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Sant' Illidio di Clermont Vescovo
Festa:
5 giugno
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m. 384
Fu il quarto vescovo di Clermont. Nel 370 I'usurpatore dell'impero, Massimo, lo chiamò a corte affinché gli liberasse la figlia malata o, come si credeva, indemoniata. Il santo la guarí e, come ricompensa, ottenne dall'imperatore che nell'Alvernia la tassa sul vino e sul grano che si pagava in natura si pagasse in contanti. Morí probabilmente nel 384, poiché al concilio di Clermont dell'anno seguente prese parte il suo successore, Nepoziano. Fu sepolto nella chiesa di S. Maria ad Sanctos, detta in seguito basilica Sancti Illidii. Secondo la testimonianza di s. Gregorio di Tours, sulla sua tomba si verificarono molti miracoli, come egli stesso aveva sperimentato, per cui volle dedicare a Illidio un oratorio nella sua città. I Normanni nell'865 bruciarono la basilica del santo che però fu riedificata nel sec. X dai Benedettini. Nel 1311 ci fu una traslazione delle reliquie (ed anche delle ossa della figlia di Massimo, sepolta presso il suo benefattore) ad opera del vescovo Auberto. Durante la rivoluzione del 1789 la basilica fu demolita.
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, sant’Illidio, vescovo, che, chiamato dall’imperatore a Treviri perché liberasse sua figlia da uno spirito immondo, durante il viaggio di ritorno passò al Signore.
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Sant'Illidio, figura di grande spessore spirituale e protagonista di eventi miracolosi, assurse al ruolo di quarto vescovo di Clermont in un periodo storico denso di fermento religioso e politico. La sua fama varcò i confini della diocesi, giungendo fino alla corte imperiale, dove si distinse per la sua santità e il potere taumaturgico.
Nel 370 d.C., l'imperatore Massimo, usurpatore del trono dopo la morte di Graziano, si trovò ad affrontare la sofferenza della figlia, tormentata da una malattia che molti attribuivano all'azione di un demonio. Sentendo parlare della fama e dei poteri miracolosi di Illidio, Massimo lo convocò a Treviri per implorare la sua guarigione. Il vescovo, animato da una fede incrollabile, si recò presso la corte imperiale e, con il potere conferitogli da Dio, liberò la figlia di Massimo dal maleficio che la attanagliava.
Profondamente grato per la guarigione della figlia, Massimo volle ricompensare Illidio con un dono che avrebbe beneficiato l'intero popolo dell'Alvernia. Concesse infatti l'esenzione dal pagamento in natura delle tasse sul vino e sul grano, sostituendolo con il pagamento in denaro. Questo provvedimento alleggerì il peso fiscale sulle spalle dei sudditi e contribuì a migliorare le loro condizioni di vita.
Oltre all'episodio miracoloso alla corte di Massimo, la vita di Sant'Illidio fu costellata di altre opere di bene e prodigi. La sua fama di taumaturgo si diffuse in tutta la regione, attirando a lui numerosi fedeli che cercavano conforto e guarigione. Guidò la sua diocesi con saggezza e dedizione, promuovendo la fede e la carità tra i suoi concittadini.
Sant'Illidio si spense probabilmente nel 384, lasciando un'eredità spirituale profonda e duratura. Il suo corpo fu sepolto nella chiesa di Santa Maria ad Sanctos, che in seguito assunse il nome di basilica di San Illidio. La sua tomba divenne meta di pellegrinaggio per numerosi fedeli attratti dalla fama dei miracoli che si verificavano per sua intercessione.
La venerazione per Sant'Illidio si diffuse in tutto il territorio francese e oltre i confini nazionali. Gregorio di Tours, storico e vescovo di Tours, dedicò un oratorio al santo nella sua città, testimonianza della profonda devozione che nutriva nei suoi confronti. Nel corso dei secoli, la basilica che custodiva le reliquie di Illidio subì diverse vicissitudini: distrutta dai Normanni nell'865, fu ricostruita dai Benedettini nel X secolo e vide una traslazione delle reliquie nel 1311. La Rivoluzione francese portò alla demolizione della basilica, ma la memoria e la devozione verso Sant'Illidio non si affievolirono, rendendolo ancora oggi una figura centrale nella storia religiosa di Clermont-Ferrand.
Autore: Franco Dieghi
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