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San Nemesio di Alessandria Martire
Festa:
10 settembre
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III/IV sec.
Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, san Nemesio, martire, che, calunniosamente denunciato al giudice dapprima come ladro, fu assolto da questo crimine, ma inseguito, durante la persecuzione dell’imperatore Decio, e accusato davanti al giudice Emiliano di essere cristiano, fu da lui sottoposto a ripetute torture e condannato al rogo in compagnia di altri ladri, a somiglianza del Salvatore che patì la croce insieme ai due ladroni.
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La lettera di Dionigi, vescovo di Alessandria, sui martiri della persecuzione di Decio (248-250) nella sua città, indirizzata a Fabio, vescovo di Antiochia e conservata da Eusebio di Cesarea, ci fornisce le informazioni sul martirio di Nemesio, poco dopo l’avvenimento: «Un certo Nemesio, pure egiziano (cioè non alessandrino) fu accusato di coabitazione con i briganti. Si discolpò dall’imputazione strana e calunniosa davanti al centurione, ma, deferito come cristiano, dovette comparire incatenato davanti al governatore. L’ingiustissimo giudice, dopo avergli inflitto torture e flagelli, due volte più che ai ladroni, in mezzo a questi lo fece poi bruciare il beato martire ebbe così l’onore di assomigliare a Cristo».
Un martire Nemesio è commemorato nel Martirologio Geronimiano al 20 febbraio e all’8 e 10 settembre e in quest’ultima menzione il suo nome è associato ad Alessandria. È tuttavia impossibile determinare in tutti e tre i casi si tratti dello stesso personaggio e se si tratti ancora del martire di Decio conosciuto da Dionigi.
Adone introdusse Nemesio nel suo Martirologio alla data arbitraria del 19 dicembre ispirandosi per la breve notizia al brano citato da Eusebio e a lui noto attraverso la traduzione di Rufino, mentre Floro commemorava i martiri di Alessandria al 20 febbraio. Adone, inoltre, identificava il giudice con l’Emiliano di cui parla Dionigi nella sua lettera al vescovo Germano: si trattava tuttavia in questo caso della persecuzione di Valeriano.
Usuardo abbreviò la notizia di Adone e C. Baronio la rimaneggiò ancora, pur conservando il nome di Emiliano.
Questo martire è rimasto sconosciuto sia ai sinassari bizantini, sia al Sinassario Alessandrino di Michele vescovo di Atrib e Malig.
Autore: Joseph-Marie Sauget
Fonte:
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