Liturgia, archeologia, storia attestano che Felice fu il primo vescovo di Como. La notizia è confermata anche dagli ultimi versi dell'antica iscrizione incisa sull'urna delle reliquie dei protomartiri comensi (Carpoforo, Essanto, Cassio, Licinio, Secondo e Severo), già trascritta dal vescovo F. Niguarda alla fine del secolo XVI, nella sua Visita Pastorale, nella descrizione della basilica di san Carpoforo:
EXTAT ET HIC FELIX, DIVINUS DUCTUS HABENIS
VERBUM DIVINUM STUDUIT QUI DICERE PRIMUS
COMI; NAMQUE BONUS PRIMUS FUIT ILLE PATRONUS
IN COELIS FELIX; MERITO FUIT NOMINE FELIX.
Il primo documento che presenti Felice è una lettera di sant'Ambrogio di Milano, dalla quale si rileva che l'opera di recente evangelizzazione del protovescovo, sebbene avesse determinato la conversione di parecchie persone, richiedeva indispensabile e costante collaborazione di alcuni cooperatori: «So bene che non ti manca il lavoro nella vigna del Signore, specialmente perché sono con te pochi operai, di quelli che ci possono aiutare; ma questo è lamento vecchio e troppo noto a noi: la mano di Dio però non si è raccorciata; essa ti aiuterà nel bisogno e ti manderà nuovi operai per la raccolta del suo grano. Io ringrazio assai il Signore e mi felicito cordialmente con te, sentendo come parecchi di questi cittadini di Como abbiano già accettato la fede cattolica. Colui che ti ha favorito nella conversione di queste anime, ti favorirà anche di ministri necessari al tuo bisogno».
Dal testo integrale della lettera, che è senza data, risulta che Felice godeva della familiarità e della predilezione paterna di sant'Ambrogio, il quale gli aveva conferito la consacrazione episcopale la domenica 1° novembre, quasi certamente del 386, e lo aveva inviato a Lodi per la consacrazione della basilica dei SS. Apostoli, edificata da san Bassiano, vescovo di quella città, il quale bramava la presenza del protovescovo comense.
L'origine di Felice rimane ignota e le opinioni in proposito sono diverse. Più verosimile è quella che vede nel protovescovo un «signore comasco» (dominus Vallis Cumanae), al quale Ambrogio commise l'evangelizzazione della città e del municipio.
In un'altra lettera, di squisito sapore familiare, comunemente ascritta all’anno 387, Ambrogio ringrazia Felice del dono di un cesto di tartufi, ma anche si lamenta perché troppo raramente gli rende visita.
Secondo un'antica tradizione, riferita dal Tatti, Felice avrebbe eretto sull'aprica falda del colle Baradello la prima chiesa cristiana di Como (derivandola dalla trasformazione di un tempio dedicato a Mercurio), in onore dei santi Carpoforo e compagni martiri, ed in essa seppellì i loro corpi. Più tardi, ad opera del re Liutprando, su quella area sorse l’attuale basilica carpoforiana.
La tradizione ha tramandato come suo dies natalis l’8 ottobre, anche attualmente suo giorno liturgico.
Fu sepolto nella primitiva chiesa di san Carpoforo e successivamente nell'ampliata basilica omonima, finché, nel 1932, il suo corpo, ricomposto in artistica urna, fu trasferito nella nuova chiesa parrocchiale di santa Brigida, dove il suo culto è sempre vivo, e collocato sotto la mensa dell'altare principale.
Autore: Pietro Gini
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