I sinassari bizantini commemorano il martire Giacinto (lat. Hyacinthus) al 18 luglio. Il Martirologio Romano invece lo celebra il giorno precedente, per l'unica ragione che la notizia è stata presa dal Menologium del cardinale Sirleto dove si trova, non si sa perché, spostata al 17 luglio. Poche notizie sono pervenute su Giacinto nato ad Amastris (oggi Amasra) sul mar Nero in Paflagonia da genitori cristiani, Teoclito e Neonilla, al tempo del vescovo Eraclio, fu gratificato sin dall'infanzia del dono dei miracoli e pervenne ad un'età avanzata.
Avendo visto i pagani adorare un albero sacro, egli ebbe premura di andare a sradicare di nascosto quell’oggetto di superstizione. Tale atto di disprezzo verso coloro che non condividevano la fede cristiana, suscitò una reazione. Giacinto sospettato e accusato, venne tradotto davanti al preside Kastrikios ed ai magistrati della città. Sottoposto ai diversi tormenti crudeli e dopo esser stato tratto fuori delle mura, venne gettato in prigione; ivi tese lo spirito.
Il nome del vescovo Eraclio non sembra sia stato trovato in altri documenti; M. Le Quien lo menziona nella sua lista dei vescovi di Amastris, ma sull’unica base delle fonti agiografiche, quindi senza potergli assegnare una data precisa. Più recentemente S. Vailhé non ha creduto nemmeno di lasciare il nome di Eraclio nella sua lista dei vescovi di Amastris. Il nome del preside Kastrikios che si presenta sotto forme diverse non ci è di nessun aiuto per accertare l’epoca del martirio.
Aggiungiamo che, secondo la tradizione, ogni anno, il giorno del dies natalis di Giacinto, mentre il popolo cantava intorno al sepolcro del santo, usciva da esso una specie di polvere che il vescovo raccoglieva per distribuirla agli assistenti i quali la usavano come medicina miracolosa.
Il culto del santo era ancora molto vivo nel secolo IX, epoca in cui fu pronunciato, da un compatriota, Niceta il Paflagonio, il panegirico in suo onore a noi pervenuto.
Autore: Joseph-Marie Sauget
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