IV sec.
Una leggenda narra che i due santi, originari della città africana Urcitana, vennero arrestati e condannati a morte dal governatore Anolino. Dopo torture atroci, furono lapidati a Tremeta. Nonostante l'assenza di culto in Africa, in Spagna, specialmente a Malaga, sono santi patroni e la loro festa è molto sentita. Probabilmente, la venerazione fu portata in Spagna da monaci in fuga dalle persecuzioni. I nomi simili a quelli di santi africani e la confusione con città spagnole come Cartagena e Urci hanno contribuito al mistero.
Martirologio Romano: In Africa, santi Ciriaco e Paola, martiri.
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Santi CIRIACO e PAOLA, martiri
I dati forniti dai martirologi e dai calendari sui santi Ciriaco (lat. Cyriacus, Quiriacus) e Paola non sono affatto concordanti e danno origine a vari problemi. Il Martirologio Geronimiano tra il 16 e il 21 giugno presenta, ripetutamente e sotto indici topografici diversi, il nome di Ciriaco, solo o unito al nome di Paolo ed anche di Paola :16 giugno: «In Africa Ciriaci»; 17 giugno: «Romae Cyriaci»; 18 giugno «In Thomi(s) Pauli Cyriaci»; 20 giugno: «In Thomis civitate Pauli Cyriaci Paulae»; 21 giugno: «In Affrica... Cyriaci». Usuardo, invece, che nel suo soggiorno in Spagna nell'858 aveva potuto raccogliere varie notizie per il suo Martirologio, al 18 giugno riporta il seguente elogio: «In Hispaniis, civitate Malaca, sanctorum martyrum Siriaci et Paulae virginis, qui post multa tormenta sibi allata, lapidibus obruti, inter saxa animas coelo reddiderunt».
Nel 961, il vescovo Recemondo compose il calendario conosciuto come Calendario di Cordova, e al 18 giugno ricordò «festum Quiriaci et Paule interfectorum in civitate Cartagena et festum utriusque in montanis sancti Pauli in Vifi Cordube». I calendari mozarabici del sec. X, non specificando il luogo del martirio, riportano allo stesso giorno la memoria «Sanctorum Siriace et Paule». Alcuni scrivani credettero che Ciriaco fosse una donna e scrissero infatti Siriace e, anzi, alcuni di essi «Sanctarum Syriace et Paule».
Il Martirologio Romano segue l'elogio di Usuardo. Un leggendario manoscritto del sec. X dell'abbazia castigliana di San Pedro de Cardeña, conservato attualmente al British Museum, contiene la Passio sanctorum Siriace et Paule, que passi sunt in civitate Tremeta sub Anolino proconsule die XIII Kalendas iulias. Vi si dice che durante l'impero di Diocleziano e Massimiano i proconsoli di tutte le province ricevettero l'ordine di perseguitare i cristiani. Il proconsole Anolino fece conseguentemente radunare a Cartagine i cristiani della sua giurisdizione territoriale.
Nella loro città, chiamata civitas Urcitana (forse l'antica Urusi o Urci, sede episcopale, e l'attuale Sougda non lontana da Furni e da Zama, nell'Africa Proconsolare), un certo Silvano arrestò Ciriaco e sua sorella Paola, vergine non ancora diciottenne. Condotti al tribunale di Anolino, essi subirono un lungo interrogatorio e dopo essere stati flagellati furono imprigionati. Interrogati nuovamente e torturati, furono condannati a morte. Prima dell'esecuzione Anolino li fece condurre per i vari municipi della regione. Un araldo li precedeva annunziando gli stessi supplizi per quanti non si fossero sottomessi ai decreti imperiali. Giunti a Tremeta (forse Themetra, città africana attestata da un'iscrizione, ma che non è stato ancora possibile localizzare, Ciriaco e Paola dopo una notte trascorsa in prigione furono lapidati.
La passio termina col racconto del vano tentativo, fatto dal predetto Silvano, di bruciare i corpi dei santi, per poi farne gettare le ceneri in mare. Una prima volta furono i ministri, incaricati di gettarli sul rogo, che bruciarono in vece loro, una seconda volta intervenne un improvviso uragano a spegnere le fiamme. In territorio africano non è rimasta traccia di un culto reso ai due santi. Si presenta con una certa attendibilità l'ipotesi che vede in un'iscrizione scoperta a Pavillier in Tunisia («Reliquiarum beati martiris Quiriaci») un ricordo in terra africana del nostro santo.
Dall'insieme di questi indizi si può legittimamente concludere che i santi Ciriaco e Paola appartengono non all'agiografia spagnola, ma a quella africana. Forse il loro culto e il racconto del loro martirio fu portato in Spagna da monaci che vi si rifugiarono per sfuggire alle persecuzioni. I nomi di Ciriaco e Paola s'aggiungono così a quelli di altri santi africani che, per il propagarsi del loro culto nella penisola iberica, furono considerati poi santi locali. Si prestavano ad appoggiare tale supposizione i nomi stessi delle città di Carthago e della civitas Urcitana, scambiati per quelli di Cartagena e di Urci, cittadina tra Cartagena e Malaga.
Usuardo nel suo elogio, ripreso poi dal Martirologio Romano, dipende da un racconto simile a quello della passio citata. Si noti tuttavia che Usuardo, imitato ancora dai redattori del Martirologio Romano, ricorda al 20 giugno Paolo e Ciriaco, martiri di Tomi nel Ponto, non accorgendosi che si tratta degli stessi personaggi ricordati al 18 giugno nei breviari di numerose diocesi della Spagna. Ciriaco e Paola sono patroni della città di Malaga, dove la loro festa è celebrata con grande solennità.
Autore: Gian Michele Fusconi
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