VI sec.
Martire cristiano del VI secolo. La sua Passio, fonte letteraria principale, è ritenuta poco attendibile. Maggiore credibilità ha la relazione di invenzione e traslazione, tramandata in tre documenti. Secondo questa narrazione, Zoilo, nobile cordovese, subì il martirio durante la persecuzione saracena prima del 590. Il suo corpo fu traslato dal vescovo Agapio nel VI secolo dalla tomba nel cimitero degli stranieri alla basilica del Vicus Taraceorum, poi sostituita da una nuova a lui dedicata. Tuttavia, l'autenticità di questa narrazione è dubbia. Martirologio Romano ed epitome del Cerratense, uniche fonti storiche, descrivono il martirio e la sepoltura nel cimitero dei gentili. Nonostante le incertezze storiche, il culto di Zoilo si diffuse in tutta la penisola iberica, con chiese a lui dedicate. Le sue reliquie furono traslato nel monastero di Carrión de los Condes nell'XI secolo, dove rimasero fino al 1835.
Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, san Zóilo, martire.
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È ancora controversa la questione del numero e dei nomi dei martiri che subirono il martirio con il famoso santo di Cordova, Zoilo. Alcuni sono giunti ad enumerarne diciannove, altri ventuno; vi sono altri, infine, che si riferiscono unicamente a Zoilo. Perciò, i riferimenti che seguono si limitano esclusivamente a lui, giacché fu il meglio studiato e quegli che ricevette il maggior culto.
Il poeta Prudenzio, trattando desìi antichi martiri di Spagna, chiama Zoilo una delle glorie della Chiesa di Cordova: « Corduba Acisclum dabit et Zoellum, tresque coronas ».
Il suo nome figura al 27 giug. nel Martirologio Geronimiano, ma delle circostanze relative al martirio siamo poco informati; l'unico testo letterario giunto fino a noi, la passio, è una documentazione piuttosto artificiosa e di poco valore. Secondo quanto essa narra, Zoilo discendeva da nobile stirpe di Cordova; nel fior degli anni, durante la persecuzione saracena soffrì, prima dell'a. 590 (sic!), un crudele martirio per essere cristiano: il suo corpo fu dilaniato con ganci di ferro.
Più degna di fede è la relazione della invenzione e traslazione delle sue reliquie ad opera del vescovo Agapio. Essa è testimoniata soprattutto da tre documenti. Usuardo, dopo aver ricordato la festa di Zoilo al 27 giug. aggiunge: « Cuius corous (Zoilii) cum longo tempore ubinam sepultum fuerit latuisset, venerabili episcopo eiusdem loci, nomine Agapio, ex divina revelatione manifestatimi est ». Il calendario di Cordova, compilato nel 961 da Recemundo, reca: « In ipso est festum sancti Zoili et sepultura eius est in ecclesia vici Tiraciorum ». Il 4 nov. fa menzione di una festa celebrata annualmente in Cordova in commemorazione della invenzione delle reliquie: « In ipso est Latinis festum translationis Zoili ex sepulcro eius in vico Cris ad sepulcrum ipsius in ecclesia vici Tiraciorum in Corduba ». Un testo, infine, pubblicato la prima volta nel 1938 dal de Gaiffier, accenna ai dettagli che portarono alla invenzione del corpo di Zoilo. Questo testo è stato soltanto conservato in un manoscritto, il Passionano di S, Fedro di Gardena (British Museum, ms. Add. 25.600) datato al secondo quarto del sec. X. Secondo una caratteristica delle Vite dei santi, fu trascritto in appendice di mano della fine del sec. X. Fino a quel momento la narrazione della traslazione delle reliquie di Zoilo era nota soltanto attraverso alcuni compendi, e, cioè, la notizia di Lucio Marineo Siculo, le lezioni del breviario di Burgos del 1502, Passio, Inventio, Translatio et Miracula di Rodriguez de Cerrato e il testo pubblicato da Tamayo de Salazar. Queste testimonianze provengono tutte da una fonte comune, la relazione del Passionano di S. Pedro di Gardena. Siculo riprese la Inventio da una redazione assai simile al testo pubblicato dal de Gaiffier. La sua nota corrisponde ai paragrafi dal 2 ad 4. Il breviario di Burgos ha attinto a una fonte che presenta assai poche varianti rispetto a quella del Siculo, ma le lezioni comprendono soltanto il paragrafo 2 e una parte del 3 del testo pubblicato dal de Gaiffier. Rodrigo de Cerrato, cui si debbono varie Vitae di santi, ha riassunto il testo della Inventio. Il p. Villada scriveva nel 1929: « Da questo sommario esame risulta che gli Atti dei martiri prima nominati non offrono alcuna garanzia di autenticità e bisogna utilizzarli con molta cautela. La fine della narrazione può essere accettata come veritiera, purché la si spogli delle esagerazioni e inverosimiglianze... ». Vi sono soltanto pochi altri documenti che escono da questa regola. Uno di questi è l'epitome del Cerratense su Zoilo. La notizia è redatta nello stile dei martirologi e non si deve allontanare troppo dalla realtà.
Esso così dice: « Zoilo, nato a Cordova, di illustre lignaggio, fu fin da bambino educato alla religione cristiana. Confessando pubblicamente il Cristo, nella sua giovinezza, fu condotto dinanzi al prefetto che, non potendo convincerlo a sacrificare agli idoli, lo condannò alla pena capitale. Il suo corpo fu seppellito fra i gentili, nel cimitero di detta città, perché i cristiani non lo riconoscessero e lo raccogliessero ».
Il riassunto del Cerratense non ha il valore che gli è stato attribuito dal p. Villada: non è altro che un riassunto della biografia posta a fronte della relazione dall'autore della Inventio. Questi, nella redazione del martirio di Zoilo, si è ispirato alla misera composizione della Passio s. Zoilii. La Vita, pubblicata da Tamayo de Salazar nel suo martirologio, presenta spesso, punto per punto, il testo del Siculo. Dove trovò costui le narrazioni che cita? non lo sappiamo.
Il testo offertoci dal de Gaiffier non supera il livello ordinario delle invenzioni di reliquie. Nelle sue notizie, spesso si è spinti ad estrarre, da tanto materiale leggendario, la sostanza dei fatti. Per contestare le affermazioni del nostro agiografo, disponiamo di ben poche fonti storiche. Se dobbiamo stare a quanto dice, fu il vescovo Agapio, durante il regno del re Sisebuto, che procedette alla traslazione delle reliquie di Zoilo. Fino alla fine del sec. VI il corpo del santo rimase nel cimitero degli stranieri. Questo cimitero, secondo il calendario di Cordova, stava in Vico Cris. Il luogo esatto del vicus non è stato però identificato, ma è chiaro che stava fuori della cinta della città. Il citato calendario di Cordova dichiara in varie occasioni che il corpo di Zoilo riposa nella basilica del Vicus Tara-ceorum. Questa corrisponde alla basilica parvula, dedicata al martire s. Felice — sicuramente il diacono di Siviglia celebrato il giorno 2 di magg. — sostituita da un'altra nuova che prese il nome di S. Zoilo.
Durante la persecuzione araba del sec. IX, vari martiri furono seppelliti nella basilica di S. Zoilo: i santi Cristoforo e Ovigildo, Paolo e Teodomiro e Teocrizia. Al termine dell'a. 883, Lucidio, inviato da Alfonso III, portò a Oviedo le reliquie di questi ultimi. Nel sec. XI il corpo di Zoilo fu traslato nel monastero benedettino di Carrión de los Condes nella diocesi di Palencia. Quivi ricevette il culto dei monaci fino alla soppressione del monastero di Mendizàbal del 1835, durante la quale il monastero, che prendeva il suo nome, fu abbandonato. Ricuperato alla fine del sec. XIX dalla Compagnia di Gesù, è divenuto oggi seminario diocesano. In un'epoca non nota, la basilica edificata dal vescovo Agapio in onore di Zoilo fu distrutta ed oggi non rimane traccia di essa. Il culto al martire cordovese, tuttavia, continuò nella sua città e si diffuse per tutta la penisola, specialmente a Toledo e Pamplona, dove fino ai giorni nostri esistono chiese dedicate alla sua memoria.
Autore: Tomas Moral
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