«C’era nell’isola di Vinduneta, presso la città di Nantes, un uomo di una santità straordinaria, chiamato Friardo, recluso».
Così comincia l’ingenuo racconto di Gregorio di Tours, che si interessava molto più dei miracoli e delle cose meravigliose che delle precisazioni storiche sulle vite dei santi. Nato nel territorio di Nantes da famiglia contadina, Friardo si distingueva già nella sua giovinezza dai compagni di lavoro per la pietà e il raccoglimento, al punto da eccitare i loro scherni e brutti tiri. Un giorno, durante la mietitura, essendo stati punti da uno sciame di vespe, furono però contenti di essere ricorsi a Friardo perché costui si mise in ginocchio, fece un segno di croce, e le vespe si nascosero nel loro buco.
In seguito, per trovare maggiore raccoglimento e applicarsi alla penitenza, si ritirò in un’isola della Loira, Vinduneta, concordemente identificata con Besné, oggi divisa dal fiume dalle paludi della Grande Brière. Quivi visse col diacono Secondello, avendo ciascuno la sua celletta. Un abate, Sabaudus, nel passato servitore del re Clotario, si unì a loro, ma ritornò poi al suo monastero. La vita di Friardo e di Secondello, rimasti soli, si svolse come quella dei padri del deserto, seminata di fatti meravigliosi e di interventi diabolici. Secondello uscì una volta dall’isola per andare a predicare e a guarire dei malati. Al suo ritorno, era tutto felice per quanto aveva fatto: Friardo vide in tutto questo una trappola del demonio che lo voleva riempire di vanagloria, così, allorché il tentatore apparve a Secondello nuovamente, sotto l’aspetto di Cristo, questi si accontentò di cacciarlo con un segno di croce.
Secondello morì per primo, ma dei discepoli vennero a sostituirlo, attirati dalla santità di Friardo. Quando giunse anche per costui l’ora di morire, il vescovo di Nantes, san Felice, che lo aveva in grande stima, lo andò ad assistere negli ultimi momenti e a seppellirlo. Sentendosi molto malato, Friardo aveva fatto pregare il vescovo di andare a visitarlo. San Felice, troppo occupato, fece dire al sant’uomo di attendere, e Friardo, obbedendo, attese Barrivo del vescovo prima di morire. Si era verso il 570.
La sua pietà era semplice come la sua vita. Gregorio di Tours cita la preghiera che gli veniva senza posa alle labbra: «Adiutorium nostrum in nomine Domini» e menziona anche i segni di croce che si faceva sulle orecchie e sugli occhi, di cui si facevano beffe i suoi compatrioti.
Le tombe di san Friardo e di san Secondello, in pietra calcarea, con disegni raffiguranti piante di felce, sono tuttora conservate nella cripta della chiesa di Besné, dove si venerano anche le loro reliquie. Il vescovo di Nantes, nel 1642, eresse in loro onore una confraternita, dotata di indulgenze dal papa Urbano VIII, che si disciolse durante la Rivoluzione francese, ma fu ristabilita nel 1846 con nuove indulgenze accordate da Pio IX.
La diocesi di Nantes festeggia Friardo il 10 agosto e Secondello il 29 aprile. La chiesa e la parrocchia di san Besné sono sotto il patronato di san Friardo e Secondello ha la sua cappella circondata da un boschetto di lauri, a una certa distanza, presso una fontana, là dove i due santi venivano ogni giorno ad incontrarsi.
Il Martyrologium Romanum pone la data del culto al 1° agosto.
Autore: Jean Evenou
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