III sec.
Figura di spicco del III secolo, fu vescovo, filosofo ed erudito. Noto per la sua vasta cultura, si distinse nella lotta alle eresie e nella promozione della dottrina ortodossa. La sua fama di studioso attirò l'attenzione di tutto il mondo antico. Venne eletto vescovo di Laodicea, dove guidò la comunità con saggezza e compassione. Tra le sue opere, un computo pasquale e trattati teologici e filosofici. Morì intorno al 283. La Chiesa lo ricorda il 3 luglio.
Martirologio Romano: A Laodicea in Siria, commemorazione di sant’Anatolio, vescovo, che lasciò scritti degni di ammirazione non solo per gli uomini di fede, ma anche per i filosofi.
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Anatolio di Laodicea, alessandrino di origine, si distinse tra i suoi concittadini per la cultura letteraria, filosofica e scientifica. In particolare gli si ascrive il merito di aver salvato una parte notevole dei suoi concittadini dai rigori dell'assedio posto dai Romani, probabilmente nel 263, al quartiere portuale di Alessandria detto il Bruchio (Bruchium). Poco dopo, forse perché compromesso in quell'episodio militare, si spostò in Palestina e si pose al servizio del vescovo di Cesarea, Teotecno, che lo creò vescovo e lo scelse come suo coadiutore. In occasione del secondo Concilio adunato ad Antiochia nel 268 contro Paolo di Samosata, Anatolio passò per Laodicea. Qui era stato vescovo per qualche anno, dal 264, Eusebio, suo compatriota e amico, nonché compagno nell'affare del Bruchio, venuto a mancare da poco alla sua chiesa. E per l'affetto che portavano allo scomparso e per la fama che Anatolio già godeva, gli abitanti di Laodicea costrinsero il santo ad accettare il governo della loro chiesa. Non sappiamo come Anatolio trascorse il suo episcopato, né quando morì. Secondo Eusebio, che ci tramanda le poche notizie che possediamo sulla sua vita, ad Anatolio vanno attribuiti un computo pasquale e dieci libri sull'aritmetica. Di questi ultimi restano alcuni frammenti, mentre è discussa la paternità del Liber Anatolii de ratione paschali, pubblicato per la prima volta dal Boucher nel 1634.
Autore: Franco Dieghi
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