Lubec (presso Cernigov, Ucraina), 983 - Kiev (Ucraina), 10 luglio 1073
Antonio è il suo secondo nome, quello assunto da monaco: prima si chiamava Antipa. Pecierskij è invece una sorta di soprannome. Vuol dire “delle grotte” e si riferisce sia a quella scavata da lui come “cella” nella valle del Dnjepr presso Kiev, sia alle molte altre che per impulso suo scavarono via via altri uomini di preghiera, attirati in quei luoghi dalla sua fama di santità. E felici di imparare da quest’uomo che "non si mostrava mai ingiusto né arrabbiato... ed era sempre compassionevole e silenzioso, pieno di misericordia con tutti". Perfino con i briganti: offriva benevolenza e cibo anche a loro.
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Martirologio Romano: A Kiev nell’odierna Ucraina, sant’Antonio, eremita, che proseguì nel monastero delle Grotte la vita monastica che aveva appreso sul monte Athos.
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Antonio, l'iniziatore del monachismo russo, nacque nel 983 a Lubec nei pressi di Tchernigov e giovanissimo si sentì attratto dalla vita eremitica che cominciò a praticare in patria. Recatosi in pellegrinaggio al Monte Athos, rimase colpito dalla vita di quei monaci ed entrò, verso il 1028, nel monastero di Esphigmenon mutando il nome secolare, Antipa, in Antonio dopo alcuni anni, seguendo il consiglio del suo superiore, Teotisto, Antonio tornò in patria per suscitare un fermento monastico nel suo popolo, e si stabilì in una grotta che scavò da sé sul monte Berestov, sulle rive del Dnjepr, presso Kiev. Secondo alcuni agiografi, Antonio, turbato dalla guerra, fece ritorno al Monte Athos e vi rimase per qualche tempo, ma poi riprese la via di Kiev e della sua grotta. Scoperta dal popolo, la cella di Antonio divenne meta di numerosi pellegrini che si recavano a chiedere consiglio e aiuto all'eremita. Alcuni giovani chiesero e ottennero il permesso di rimanere con A., e tra essi i primi furono Nicon, già sacerdote, Teodoro e Barlaam. Ben presto, però, Antonio, desideroso di maggior solitudine, designò Barlaam come egumeno e si ritirò in luogo più appartato. Il principe Isiaslav cedette il Berestov ai monaci, e questi iniziarono la costruzione della "Laura delle grotte" (Pecerskaja Lavra), chiamando numerosi artisti da Costantinopoli per decorare la chiesa. Secondo la Cronaca di Nestore, Antonio, a differenza degli altri abati del suo tempo, racco mandava di accogliere tutti, ricchi e poveri, così che il suo monastero poteva dirsi edificato dalle preghiere piuttosto che dalle ricchezze dei principi e dei nobili. Antonio verso il 1055, sospettato da Isiaslav di parteggiare per il suo rivale Vseslav, fu costretto a rifugiarsi nel principato di Tchernigov, dove fondò un altro monastero. Molto probabilmente tornò a Kiev e morì nella sua cella il 10 lugl. 1073. La Chiesa russa celebra Antonio il 10 luglio e così la Chiesa Cattolica di rito slavo, perché Antonio visse prima che la Chiesa russa aderisse de iure allo scisma di Cerulario. La "Laura delle grotte" fu devastata dai Tartari in due riprese, nel 1299 e nel 1316, e in ogni tempo rivendicò la sua autorità su tutti gli altri monasteri russi. Il successore di Barlaam, s. Teodosio, fondò un ospizio per pellegrini, che nel sec. XIX poteva ospitare fino a ventimila persone conternporaneamente. Nel 1651 nella laura fu impiantata una tipografia. Nello stesso secolo i monaci indossavano un abito simile a quello dei Benedettini e seguivano anche molte usanze particolari mediate dall'Occidente. Nel 1945 ha avuto inizio l'opera di ricostruzione della laura gravemente danneggiata dalla seconda guerra mondiale.
Autore: Ivan Sofranov
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