Milano (o Concorezzo, Milano), 1250-1260 circa – Argenta, Ferrara, 18 agosto 1321
Si hanno poche notizie sulle origini di Rinaldo (o Rainaldo), probabilmente nativo di Milano o di Concorezzo tra il 1250 e il 1260. Giurista apprezzato, venne chiamato a Lodi per insegnarvi Diritto. Nel 1289 entrò nel seguito del vice cancelliere della Curia Romana, il cardinale milanese Pietro Peregrosso. Continuò il suo percorso curiale divenendo segretario del cardinale Benedetto Caetani, nipote di papa Bonifacio VIII, e servendo successivamente il Pontefice, che lo scelse per importanti missioni. Il 13 ottobre 1296 venne nominato vescovo di Vicenza, ma non resse per molto tempo la diocesi, a causa degli incarichi diplomatici. Nel 1303 divenne vescovo di Ravenna, equilibrando l’impegno pastorale con l’attenzione alle dinamiche politiche. Nel 1313, per ragioni di salute, si ritirò nel castello di Argenta, dove morì il 18 agosto 1321. Fu formalmente proclamato Beato col Decreto di Pio IX datato 15 gennaio 1852, con il quale il suo culto veniva confermato a Ravenna (nella cui cattedrale di Sant’Orso, precisamente nella cappella della Madonna del Sudore, è conservato il sarcofago con i suoi resti mortali) e nelle altre città dov’erano presenti sue insigni reliquie, ossia Lodi, Concorezzo, Vicenza, Bollate e Argenta. Come tale è quindi ricordato nel Martirologio Romano del 2004, ma documenti del XV secolo lo menzionano col titolo di Santo.
Etimologia: Rinaldo = potente consigliere, dall'antico tedesco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Ravenna, beato Rinaldo da Concorezzo, vescovo, insigne per prudenza e carità.
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Si hanno poche notizie sulle origini di Rinaldo (o Rainaldo). La maggior parte degli storici afferma che sia nato a Milano intorno al 1250 mentre lo studioso Renzo Caravita, con più recenti studi, ipotizza sia originario di Concorezzo, cittadina alle porte di Milano dove la famiglia dei Concorezzo (Concoretium, Concorezum, Concoretzo, Concoregio) aveva dei possedimenti, collocando l’anno di nascita tra il 1258 e il 1260.
Mentre frequentava la “scuola dei giuristi” all’Università di Bologna, nell’ottobre 1286 alcuni messi lodigiani gli proposero di iniziare l’insegnamento del diritto a Lodi. Nel maggio 1287, il vescovo di Lodi lo interpellò per pareri legali: questo ci fa capire che godeva fama di giureconsulto. Ebbe infatti il titolo accademico di “magister” nel 1295.
Nel 1289 entrò nel seguito del vice cancelliere della Curia Romana, il cardinale milanese Pietro Peregrosso, il quale, visti i buoni risultati di varie missioni in Francia designò Rainaldo fra i propri eredi. Dopo la morte del Peregrosso (1295), Rinaldo continuò il suo percorso nella Curia Romana divenendo segretario del cardinale Benedetto Caetani, nipote di papa Bonifacio VIII. Entrò poi a diretto servizio del Pontefice come maestro di diritto, suddiacono, cappellano pontificio e commensale domestico, quindi canonico.
Il 13 ottobre 1296 fu nominato da Bonifacio VIII vescovo di Vicenza, quale successore di Andrea dei Mozzi. Il clero vicentino, con il consenso delle autorità comunali, procedette però autonomamente a eleggere il domenicano Giacomo dè Bissari, con la conferma del Patriarca di Aquileia. Alla fine, il contenzioso con l’interessamento del Papa, portò alla rinuncia di quest’ultimo a favore di Rainaldo (1298).
A causa degli speciali incarichi diplomatici assegnati dal Papa, Rainaldo non riuscì quasi mai a occuparsi direttamente della Diocesi, delegando il governo a vicari generali e affidando le questioni amministrative a procuratori. Ad assorbire Rainaldo, infatti, era l’arbitrato nelle contese che agitavano Francia e Inghilterra a proposito della Guienna.
Nel 1302 fu nominato da re Carlo di Valois vicario di Romagna, il quale era stato chiamato dal Papa a Firenze per appoggiare i Guelfi Neri, come vicario (1302) in Romagna divenendo poi Rettore, ossia governatore della provincia.
In questa funzione si trovò coinvolto nelle lotte intestine tra famiglie e potentati locali. A Forlì, sede del governatorato, scese in piazza per portare la pace, ma fu assalito e ferito gravemente. Guarito miracolosamente dalle profonde ferite, secondo i suoi biografi, continuò la sua azione, ma senza successo.
Lo “schiaffo di Anagni” e la morte di Bonifacio VIII, avvenuta l’11 ottobre 1303, decretarono la caduta dell’autorità pontificia in Romagna. Nello stesso anno, morto l’arcivescovo di Ravenna Obizzo Sanvitale, il clero, ignorando le disposizioni del precedente Pontefice, che avocava a sé la nomina dei successori, si riunì. I due partiti di cui era composto elessero ciascuno il nome di un candidato: il nuovo Papa, Benedetto XI, accolse la richiesta di quanti avevano designato Rinaldo da Concorezzo. Quest’ultimo, dopo essere stato sostituito nella sede di Vicenza e in quella di governatore della Romagna, nell’ottobre 1305, prese possesso della nuova sede arcivescovile.
Già nel 1307 indisse un Concilio provinciale, ricompose le pendenze con Roma ereditate dal suo predecessore, riprese l’antica pratica delle visite parrocchiali con un preciso cerimoniale. Tenne nel 1309 a Bologna un secondo concilio provinciale e un terzo a Ravenna nel 1311.
Viaggiò molto per i grandi e gravosi incarichi che riceveva sia dal Papa che dal re di Francia. Visitò le varie città lombarde così da tentare le riappacificazioni per conto di Enrico VII, re di Germania.
Fu artefice dell’assoluzione dei Templari dell’Italia settentrionale nel Concilio di Ravenna, inquisiti e minacciati dello scioglimento del loro Ordine militare per volere di Filippo il Bello, re di Francia. Condannò insieme ai suoi vescovi suffraganei la tortura e il terrore come mezzi per estorcere confessioni.
In ciò si oppose anche alla volontà di papa Clemente V, che nel Concilio di Vienne (1311-1312) sciolse d’autorità l’Ordine dei Templari, pur ammettendo che nessuna delle accuse era stata provata. Rinaldo, che partecipava al Concilio, ebbe così una conferma del suo agire retto e imparziale.
Nel 1314 convocò il quarto Concilio provinciale ad Argenta, con lo scopo di recuperare i beni della Chiesa, ripristinare la disciplina del clero, dei fedeli e del culto. Un quinto e ultimo Concilio provinciale si tenne a Bologna nel 1317.
Fece restaurare la cattedrale di sant’Orso a Ravenna con imponenti lavori e incrementò la predicazione in lingua volgare. Dal 1314, ormai malfermo di salute, si stabilì nel castello di Argenta. Governò la sede episcopale di Ravenna tramite vicari, man mano estraniandosi dall’azione politica e concentrandosi sulla cura della diocesi.
Morì il 18 agosto 1321, forse nel suo castello di Argenta. Il culto per Rinaldo è stato sempre una costante tradizione della Chiesa ravennate. In un documento del 1340 gli venne attribuito il titolo di Beato, mentre nel 1413 il francescano Niccolò da Rimini ne scrisse gli «Atti e miracoli». Nel 1566, durante una ricognizione, il corpo fu trovato quasi intatto e con una lunga barba, con la quale viene raffigurato. I suoi resti mortali sono venerati in un artistico sarcofago, situato nella cappella della Madonna del Sudore nella cattedrale di Ravenna.
Fu formalmente proclamato Beato con Decreto da papa Pio IX del 15 gennaio 1852, con il quale il suo culto veniva confermato a Ravenna e nelle altre città dov’erano presenti sue insigni reliquie, ossia Lodi, Concorezzo, Vicenza, Bollate e Argenta. Come tale è quindi ricordato nel Martirologio Romano del 2004.
Tuttavia, ci sono documenti dove è menzionato col titolo di Santo, come un Messale del 1454 e un codice del 1488. Altri studiosi usano il medesimo titolo nei secoli successivi. Infine, nel 1828, il cardinale Chiarissimo Falconieri Mellini, arcivescovo di Ravenna, dimostrò alla Sacra Congregazione dei Riti, l’organismo competente all’epoca per le cause di beatificazione e canonizzazione, che sin dalla sua morte il vescovo Rinaldo era stato venerato per le sue opere sante: confermava quindi al 18 agosto la data della sua festa per la diocesi di Ravenna.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
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