La storia di Sant’Hervé, così come ci è stata tramandata da una “Vita” del XIII secolo, lo vuole figlio di un menestrello inglese di nome Hyvarnion, espulso dal suo paese dai sassoni e rifugiatosi fortunosamente alla corte del re franco Childeberto. Fu subito assai apprezzato per la sua musica, ma non essendo provvisto di un adeguato galateo dovette abbandonare la vita di corte dopo due o tre anni e si trasferì dunque in Bretagna. Qui convolò a nozze con Rivanona, una ragazza orfana, dalla quale ebbe un bambino che nacque cieco ed a cui fu imposto il nome Hervé, che significa “amarezza”. Ogni qualvolta che il bambino piangeva, la mamma era solita cantargli delle canzoni e così egli crebbe nutrendo un grande amore per la musica e la poesia.
Quando il padre morì, Rivanona affidò il bambino ad un sant’uomo di nome Artian. In seguito Hervé si trasferì presso un suo zio, che aveva una piccola comunità monastica a Plouvien, ove si cimentò in ogni genere di lavoro nella fattoria. Una leggenda narra che un giorno stava lavorando nei campi quando sopragiunse un lupo che divorò l’asino che trainava l’aratro. Guirano, il giovane aiutante di Hervé, urlò per avvertirlo del pericolo, ma questi si mise a pregare ammansendo il lupo, che accettò di finire il lavoro di aratura.
Quando lo zio non poté più dirigere la scuola, la affidò alle sue cure, anche se dovette essere coadiuvato da un gruppo di monaci e professori. Dopo qualche tempo ebbe l’ispirazione di trasferire la scuola a Léon, dove il vescovo gli propose il conferimento dell’ordinazione presbiterale che però umilmente rifiutò. Con i suoi compagni proseguì poi ancora verso Occidente ed ai bordi della strada per Lesneven fece sgorgare una sorgente, che ancora oggi porta il suo nome, per i compagni assetati. Giunsero infine a Lanhouarneau ed Hervé provvide a fondare un monaster, ove rimase per il resto dei suoi giorni, circondato di venerazione per la sua fama di santità e la sua arte oratoria. Nei dintorni erano tutti soliti ricorrere a lui quale esorcista.
E’ considerato santo patrono di chi soffre di problemi agli occhi ed è solitamente rappresentato in compagnia del lupo e di Guirano, sua giovane guida. Rifulge tra i più popolari santi bretoni ed è figura centrale delle ballate e del folclore indigeno. Il suo culto in origine aveva centro presso Lanhouarneau, sino a quando nel 1002 le sue reliquie non vennero distribuite fra vari luoghi, fattore che comportò di conseguenza l’estensione della sua venerazione a tutta la regione. Il suo sepolcro, sito a Finisterre, scomparve tra gli sconvolgimenti della Rivoluzione Francese. Sulle sue reliquie si prestavano i giuramenti solenni fino al 1610, quando fu prescritto il giuramento sul Vangelo. In Bretagna il nome Hervé è secondo solo ad Ivo quanto a diffusione.
Autore: Fabio Arduino
Raffigurato assieme a un lupo, sua fedele guida, Erveo (in francese Hervè) nasce in Bretagna (Francia) nel VI secolo. Suo padre, Hyvarnion, è un bravo e famoso cantante inglese che si trasferisce a Parigi, nel palazzo del re Childeberto. Un giorno un angelo gli suggerisce di sposare una ragazza orfana di nome Rivanona. Il padre di Hervè da Parigi si trasferisce in Bretagna e qui, vicino a un pozzo, incontra Rivanona. La riconosce e la sposa. Da questa unione benedetta da Dio, nasce un bel bambino. Il neonato, però è cieco e gli viene imposto il nome di Erveo (in francese Hervè e significa “amarezza”). Tuttavia la madre lo accoglie con amore e, ogni volta che il bambino piange, gli canta una dolce e tenera canzoncina. Erveo cresce sano e buono e la sua passione sono la musica e il canto.
Quando il padre muore, la madre affida Erveo ad Artian, un uomo saggio, affinché lo educhi. Il ragazzo si stabilisce, poi, da uno zio a Plouvien, presso una fattoria, dove sorge anche una scuola monastica. Qui il buon Erveo, nonostante non abbia il dono della vista, svolge tanti lavori manuali. Un giorno, mentre sta lavorando nei campi, un lupo arriva all’improvviso e sbrana l’asino aggiogato all’aratro. La fedele guida Guirano, suo compagno di lavoro, urla a Erveo, che non può vedere quello che sta capitando, di scappare, ma lui si mette a pregare e il lupo diventa mansueto e finisce di arare il campo al posto dell’asino. Da quel momento il lupo, ormai addomesticato, starà sempre vicino a Erveo e gli farà da guida.
Erveo è uno straordinario cantante e bravissimo poeta. Non può vedere, ma con le sue canzoni loda il Creato, il Creatore e le meraviglie del Paradiso e chi lo ascolta rimane incantato. Erveo si pone alla guida della scuola monastica dello zio, aiutato da validi collaboratori, monaci e insegnanti. È anche un instancabile camminatore e, insieme ai suoi collaboratori, trasferisce la scuola a Léon dove rifiuta, per umiltà, l’ordinazione a sacerdote. Si sposta ancora a Lesneven, dove sgorga una sorgente oggi a lui intitolata e da lui fatta zampillare per dissetare i compagni. Infine fonda un monastero a Lanhouarneau e qui vi rimane fino alla morte, che sopraggiunge nel 575. In Bretagna Erveo, considerato il protettore degli occhi e dei cantanti bretoni, è molto venerato e il suo nome è diffusissimo.
Autore: Mariella Lentini
Erveo (lat. Herveus; fr. Hervé), il cui nome ha permesso la confusione con molti altri antichi santi bretoni, visse nel sec. VI, ma la sua leggenda, scritta forse nel sec. XIII, non merita alcun credito. Non si può che approvare il giudizio dato da Lobineau: "Il culto di s. Erveo è così pubblico e così antico in Bretagna che non si può dubitare ragionevolmente che vi sia stato un santo di questo nome, ma si potrebbe dubitare se si consultano i suoi atti pieni di tante favole che hanno più l'aria di un romanzo fatto per divertire che della storia di una persona che sia realmente vissuta". E' peraltro attraverso la figura che traccia di lui questa leggenda che Erveo è rimasto un santo popolarissimo in Bretagna: molte chiese e cappelle sono innalzate in suo onore, il suo nome è frequentemente dato nel Battesimo ed è anche divenuto un diffuso nome di famiglia.
La sua Vita, che si legge corne una bella leggenda, ce lo rappresenta come un s. Francesco di Assisi del sec. VI, che sovente fa miracoli alla maniera di Elia e di Eliseo. Suo padre, venuto dalla Gran Bretagna al seguito del re Childeberto, si ritirò in Bretagna per vivere in solitudine, quando un angelo gli apparve e gli ordinò di sposare una ragazza, Rivanona, che avrebbe incontrato l'indomani presso un pozzo. Da questa unione voluta da Dio, nacque Erveo (Hoarveus). Sin dalla nascita, secondo il voto di sua madre, i suoi occhi furono privati della luce terrestre, ma aperti allo splendore del paradiso. Ancor giovane, si ritirò in solitudine, e i miracoli fiorirono sui suoi passi; fu un camminatore infaticabile, guidato dal giovane Guirano, e accompagnato dal suo lupo. Questo, un giorno, aveva divorato l'asino col quale il santo lavorava, ma Erveo I'aveva addomesticato costringendolo a prendere il posto dell'asino. Tanto era grande la sua santità, che fu invitato, benché semplice esorcista, a un concilio di vescovi, che si sarebbe riunito in cima al Menez-Bré.
Intorno ad Erveo gravitano altri santi: sua madre, s. Rivanona, suo zio, s. Urfoedo, sua cugina, s. Cristina, che muore insieme con lui, e i ss. Maiano, Guesnoveo, Conogano e Mornrodo. Morì e fu sepolto a Lanhouarneau, dove aveva riuniti finalmente i suoi discepoli, pur senza che si possa parlare di un vero monastero. Le sue reliquie sarebbero state trasportate a Brest al tempo delle invasioni normanne, poi disperse nel sec. XI, parte a Nantes, parte a Rennes. I cantanti bretoni lo tengono per loro patrono, perché gli si attribuisce un Cantico del paradiso, conosciuto ancor oggi, e gli scultori amano rappresentarlo come un eremita cieco, appoggiato a un bastone, e accompagnato talvolta dal suo fedele Guirano, e sempre dal suo lupo. È festeggiato il 17 giugno e figura in questa data nei calendari di Quimper e di Saint Brieuc.
Autore: Jean Evenou
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