Lamberto, che impropriamente è stato collegato all’Ordine Benedettino, divenne vescovo di Frisinga durante la penosa epoca delle invasioni ungheresi e delle difficoltà politiche sotto Ottone I. La leggenda ha amplificato i pochi particolari storici che si conoscono nei suoi riguardi, riferendo, tra l’altro, che ancora lattante, «già praticava il digiuno» e che divenuto vescovo nel 955, al tempo dell’invasione degli Unni avrebbe, con le sue preghiere, salvato la cattedrale dalla distruzione. Morto il 19 settembre 957, Lamberto ricevette in alcuni documenti il titolo di santo fin dal secolo XI, senza che allora vi fosse alcun culto liturgico: anzi gli stessi calendari e necrologi che ne iscrivono il nome al 19 settembre non lo chiamano ancora santo.
Pare che vi sia stata una elevatio o translatio delle sue reliquie verso il 1350. Parimenti verso la fine del secolo XIV o nel XV si registra l’esistenza di un culto formale, diffusosi nella diocesi di Frisinga contemporaneamente al formarsi dei racconti leggendari attorno alla sua figura.
Non vi fu mai confusione con il culto del suo omonimo di Maastricht, già onorato a Frisinga fin dalla fine dell’VIII secolo: ma verso la fine del XVI secolo nella venerazione ufficiale di questa diocesi, il santo vescovo di Frisinga sostituì quello di Maastricht, il cui culto cadde in oblio nell’epoca moderna.
Oggi la festa si celebra a Frisinga il 18 settembre. Il corpo di Lamberto fu deposto nella cripta della cattedrale, in una tomba restaurata recentemente, di cui si riferisce che fin dal secolo XI già riceveva l’omaggio dei fedeli. Non esiste alcuna Vita del santo e gli Acta SS. dei Bollandisti non ne fanno menzione. La più antica rappresentazione iconografica di Lamberto risalirebbe al secolo XII; a partire però dal secolo XV appare più spesso nei dipinti e nelle sculture con attributi attinti alla leggenda: specialmente con un agnello ai piedi, allusivo al nome di Lambertus.
Autore: Rombaut Van Doren
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