Ultimogenito di Edmondo il Magnifico, re d'Inghilterra, e di Elfgiva, Edgaro nacque verso il 943. Allorché Edmondo venne assassinato (26 magg. 946), data la giovane età dei figli, gli successe sul trono il fratello Edred, che prese cura dell'educazione dei nipoti. Alla morte di Edred, il 23 novembre 955, Edwy, fratello di Edgaro, salì al trono. Nel 957, tuttavia, i nobili di Mercia e di Northumbria, scontenti del governo di Edwy, gli si ribellarono e posero Edgaro sul trono della parte settentrionale del regno. Alla morte di Edwy, nell'ottobre 959, Edgaro divenne sovrano di tutta l'Inghilterra. Da allora l'intero regno godette di particolare pace e prosperità, per cui il re venne ricordato con l'appellativo di Pacifico. Uno dei primi atti di Edgaro, nel salire sul trono di Mercia e di Northumbria nel 957, fu quello di richiamare s. Dunstano, abate di Glastonbury, dall'esilio in cui era stato relegato da Edwy, che mal sopportava i rimproveri del santo per le sue crudeltà e sregolatezze, e lo creò immediatamente primo vescovo di Worcester trasferendolo poi nel 959 alla sede di Londra ed infine, nell'anno seguente, alla sede primaziale di Canterbury. Edgaro mantenne sempre stretti rapporti con s. Dunstano, scegliendolo a suo principale consigliere particolarmente per la politica ecclesiastica. A tale intimità di rapporti va probabilmente collegato il sorgere della leggenda secondo cui, alla nascita di Edgaro, s. Dunstano avrebbe udito voci angeliche annunziare la pace dell'Inghilterra. Per la sua politica ecclesiastica E., oltre a s. Dunstano, ebbe a consiglieri s. Etelvoldo, abate di Abingdon e dal 963 vescovo di Winchester, e s. Oswald, vescovo di Worcester nel 961 e dal 972 arcivescovo di York. Questi tre santi prelati furono i promotori della riforma monastica in Inghilterra, che E. appoggiò con tutti i mezzi e talora anche con l'uso della forza, particolarmente per superare le opposizioni del clero secolare, che in varie fondazioni venne sostituito da monaci. Verso il 970 ca., a Winchester, si tenne un sinodo, nel quale fu redatto un codice di norme monastiche ad uso di tutto il regno e che è conosciuto col nome di Regularis Concordia. I sovrani furono dichiarati patroni ex officio di tutto l'istituto mona stico e per essi si prescrissero preghiere in tutti i monasteri. In tale occasione, Edgaro indirizzò all'assemblea dei vescovi una sua perorazione. Numerosi monasteri furono quindi restaurati e convenientemente dotati.
Le norme ecclesiastiche conosciute sotto il nome di Canoni di E. sono in realtà opera di Wulfstano, arcivescovo di York dal 1002 al 1023. Di Edgaro restano tuttavia quattro codici molto brevi, dei quali il II ed il IV riguardano materie ecclesiastiche. Il II dà norme circa la salvaguardia dei diritti delle chiese, particolarmente in materia di decime, circa il denaro di S. Pietro, I'osservanza della festività domenicale, l'osservanza dei digiuni, il pagamento degli obblighi per i defunti e, infine, circa il mantenimento del diritto di asilo alle chiese che ne beneficiavano. Nel IV, che fu redatto in occasione di una pestilenza nel 962-63, Edgaro, riconoscendo in tale flagello un castigo celeste, invitava i suoi sudditi a riparare a tutti i torti dei quali si fossero resi colpevoli, e in particolare a pagare le dovute decime alle chiese. Gli ufficiali regi avrebbero vigilato su tali pagamenti. Si invitavano infine gli ecclesiastici, che avrebbero beneficiato di tali decime, a condurre una vita pura e sottomessa ai propri vescovi. Negli altri due codici, oltre ad alcune norme di carattere amministrativo, viene solennemente riaffermata la volontà di tutelare i diritti di ciascuno, indipendentemente dal censo, e inoltre viene riconosciuto ai Danesi, particolarmente numerosi nella parte occidentale del regno, il diritto ad una forma di autogoverno. Quest'ultima norma si inquadra nella politica generale di decentramento seguita da Edgaro verso le varie parti del regno. Tale atteggiamento nei confronti dei Danesi, come pure le relazioni sia politiche sia commerciali mantenute da E. con i paesi esteri, formano oggetto di critica da parte di alcuni scrittori.
Seguendo l'usanza già introdotta dal suo predecessore Athelstan, Edgaro nei suoi documenti si definisce Albionis Imperator Augustus o con altre espressioni similari indicanti il carattere imperiale della sua sovranità. Ebbe grande fama a nche fuori d'Inghilterra e strinse alleanze con Ottone il Grande e poi con Ottone II. Ebbe pure una grande flotta, con la quale ogni anno compiva una crociera attorno al regno: lo storico Florenzio di Worcester esagera, tuttavia, facendo salire a 3600 il numero dei suoi vascelli.
In generale, nell'esercizio del potere, Edgaro mantenne un tono particolarmente brillante, favorito dalla pace che riuscì a mantenere continuamente, ad eccezione di alcune locali e brevi spedizioni militari, per tutta la durata del suo regno. Edgaro sposò Etelfleda, figlia di Ordmaer, conte dell'Anglia Orientale, dalla quale ebbe un figlio, s. Edoardo, che gli successe sul trono e che fu assassinato nel 979.
Nel 964-65 Edgaro sposò quindi la vedova di Etelvoldo, Elfrida, figlia di Ordgar, conte del Devonshire, e da questa ebbe Edmondo (m. 971) ed Ethelredo che nel 979 successe a s. Edoardo. Inoltre, ebbe una figlia, s. Edith (o Eadgith), da Wulfthryth; nonostante alcuni affermino, non si sa con quale fondamento, che si sia trattato di un vero matrimonio, sembra quasi certo che sia stata una relazione irregolare. Wulfthryth si trovava nel monastero di Wilton, al tempo della sua relazione con Edgaro; alcuni scrittori, però, tra i quali Guglielmo di Malmesbury, sostengono che Wulfthryth si trovava nel monastero, ma non come monaca e quindi senza voti. Edith venne educata nel monastero di Wilton, dove prese poi il velo e morì santamente nel 984. Anche Wulfthryth abbracciò la vita monastica e fu, in seguito, badessa dello stesso monastero.
Non si sa per quali ragioni la incoronazione di Edgaro venne rimandata fino alla Pentecoste del 973: la leggenda afferma che per la colpa suddetta s. Dunstano avrebbe imposto ad Edgaro di rimanere per sette anni senza corona. La solenne cerimonia ebbe luogo a Bath e fu officiata da s. Dunstano e da s. Oswald, arcivescovo di York. Seguì una grande festa a Chester ed in tale occasione sei (per altre fonti otto) re, tra i quali quelli di Scozia, del Cumberland e vari principi del Galles fecero atto di sottomissione ad Edgaro La leggenda aggiunge che essi si posero ai remi del battello reale, mentre E. stava al timone, per andare dalla reggia alla chiesa di S. Giovanni Battista. Morì l'8 luglio 975 e venne sepolto nell'abbazia di Glastonbury con grande solennita.
Nel 1052 si procedette ad una traslazione dei resti di Edgaro, che furono collocati in onore in un'urna sull'altare della chiesa assieme alle reliquie di s. Apollinare e di s. Vincenzo martire. Guglielmo di Malmesbury narra che in tale occasione, allorché si scavò il tumulo, il corpo di Edgaro fu trovato incorrotto. Siccome l'urna predisposta era troppo piccola, per poter essere sistemato, il corpo fu tagliato e da esso sgorgò sangue vivo; ma colui che aveva osato sezionarlo morì all'uscita della chiesa.
Edgaro fu ben presto onorato con culto pubblico a Glastonbury, ove numerosi miracoli vennnero attribuiti alla sua intercessione. La sua memoria viene celebrata all'8 luglio; la prima edizione del Martirologio Anglicano ed altri autori, tra cui il Ferrari (Cat. gen., p. 215) lo ricordano al 24 maggio Nel British Museum è conservata una elegante copia di un documento di Edgaro del 966 a favore dell'abbazia di New Minster a Winchester; esso è in forma di codice, è scritto in oro in "minuscola carolina" e mostra nel frontespizio Edgaro col Cristo in maestà, la Vergine e s. Pietro.
Autore: Gian Michele Fusconi
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