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Santa Guddene Martire di Cartagine
Festa:
27 giugno
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†Cartagine, 27 giugno 203
Scarse le notizie che di lei ci sono rimaste, essendo scomparsi gli Atti certamente esistiti, poiché un martirologio lionese li sunteggia, affermando che il suo martirio avvenne in Cartagine il 27 giugno 203, precisando, inoltre, il nome del proconsole che la condannò, Rufino, e specificando i tormenti da lei subiti: distorsione delle membra sull'aculeo, lacerazioni del corpo con unghie di ferro, prigionia, spada. L'intestazione del Sermone 294 di sant'Agostino afferma che questo discorso contro i Pelagiani fu tenuto dal santo il 27 giugno, in occasione del natale di san Guddene. La sua memoria si trova in questa medesima data nel Geronimiano: In Africa Giddini; Adone, invece, Usuardo ed il Martirologio Romano, pur riportando il testo lionese, aggiungono la qualifica di vergine e ne spostano la celebrazione al 18 luglio
Martirologio Romano: A Cartagine, nell’odierna Tunisia, santa Guddene, martire, che, per ordine del proconsole Rufino, torturata quattro diverse volte sul cavalletto e con il supplizio delle unghie, fu poi per lungo tempo gettata in un sordido carcere e infine trafitta con la spada.
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Santa Guddene, martire della fede cristiana durante la persecuzione di Settimio Severo, rimane una figura enigmatica avvolta nel mistero. La scarsità di fonti storiche e la molteplicità di varianti del suo nome (Giddina, Guddenas, Guddentes, Guddina, persino Giddinus) rendono difficile una ricostruzione completa della sua vita e del suo martirio. Tuttavia, dalle testimonianze giunte fino a noi, possiamo tracciare un profilo suggestivo di questa donna coraggiosa che testimoniò la sua fede con incrollabile fermezza.
La principale fonte di informazioni su Santa Guddene è il Martirologio Romano, che la descrive come martire a Cartagine il 27 giugno 203, sotto il proconsolato di Rufino. Il Martirologio menziona anche le torture subite: quattro volte distesa sul cavalletto e lacerata con unghie di ferro, imprigionata per un lungo periodo e infine decapitata.
Un'ulteriore testimonianza proviene dal Sermone 294 di Sant'Agostino, pronunciato il 27 giugno in occasione del "natale" di Santa Guddene. Il termine "natale" in questo contesto non si riferisce alla nascita, ma piuttosto alla commemorazione del suo martirio.
Altri riferimenti si trovano nel martirologio lionese, che conferma la data e il luogo del martirio, e nel Geronimiano, che la definisce "Giddini in Africa". Adone, Usuardo e il Martirologio Romano, pur riportando il testo lionese, la identificano come vergine e spostano la sua celebrazione al 18 luglio.
Santa Guddene visse durante un periodo di intensa persecuzione dei cristiani sotto l'imperatore Settimio Severo (193-211). In particolare, l'anno 203 fu caratterizzato da un rigido editto imperiale che vietava il proselitismo cristiano e imponeva il culto degli dei romani. A Cartagine, la persecuzione fu particolarmente cruenta, come testimoniato dal martirio di Perpetua e Felicita il 7 marzo dello stesso anno.
Dalle testimonianze agiografiche, si evince che Santa Guddene fu arrestata e sottoposta a processo per la sua fede cristiana. Nonostante le torture inflittele, tra cui il supplizio del cavalletto e delle unghie di ferro, non abiurò mai la sua fede. Condannata a morte dal proconsole Rufino, fu imprigionata per un lungo periodo prima di essere decapitata il 27 giugno 203.
Autore: Franco Dieghi
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