Il Monte Soratte si trova vicino Civita Castellana nel Lazio, alla destra del Tevere ed è alto 691 metri; su questo monte ed alle sue falde, sorsero sin dal VI secolo tre monasteri, il primo sul monte, con il nome di S. Silvestro è citato per la prima volta in un documento di Gregorio II, papa dal 715 al 731.
E in questo monastero nella prima metà del VI secolo, visse Nonnoso monaco contemporaneo di s. Benedetto, e che sembra sia stato in seguito abate dello stesso monastero.
Di lui si sa solo quello che racconta s. Gregorio Magno nel 593, quando aderendo alle richieste di molti amici, si mise a scrivere le storie miracolose di santi italiani vissuti fino ad allora. Purtroppo di s. Nonnoso racconta solo tre suoi miracoli, senza alcun elemento cronologico che possa permettere di stabilire gli estremi della vita del santo.
Era ‘preposito’ del monastero posto sul Monte Soratte, sotto il governo di un rigoroso abate, quando avviene il primo miracolo; intorno al monastero manca un orto per coltivarlo, ci sarebbe un pezzo di terreno ma è occupato da una grande roccia che lo impedisce; allora Nonnoso si mette in preghiera tutta la notte e al mattino successivo la roccia si è allontanata più in là, lasciando libero il terreno, nemmeno cinquanta paia di buoi avrebbero potuto farlo.
Il secondo prodigio fu quello che essendogli caduta dalle mani una lampada di vetro, questa si frantumò in centinaia di pezzi; presentendo una sgridata dal severissimo abate, si mette in fervida preghiera e la lampada si ricostituisce in tutte le sue parti.
Il terzo miracolo avviene a favore della comunità, giacché i pochi ulivi del monastero non danno olio a sufficienza per i loro bisogni, l’abate dispone che i monaci escano dal monastero e vadano a lavorare presso i contadini dei dintorni, ricevendo in cambio dell’olio; Nonnoso però umilmente chiede all’abate di ritirare la disposizione, che avrebbe distratto i monaci dal raccoglimento e dalla preghiera. Detto ciò fece raccogliere le poche olive dagli alberi e il pochissimo olio ricavato, lo fece dividere in piccole dosi nei recipienti vuoti, che dovevano contenere l’olio, poi trascorse la notte in preghiera e al mattino tutti i vasi si trovarono ripieni d’olio.
Oltre questi tre miracoli, san Gregorio Magno ne loda l’umiltà e la capacità di calmare l’irascibile abate. Nonnoso morì in un anno incerto e sepolto a Soratte; a causa delle incursioni saracene avvenute tra la fine del secolo IX e gli inizi del X, che devastarono il Soratte e gli altri due monasteri, il suo corpo venne traslato nel monastero di Suppentonia (Castel S. Elia, fra Nepi e Civita Castellana) da qui il vescovo Nitkero (1039-1052) lo trasferì a Frisinga in Baviera.
Durante i lavori per la ricostruzione della cattedrale, il corpo fu rinvenuto e collocato nel 1161 nella cripta. Nel 1708 le reliquie di cui si era persa l’ubicazione, vennero riscoperte e quindi sistemate, dopo grandi feste, in un artistico sarcofago nella stessa cripta a Frisinga. In epoca incerta il capo fu trasferito a Bamberga dove è molto venerato; s. Nonnoso è considerato protettore degli ammalati di reni, che usavano e penso che usano ancora, strisciare carponi attorno al sarcofago per tre volte, invocandone l’intercessione.
Alcune reliquie nel 1611 vennero cedute dal vescovo di Frisinga ai monaci del Soratte, che continuavano la loro vita monastica nei monasteri, che dopo le distruzioni saracene erano rifioriti; il culto per s. Nonnoso, dopo una lunga interruzione dovuta all’abbandono e alla rovina del monastero, riprese nel 1655-58 per iniziativa di un pio religioso cistercense, al cui Ordine era stata affidata l’abbazia.
Il 2 settembre 1664 fu riconsacrato il primo altare al Soratte in onore del santo priore e fu celebrata la prima festa solenne, da allora il culto si diffuse in tutta l’Italia Centrale; egli è patrono della diocesi di Nepi e Sutri e compatrono di Frisinga; la sua festa è al 2 settembre.
Autore: Antonio Borrelli
Secondo la leggenda e la tradizione Nonnoso, vissuto nel VI secolo, è originario di Sant’Oreste, un paese laziale in provincia di Roma. In questo territorio, a destra del fiume Tevere, si trova il Monte Soratte, alto 691 metri. Nonnoso, descritto come un uomo umile e mite, su questa vetta, in un convento, trova il posto ideale per pregare e lavorare, seguendo l’insegnamento di San Benedetto. Diventato monaco sotto la guida di un abate dal carattere irascibile, Nonnoso viene ricordato soprattutto per alcuni suoi miracoli.
Accanto al convento manca il terreno dove poter coltivare gli ortaggi, necessari ai monaci per procurarsi il cibo. Ci sarebbe un’area ideale a questo scopo, ma un enorme masso occupa tutto lo spazio. Nonnoso prega tutta la notte e il mattino seguente il grande masso, che nemmeno cento buoi sarebbero riusciti a smuovere, non c’è più. I monaci lo ritrovano, poi, in un altro luogo, adagiato su due spuntoni di roccia, dove ancora adesso è possibile ammirarlo. Un altro miracolo avviene quando Nonnoso fa cadere per terra, frantumandola, una preziosa lampada di vetro. Intimorito dalla collerica reazione del suo abate, Nonnoso cerca di rimediare. Prega tanto il Signore, nel quale ripone ogni fiducia e speranza: prodigiosamente i vetri si ricompongono e la lampada è di nuovo integra.
Il terzo miracolo di cui si ha notizia è quello dell’olio. La raccolta delle olive dei monaci è scarsa e i frutti non bastano a rifornire il convento dell’olio per condire le pietanze. Allora l’abate, risoluto, con fermezza ordina ai monaci di andare a lavorare per i contadini delle campagne circostanti in cambio di olio. Nonnoso, con umiltà e gentilezza, cercando le parole più dolci, invita l’abate a ritirare l’ordine dato ai monaci, perché così facendo si sarebbero distratti e avrebbero dedicato meno tempo al raccoglimento e alla preghiera. Nonnoso, intenzionato a chiedere a Dio di intervenire con la sua mano provvidenziale, suggerisce ai monaci di mettere in ogni recipiente un po’ di olio spremuto dalle poche olive raccolte. Il monaco non dorme e per tutta la notte prega con fervore Dio di venire in suo aiuto. Il mattino seguente i recipienti sono colmi d’olio. Nonnoso muore in un anno imprecisato del VI secolo e viene invocato contro le malattie dei reni.
Autore: Mariella Lentini
Fonte:
|
|
|
|