†823
Nobile ecclesiastico fiesolano, si distinse per il suo zelo pastorale e la strenua difesa dei beni della sua diocesi. Vittima di un agguato da parte dei signorotti locali, trovò la morte annegato nel Reno presso Bologna. Eletto vescovo di Fiesole nell'820, Alessandro si adoperò per recuperare i possedimenti ecclesiastici usurpati dai feudatari. Recatosi a Pavia per ottenere l'intervento dell'imperatore Lotario, al suo ritorno fu assassinato il 6 giugno 823. I suoi resti, inizialmente tumulati fuori le mura cittadine, vennero poi traslati nella chiesa di San Pietro in Gerusalemme, divenuta in seguito la sua basilica.
Etimologia: Alessandro = protettore di uomini, dal greco
Martirologio Romano: Nel territorio di Bologna, transito di sant’Alessandro, vescovo di Fiesole, che, di ritorno da Pavia dove aveva rivendicato presso il re dei Longobardi i beni della sua Chiesa usurpati, fu da loro gettato nel fiume e affogato.
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Nacque in Fiesole da nobile famiglia, e fino dalla giovinezza fu al servizio della cattedrale, della quale fu nominato arcidiacono dal vescovo Leto. Alla morte di Leto, fu eletto vescovo della propria città, intronizzato e condotto a Roma per ricevere la consacrazione episcopale dal papa. Tornato a Fiesole, iniziò il suo ministero con grande zelo, ma in mezzo a grandi difficoltà. La chiesa fiesolana, che già in passato aveva subito spoliazioni e rovine, soffriva in quel tempo per i soprusi dei feudatari fiesolani, che l'avevano privata di tutti i suoi beni riducendola in assoluta povertà. Per rimediare a tanti mali Alessandro si portò nell'823 a Pavia dall'imperatore Lotario, che lo accolse benevolmente e, aderendo alle sue richieste, confermò a lui ed ai suoi successori i beni ingiustamente sottratti e, con magnanima benevolenza, concesse loro anche il possesso del castrum di Fiesole e di quello di Monteloro in Val di Sieci. I signorotti fiesolani, venuti a conoscenza della cosa, gli corsero incontro col pretesto di congratularsi con lui. Lo attesero sulle rive del Reno, presso Bologna, e qui, fingendo di aiutarlo ad attraversare il fiume, lo gettarono invece nei gorghi della corrente, dove trovò la morte. Era il 6 giugno.
Il suo cadavere fu trasportato a Fiesole per essere sepolto nella cattedrale, che allora era fuori della città, ai piedi del colle, ma, per ispirazione divina, fu portato, invece, entro le mura della rocca e inumato nell'unica chiesa ivi esistente, dedicata a San Pietro in Gerusalemme, sorta sulle rovine del tempio pagano degli «Auguri». Poco tempo dopo alcuni ricercatori d'oro nei sotterranei delle chiese, contro la volontà del vescovo Romano, suo successore, ne profanarono la tomba, dalla quale il corpo di Alessandro emanò bagliori così fulgenti, che essi, datisi a precipitosa fuga, morirono dallo spavento e dal terrore.
Per la santità della sua vita, per la nobiltà della causa per la quale egli morì e per i miracoli operati dopo la morte, Alessandro fu onorato dai fedeli come santo e come martire, ed a lui fu dedicata la chiesa, decorata del titolo di basilica, dove riposava il suo corpo. Le sue ossa, il 25 marzo 1580, furono racchiuse in un pregevole sarcofago di marmo, nel quale si trovano ancora, fatto costruire dal vescovo Francesco Cattani da Diacceto. In suo onore fu fondata la chiesa parrocchiale (oggi prepositura) di Incisa in Val d'Arno. Fiesole ne celebra la festa il 6 giugno, giorno in cui è ricordato nel Martirologio Romano. Una sua immagine si trova nella cattedrale di Fiesole, in un trittico di Bicci di Lorenzo.
Autore: Giuseppe Raspini
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