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Santi Marco e Marcelliano Martiri di Roma

Festa: 18 giugno

† 304 circa

Forse fratelli di carne, ma certamente fratelli nel martirio, Marco e Marcelliano vengono arrestati nel 304 dal prefetto Cromazio, che concede loro un mese per rinnegare la loro fede. Rifiutatisi, vengono martirizzati e poi sepolti nel cimitero di Balbina sulla via Ardeatina.

Martirologio Romano: A Roma nel cimitero di Balbina sulla via Ardeatina, santi Marco e Marcelliano, martiri durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, resi fratelli dal medesimo martirio.

Ascolta da RadioVaticana:   
  

Il Martirologio Geronimiano li commemora il 18 giugno come sepolti nel cimitero di Balbina sulla via Ardeatina. L’indicazione cronologica è confermata dal Sacramentario Gelasiano del secolo VIII, dal Gregoriano e dai martirologi storici fino al Romano (il Sinassario Costantinopolitano, invece, li ricorda insieme con altri martiri il 18 dicembre), mentre l’indicazione topografica, sebbene accettata anche dall'Indice dei cimiteri (secolo VI circa), non è sicura. Infatti gli Itinerari del secolo VII riferiscono che i loro sepolcri erano venerati sotto l’altare di una chiesa che sorgeva accanto a quella in cui era sepolto il papa Damaso e alquanto distante da quella in cui giaceva il papa Marco. Ora, dal Liber Pontificalis sappiamo che la basilica del papa Marco stava proprio nel cimitero di Balbina, e per conseguenza quella di Damaso insieme con quella dei nostri martiri doveva trovami in un altro nucleo cimiteriale. È dunque esatta l’opinione del De Rossi, il quale riteneva che l’indicazione in Balbina del Geronimiano e dell’Indice sia errata e perciò proponeva di cambiare le note di quest’ultima fonte collocando la basilica del papa Marco nel cimitero di Balbina e quella dei nostri santi nel cimitero di Basileo, peraltro sconosciuto e fino ad oggi non identificato.
Notizie sicure sui due martiri non esistono; nella leggendaria passio Sebastiani si narra che erano fratelli, figli di un certo Tranquillino. Arrestati dal prefetto Cromazio, furono affidati al primigenio Nicostrato con una dilazione di trenta giorni, perché riflettessero sulla loro sorte. Preghiere di parenti e amici però non valsero a farli recedere dal loro proposito, anche perché erano confortati dalle parole di san Sebastiano. Durante l'attesa del martirio furono ordinati diaconi dal papa Gaio e con lui servivano i cristiani ed operavano miracoli. Traditi da un certo Torquato, il preside Fabiano li sottopose a crudeli torture e infine li fece trafiggere con lance. I loro corpi furono sepolti "in via Appia, miliario secundo ab Urbe, in loco qui vocatur ad arenas, quia cryptae arenarum illic erant".
Sulla sorte delle loro reliquie si hanno notizie discordanti: secondo una tradizione sarebbero state portate nella basilica dei santi Cosma e Damiano a Roma, secondo un'altra sarebbero state trasferite nella chiesa di san Medardo a Soissons.
 


Autore:
Agostino Amore


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2018-03-28

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