di ravvedimento, facendo domanda per ottenerne l’assoluzione. La vicenda si svolse nel contesto delle deplorevoli lotte tra guelfi e ghibellini. I Fermani non erano restati fedeli al Papa Giovanni XXII, che risiedeva in quel periodo ad Avignone. Allora, gli Ascolani marciarono con armi nel territorio Fermano per devastare, sequestrare persone e fare rappresaglie. Nella media vallata del fiume Tenna, nei piani di San Gualtiero, essi assalirono ed uccisero un sacerdote, ruppero l’arca dove era conservato il corpo del Santo Serviglianese, manomisero la chiesa rurale che custodiva le sue spoglie. Alla consegna in Ascoli l’accoglienza fu solenne. Il papa fu informato dei misfatti e decretò subito una scomunica contro gli Ascolani. Umiliati, essi scrissero una lettera per ottenere il condono della scomunica dal papa che incaricò il priore di Monte Pesulano, Padre Geraldo da Valle, affinché provvedesse al bene delle loro anime, dopo riconsegnato il corpo di San Gualtiero. Così, i Serviglianesi riebbero il loro venerato santo, che il Pievano pensò bene di collocarlo sotto la torre della pieve di S. Marco, dietro grate di ferro, in un altare a lui dedicato.
Si ha poi notizia che, nel 1360, fu costruita una nuova chiesa nei piani di San Gualtiero presso i ruderi dello scomparso monastero del Santo. Non vi furono, però, riportate le sue reliquie che restarono nella pievania S. Marco. Il Pievano, con il Vescovo, provvidero a far porre il venerato capo di san Gualtiero nello stupendo ostensorio a calice con una corona dorata, a forma esagonale su colonna e base bene ornate ed istoriate con immagini e con l’iscrizione: “Opera fatta nell’anno 1403 da don Giovanni di Marino pievano.”.
Il Culto
Secondo l’antica tradizione questo abate serviglianese partecipò alla vita della gente e la orientò alla fede, alla speranza ed alla carità fino al conseguimento della beatitudine delle anime nella vita immortale.
In una pergamena furono raccolte le notizie dell’antica tradizione e la collocarono dentro l’urna posta davanti all’altare dedicato al Santo. Le notizie sono state pubblicate dai Bollandisti nel 1695. Il Vescovo di Fermo, in tutte le sue visite pastorali a Servigliano, constatò che c’era grande devozione per san Gualtiero, la cui festa ricorreva il 4 giugno con grande afflusso di fedeli compaesani e di pellegrini da altri paesi, in particolare da Penna S. Giovanni, confinante sul fiume Tenna, e da Santa Vittoria in Matenano, confinante presso il fosso Tassiano nei pressi dell’antico monastero. Il Papa Innocenzo X concesse l’indulgenza plenaria ai devoti che si fossero recati nella pieve, dove erano custodite le reliquie, per pregare, pentiti, confessati, comunicati, e implorare il bene della Chiesa e dei governi.
Nel nuovo Castello Clementino
Nella seconda metà del sec. XVIII , molte frane, dovute ad infiltrazioni di acqua piovana, fecero crollare le mura urbane del castello dato che si sfaldarono le fondamenta degli edifici. Il papa Clemente XIV fece emigrare i profughi, costruendo per loro Castel Clementino nella pianura. Il reliquiario del capo e l’urna marmorea di san Gualtiero da Servigliano, furono trasferite nella chiesa di S. Marco nel 1780.
Autore: Carlo Tomassini
San Gualterio nacque a Servigliano, nelle Marche, in un periodo imprecisato tra l'XI e il XII secolo. Si ritiene che appartenesse ad una nobile famiglia locale, ma di essa non si hanno notizie certe. Fin da giovane, mostrò una profonda inclinazione verso la vita religiosa, attratto dai valori di preghiera, purezza e servizio al prossimo. Seguendo questa vocazione, decise di abbracciare la vita monastica nell'abbazia di Servigliano, situata nei pressi della sua città natale.
All'interno del monastero, Gualterio si distinse per la sua devozione, la sua umiltà e il suo impegno nel seguire le regole della vita cenobitica. La sua condotta esemplare e la sua saggezza lo portarono ben presto ad assumere ruoli di responsabilità all'interno della comunità. Con il tempo, la stima e la venerazione dei confratelli lo condussero alla carica di Abate.
Come Abate, San Gualterio si dimostrò un leader saggio e compassionevole. Sotto la sua guida, l'abbazia di Servigliano prosperò sia spiritualmente che materialmente. Egli ispirò i suoi monaci a vivere con rigore la loro fede, dedicandosi alla preghiera, allo studio e al lavoro manuale. Allo stesso tempo, si prodigò per aiutare i più bisognosi, offrendo loro cibo, riparo e conforto.
La fama di santità si diffuse ben oltre le mura del monastero. La gente del luogo lo considerava un padre spirituale e si rivolgeva a lui per chiedere consigli, conforto e preghiere. Egli era conosciuto per la sua capacità di operare miracoli, tra cui guarigioni fisiche e intercessioni per grazie speciali.
San Gualterio si spense serenamente il 4 giugno di un anno non precisato, circondato dai suoi confratelli e dai fedeli che lo veneravano. La sua morte fu un evento luttuoso per la comunità di Servigliano, che perse una guida spirituale preziosa. Fin da subito, Gualtiero fu venerato come santo e la sua tomba divenne meta di pellegrinaggio per persone da tutto il territorio circostante.
Autore: Franco Dieghi
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