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Sant' Imerio di Amelia Vescovo

Festa: 17 giugno

VI sec.

Vescovo di Amelia in un periodo storico burrascoso (guerra gotica, VI secolo), divenne patrono della città per la sua guida spirituale e materiale. Origini incerte, forse abruzzese, fu monaco eremita in Umbria. La sua fama varcò i confini: nel 965 le sue reliquie vennero portate a Cremona, dove divenne anche patrono. Culto dapprima locale, fu riscoperto nel XVI secolo e inserito nel Martirologio. Oggi è venerato in entrambe le città: ad Amelia il 17 giugno, a Cremona il 18.

Emblema: Bastone pastorale


Imerio fu uno dei monaci che, sul finire del V secolo, evangelizzarono le campagne umbre. Era forse originario dell’Abruzzo, non del “Brutio” come scrive il primo autore della sua vita, indulgendo ad un vezzo classicheggiante. Dalla sua terra d’origine potrebbe essere passato in qualche comunità monastica della Valnerina, o del Monteluco di Spoleto. Eletto vescovo di Amelia, si trovò a guidare la città in uno dei periodi più tragici dell’alto medioevo, quello della guerra gotica (535-553); e della città fu anche il difensore materiale, oltre che spirituale; come altri vescovi della regione, da Cassio di Narni, a Fulgenzio di Otricoli, a Fortunato di Todi, a Ercolano di Perugia, subito dopo la morte venne perciò venerato come patrono. Verso l’anno 965, come in quegli stessi anni accadeva un po’ in tutta Europa, dove molte città cercavano di accaparrarsi le reliquie di qualche santo, il vescovo di Cremona, Liutprando,ne prelevò le reliquie dall’altare su cui erano venerate e le portò nella sua città, di cui Imerio divenne patrono, come narra l’Ughelli nella sua “Italia sacra”. A Cremona, le reliquie rimasero sepolte sotto le rovine della chiesa in cui erano riposte; furono ritrovate nel 1129 e, anche in seguito a numerosi miracoli avvenuti davanti ad esse, come narrato dal monaco Giovanni, pure di Cremona, il vescovo Sicardo, nel 1196, pose il corpo del santo in un ricco sarcofago di pietra  e consacrò un nuovo altare in suo onore; oggi sono ancora venerate nella cripta della locale cattedrale.
Sconosciuto agli antichi martirologi, forse perché il culto era soltanto locale, fu invece inserito nel Martirologio dal Baronio, che ne aveva letto la vita nel Catalogus Sanctorum di Pietro de Natalibus, un vescovo umanista del Trecento, e forse ne aveva avuto notizia diretta anche da Amelia, prima che il vescovo Graziani (1592-1611) ne scrivesse una nuova Vita, posta in calce al Sinodo, che però venne pubblicato solo nel 1595, diversi anni dopo il Martirologio baroniano.
Di Amelia, Sant’Imerio è rimasto sempre uno dei compatroni e la sua memoria liturgica si celebra il 17 giugno; nella diocesi di Cremona, invece, il 18 dello stesso mese.


Autore:
Emilio Lucci

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Aggiunto/modificato il 2019-06-26

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