Costantinopoli, 760 circa - 15 luglio 832
Martirologio Romano: Nella Tessaglia in Grecia, transito di san Giuseppe, vescovo di Salonicco, fratello di san Teodoro Studita: dapprima monaco, compose moltissimi inni; quindi, non appena elevato all’episcopato, patì molte e aspre difficoltà per difendere la disciplina ecclesiastica e il culto delle sacre immagini e, relegato in esilio in Tessaglia, vi morì oppresso dalla fame.
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Nacque a Costantinopoli verso il 760 da una famiglia nobile i cui membri si distinsero tutti per la loro fedeltà alla religione.
Suo padre, Fotino, intendente delle finanze, diede le dimissioni dalla carica quando vide che la sua presenza alla corte era un pericolo per la sua fede. Sua madre Teoctista era sorella di Platone, abate di un monastero dell'Olimpo e, più tardi, di quello di Studion a Costantinopoli, il quale fu duramente perseguitato per aver difeso le regole della morale.
Giuseppe aveva due fratelli, Teodoro, futuro abate di Studion, ed Eutimio, che morì giovane, e una sorella, Teoctista. Tutti furono educati molto cristianamente, specialmente dalla madre, che ebbe per loro una cura tutta particolare.
Verso il 780 san Platone, dal monastero dei symboles in Bitinta di cui era abate, andò a Costantinopoli, dove mostrò un grande zelo per la religione. Il suo ascendente fu tale che tutti i membri della famiglia di Giuseppe abbracciarono la vita religiosa. La madre e la figlia entrarono in un monastero della capitale; Fotino e i suoi tre figli si ritirarono con Platone nella loro proprietà di Saccoudion in Bitinia, che trasformarono in monastero.
Giuseppe si fece notare fra i monaci più ferventi ed austeri e, quando Platone e suo nipote Teodoro furono perseguitati nel 795 per aver condannato il matrimonio adultero di Costantino VI, Giuseppe fu coinvolto nella persecuzione che si abbatté su Saccoudion, dove non poté rientrare che nel 797; quando poi le incursioni degli arabi obbligarono i monaci a ripiegare su Costantinopoli, essi si stabilirono nel monastero di san Giovanni Battista, fondato nel 463 dal console Studius, che assunse così grande importanza sotto la direzione di san Teodoro.
Negli ultimi mesi dell’806 o i primi dell’807, Giuseppe fu nominato arcivescovo di Tessalonica, senza che si sappia in quali circostanze. Nell’808 un segretario di stato venne a domandargli perché non era in comunione con la corte né con il patriarca. Egli rispose che la sola causa era il fatto che fosse stato riabilitato il prete Giuseppe che aveva benedetto le nozze adultere di Costantino VI. L’imperatore Niceforo I, successore del deposto Costantino, che aveva fatto prendere questa misura, ordinò al patriarca Niceforo di riunire un concilio, che si tenne nel gennaio 809. Questa assemblea condannò Platone, Teodoro e molti monaci, come pure Giuseppe. Essi furono gettati in prigione, poi esiliati nelle isole dei Principi e rinchiusi in luoghi separati. Giuseppe era strettamente sorvegliato e non riceveva che un magro nutrimento. I prigionieri non furono liberati che nell’ottobre 811 con l’avvento di Michele Rhangabé.
Frattanto Giuseppe era stato sostituito sul seggio di Tessalonica da un intruso il cui nome è rimasto sconosciuto. Non si sa se ritornò nella sua città episcopale, ma fu ben presto compreso tra le vittime della persecuzione iconoclasta, che perdurò durante i tre regni successivi da Leone V l’Armeno a Teofilo. Infatti fu esiliato dall'815 all'821 e non poté ritornare a Tessalonica. Morì il 15 luglio 832.
Nell'844, in occasione del trasferimento nel monastero di Studion delle reliquie di suo fratello Teodoro, i suoi resti vi furono deposti presso la tomba di san Platone. La festa ha luogo il 15 luglio; tuttavia i menci greci più recenti la indicano al 14.
L’opera letteraria di Giuseppe comprende due omelie sulla croce, una su san Demetrio, un panegirico di san Nestore e soprattutto poesie religiose. Lavorò con suo fratello san Teodoro a comporre il Triodion (Proprio del tempo, comprendente le dicci settimane che precedono la Pasqua) e il Pentecostarion (da Pasqua alla domenica dopo la Pentecoste inclusa) e diversi canoni. San Eustratiadès ha pubblicato tutte le composizioni liturgiche tramandate sotto il suo nome. Durante la persecuzione Giuseppe aveva scritto versi epici contro gli iconoclasti, che però non sono pervenuti al loro destinatario, san Teodoro, che si lamenta nell’818 della loro scomparsa. I poemi liturgici di Giuseppe lo hanno fatto confondere per lungo tempo col suo omonimo e contemporaneo, san Giuseppe l’Innografo.
Autore: Raymond Janin
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