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Santa Elisabetta di Schonau Religiosa

Festa: 18 giugno

Bonn, Germania, 1129 – Schonau, Germania, 18 giugno 1164

Nobile, nata a Bonn nel 1129, Elisabetta entrò a 12 anni nel monastero benedettino di Schönau, divenendone badessa nel 1157. Visionaria fin da giovane, le sue estasi mistiche, trascritte su sollecitazione del fratello Egberto, la resero celebre. Le sue opere, tra cui i Libri Visionum e il Liber Viarum Dei, affrontano temi come la riforma della Chiesa, la penitenza e l'Assunzione di Maria. Influenzata dal fratello, Egberto, sostenitore dell'imperatore Federico Barbarossa, Elisabetta si schierò contro l'antipapa Vittore IV. Mistica eclettica, le sue lettere, a tratti dure nel condannare i vizi del tempo, rivelano un animo complesso. Meno originale di Ildegarda di Bingen, Elisabetta rimane comunque una figura di spicco nel panorama mistico del XII secolo. Morta nel 1164, fu canonizzata nel 1584.

Martirologio Romano: A Schönau nella Renania in Germania, santa Elisabetta, vergine, insigne nell’osservanza della vita monastica.


Di nobile famiglia, com'è stato ultimamente dimostrato, Elisabetta nacque con ogni probabilità a Bonn, in Renania, nel 1129. Poteva avere dodici anni quando i genitori, di cui si conosce soltanto il nome del padre, Hartwig, l'affidarono per l'educazione alle monache della doppia abbazia benedettina di Schònau sul Reno, nei pressi di Sankt Goarshausen, dove ella prese poi il velo e fece la professione religiosa nel 1147. Dieci anni più tardi venne eletta magistra, ossia superiora delle monache che non avevano badessa poiché dipendenti dall'abate, che era allora Egberto, fratello della stessa Elisabetta, il quale esercitò sempre grande influenza su di lei e ne fu anche consigliere spirituale e suo primo biografo. Tra i suoi parenti più immediati, dei quali rimane il ricordo, si hanno un altro fratello, di nome Ruggero, premostratense, che fu prevosto a Pòhlde (Sassonia), ed il nipote Simone, che divenne a sua volta abate di Schònau.
Reduce da una grave malattia nel 1152, Elisabetta cominciò ad avere visioni ed estasi, durante le quali si trovava a parlare con Nostro Signore, con la Madonna e con i santi del giorno, estasi che duravano talvolta parecchie settimane e che a mano a mano debilitarono talmente il suo fisico, cagionevole peraltro sin dall'infanzia, da condurla, appena trentacinquenne, alla tomba nella stessa Schonau il 18 giug. 1164 e non 1165, come trovasi anche indicato.
Fatta segno di particolare venerazione già da viva ed ancor più dopo la morte, soltanto nel 1584, al tempo di Gregorio XIII, il nome di Elisabetta di Schonau venne iscritto nel Martirologio Romano sotto la data del 18 giug.: « Schonaugiae, in Germania, sanctae Elisabeth virginis, ob monasticae vitae observantiam Celebris » (Comm. Martyr. Rom., p. 244, n. 8); nel 1854, poi, il suo ufficio liturgico fu inserito nel proprium della diocesi di Limburgo (Assia), che celebra tuttora la festa della santa nel giorno suindicato. Delle reliquie della santa, profanate dagli Svedesi nel 1632, si potè salvare soltanto la testa, che è venerata attualmente nella chiesa parrocchiale di Schonau.
Indottavi dal fratello Egberto (m. 1184), Elisabetta mise in scritto, a mano a mano che si manifestavano, tutte le sue visioni, per cui si ebbero i tre Libri visionum, che godettero di larga diffusione durante il Medioevo, come dimostra il gran numero di mss. ancor oggi esistenti; il Liber viarum Dei, compilato ad imitazione della Scivias di s. Ildegarda ed incentrato quasi interamente sulla necessità della penitenza e di una riforma morale della Chiesa; le Visiones de resurrectione beatae Mariae Virginis, sull'Assunzione di Maria S.ma, ossia sulla traslazione gloriosa della Madre di Dio in corpo ed anima dalla terra al cielo; il Liber revelationum de sacro exercitu virginum Coloniensium, compiuto nell'anno corrente tra l'ott. del 1156 e l'ott. del 1157, in cui tratta in termini assolutamente fantastici di s. Orsola e delle sue undicimila vergini martiri, e che doveva contribuire notevolmente allo sviluppo ed alla divulgazione della leggenda fiorita intorno alla santa patrona di Colonia.
Nei vari scritti di Elisabetta di Schonau, non sempre dotati di sani criteri teologici e politici, si sente assai chiaramente l'influsso, talvolta poco felice, del fratello e superiore Egberto, il quale contribuì inoltre grandemente alla redazione stessa delle opere suddette, e non solo sotto l'aspetto letterario per compensare le deficienze stilistiche della sorella, ma influenzandone anche in varie occasioni lo stesso suo pensiero, come si avverte, per esempio, nella questione dello scisma provocato dall'imperatore Federico Barbarossa (del cui partito Egberto era buon aderente) con l'elezione nel 1159 dell'antipapa Vittore IV (V) in opposizione al legittimo pontefice Alessandro III. Attraverso un'attenta lettura delle opere è possibile distinguere, infatti, sia pure con una certa approssimazione, quanto spetta ad Egberto da quanto appartiene, invece, realmente alla sua veggente sorella.
Di lei restano, altresì, ventitré lettere, molto varie di contenuto, dirette a vescovi, abati, monache (tra quest'ultime figura anche s. Ildegarda), che vanno dal 1154 all'anno della sua morte, in cui spesso l'estatica monaca di Schonau si lascia andare ad un linguaggio alquanto duro, specie per stigma­tizzare i vizi dell'epoca, un linguaggio in vero contrasto con la semplicità del suo animo infantile, mostrandosi tuttavia sempre meno originale della sua grande amica s. Ildegarda di Bingen, la « profetessa di Germania », l'altra celebre mistica benedettina tedesca, rimasta anch'essa famosa per le visioni.


Autore:
Niccolò Del Re


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2008-11-24

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