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San Fortunato di Fano Vescovo
Festa:
8 giugno
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VI sec.
La prima notizia del suo episcopato si ha da una lettera con cui san Gregorio Magno lo autorizza a vendere i vasi sacri per pagare i debiti contratti nel riscatto dei prigionieri. Il fatto è riportato dal Baronio sotto l'anno 596. La sua Vita, scritta da Giovanni, abate di Nonantola nel secolo XII, conservata nell’archivio capitolare di Fano, pubblicata dai Bollandisti, ci informa, fra l'altro, che il corpo - della cui prima sepoltura non fa cenno - fu trasferito in una chiesa costruita in suo onore fuori Porta Maggiore sulla via Flaminia (della cui esistenza e ubicazione non è possibile avere prove più certe), quindi in cattedrale. Tale trasferimento sarebbe avvenuto nel 743 sotto il vescovo Pietro I. Nel 1113, a causa dell’incendio della cattedrale, le reliquie di Fortunato, insieme con quelle di sant'Orso e sant'Eusebio, comprotettori di Fano, furono riconosciute e riposte sotto l’altare maggiore dal vescovo Pietro II. Nel 1639 l’altare maggiore fu arricchito di marmi dal vescovo Ettore Diotallevi e venne rifatta l’urna del santo. L’ultima ricognizione fu eseguita dal vescovo Antonio III Severoli nel 1791.
Martirologio Romano: A Fano nelle Marche, san Fortunato, vescovo, che si impegnò assiduamente per il riscatto dei prigionieri.
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Le principali fonti di informazioni su San Fortunato sono:
- Una lettera di Papa Gregorio Magno: In questa missiva, il pontefice autorizza il vescovo a vendere i vasi sacri per raccogliere fondi per il riscatto dei prigionieri, testimoniando la sua compassione e il suo impegno per il benessere dei più deboli.
- La Vita di San Fortunato: Scritta da Giovanni, abate di Nonantola nel XII secolo, questa biografia offre dettagli sulla vita del santo, il suo operato episcopale e la traslazione delle sue reliquie.
- Documenti storici: Testimonianze di ricognizioni e riposizionamento delle reliquie, nonché iscrizioni e opere d'arte dedicate al santo, offrono ulteriori tasselli per ricostruire la sua storia e il culto a lui dedicato.
Sebbene le informazioni precise sulla sua nascita e formazione rimangano oscure, San Fortunato assume la carica di vescovo di Fano verso la fine del VI secolo. In un periodo segnato da conflitti e difficoltà, emerge come figura di riferimento per la sua comunità, guidandola con saggezza e compassione.
La sua opera pastorale si distingue per la particolare attenzione ai più bisognosi. L'episodio narrato nella lettera di Papa Gregorio Magno evidenzia la sua abnegazione e il suo coraggio nel vendere oggetti sacri per riscattare i prigionieri, dimostrando una profonda carità cristiana e una priorità per il benessere del suo popolo.
Oltre all'impegno pastorale, San Fortunato è ricordato per la sua umiltà e la sua profonda fede. La sua figura ispirava devozione e rispetto, tanto da essere venerato come patrono della città di Fano.
Dopo la sua morte, il corpo di San Fortunato fu dapprima sepolto in una chiesa a lui dedicata fuori le mura cittadine. Nel 743, sotto il vescovo Pietro I, le sue reliquie vennero trasferite nella cattedrale di Fano. Nel corso dei secoli, esse furono oggetto di diverse ricognizioni e riposizionamenti, sempre accompagnate da grande devozione da parte della popolazione.
Ancora oggi, San Fortunato è venerato come protettore di Fano. Le sue reliquie sono custodite nella cattedrale cittadina, dove un altare e un reliquiario artistici gli sono dedicati.
La sua festa si celebra l'8 giugno.
Autore: Franco Dieghi
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