† 19 settembre 853
Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santa Pomposa, vergine e martire, che, durante la persecuzione dei Mori, fuggì di nascosto dal monastero di Peñamelaria dopo avere appreso del martirio di santa Colomba; giunta a Córdova, professò impavida davanti al giudice la sua fede in Cristo e, decapitata senza indugio con la spada davanti alle porte del palazzo, ottenne la palma del martirio.
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Cittadina di Cordova, abbracciò con tutta la sua famiglia la vita religiosa nel monastero doppio di san Salvatore di Penamelaria, da lei stessa costruito presso la città. Nel monastero alternava la meditazione e lo studio della santa Scrittura, conducendo vita di intenso fervore e austerità. Aveva sempre desiderato di morire martire, ma dal momento in cui le giunse la notizia della morte della sua amica, santa Colomba, ne cercò l’occasione con insistenza. Due giorni dopo la morte di santa Colomba, nella notte tra il 18-19 settembre, lasciò di nascosto il monastero e si presentò di primo mattino davanti al giudice, confessandosi cristiana e maledicendo Maometto.
Condannata a morte per decapitazione, la sentenza fu subito eseguita; le sue spoglie, gettate nel fiume, furono raccolte da alcuni soldati e sepolte nella sabbia. Venti giorni dopo vennero dissotterrate da alcuni monaci e trasferite alla basilica di santa Eulalia, nel rione di Fragelas, dove rimasero presso la tomba di santa Colomba: questo senza dubbio (commenta sant'Eulogio) fu permesso da Dio affinché quelle che in vita si erano volute tanto bene, anche nella morte e nella tomba rimanessero unite.
Pomposa morì il 19 settembre 853, ma poiché Usuardo non ne fece memoria nel suo Martirologio, fu dimenticata finché Ambrogio de Morales non pubblicò le opere di sant'Eulogio (Alcalà 1574); Pomposa fu allora introdotta nel Martirologio Romano alla data della morte.
Autore: Rafael Jiménez Pedrajas
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