E’ celebrato il 1° settembre dal Martirologio Romano, il cui latercolo riepiloga una non antica leggenda secondo la quale Elpidio fu uno dei dodici vescovi o preti africani che, durante la persecuzione vandalica del V sec. o durante quella ariana del IV, dopo vari tormenti furono caricati su di una vecchia nave senza remi e senza vele perché morissero in mare. Ma la nave non affondò e, spinta da correnti favorevoli, raggiunse la Campania. Tale leggenda, come avevano già sospettato il Ruinart ed il Tillemont e come dimostra ampiamente il Lanzoni, è recente (sec. XII) e non merita alcuna fiducia: essa non fa che riprendere e rifare, ampliandoli, altri episodi del genere, come quello del vescovo di Cartagine Quodvultdens giunto coi suoi chierici a Napoli nel 439-440. Il Lanzoni vede in tutti i dodici nomi, vescovi o santi locali. Prima, infatti, che in tale leggenda, il nome di Elpidio appare in altre fonti ben più importanti. La passio del martire atellano s. Canione dice che il vescovo Elpidio eresse una basilica sul suo sepolcro ed anzi ne riporta l'iscrizione dedicatoria col nome del costruttore. Un altro documento, la Vita S. Elpidii, lo celebra al 24 maggio, lo dice fratello di s. Cione, zio di s. Elpicio, non altrimenti noto, e vescovo di Atella ai tempi di papa Siricio (384-399) e di Arcadio (395-408): questi dati cronologici sono probabilmente quelli giusti. Gli Atti della traslazione di s. Atanasio di Napoli ci informano che in Atella nell'872 vi era una ecclesia S. Elpidii, mentre un istrumento notarile dell'820 testimonia che già in quell'epoca tutta la zona circostante era chiamata S. Elpidio (oggi S. Arpino). E, finalmente, il Calendario marmoreo di Napoli (cf. Mallardo, op. cit in bibl., p. 21) ne celebra la memoria al 15 gennaio con le parole: ET s. EEPIDII EPI[SCOPI]; e, malgrado che l'identità della data abbia fatto concludere al Delehaye che in questa nota si tratti dell'omonimo Elpidio, celebrato pure al 15 gennaio dal Sinassario Costantinopolitano, il Lanzoni ed il Mallardo accettano la tradizione di quegli studiosi che videro celebrato nel Calendario marmoreo il vescovo di Atella, perché l'Elpidio bizantino non consta fosse vescovo. Distrutta la città con l'invasione longobarda, pare che alcuni cittadini atellani, portando con sé i corpi di Elpidio, Cione ed Elpicio, si rifugiassero a Salerno, dove le sacre reliquie vennero collocate sotto un altare dell'antica cattedrale. Il clero di Salerno da secoli ne celebra la festa liturgica al 24 maggio. Recentemente, nel 1958, l'arcivescovo Demetrio Moscato ha voluto compiere una ricognizione canonica delle reliquie dei santi che la storia salernitana confermava essere sepolti nella cripta del duomo, propriamente sotto l'altare denominato "dei santi confessori". Fra le altre reliquie furono rinvenute anche quelle dei tre santi Elpidio, Cione ed Elpicio, ivi collocate dall'arcivescovo Alfano I nel marzo 1081, come è chiaramente detto in un'iscrizione marmorea, collocata dal medesimo arcivescovo nella parte interna della lastra di copertura delle reliquie, che ora avranno nuova decorosa sistemazione. Anche nella lista episcopale di Reggio Emilia, si incontra un Elpidio, vescovo di Atella, che, distrutta la sua sede, cercò rifugio nientemeno che a Reggio Emilia, città di cui sarebbe stato vescovo dal 448 al 453; morto, sarebbe stato sepolto, non si comprende per quale motivo, a Salerno. Il Lanzoni, accennando a queste notizie, le ritiene, e non a torto, "un ammasso mostruoso di errori".
Autore: Antonio Balducci - Giovanni Lucchesi
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