Eusebio di Cesarea nella sua Historia Ecclesiastica, enumerando gli scrittori ecclesiastici fioriti sotto il regno di Marco Aurelio (161-180), cita Pinito vescovo dei fedeli di Creta. Un po’ più oltre lo stesso autore, occupato a descrivere l’attività epistolare del vescovo Dionigi di Corinto, segnala tra i suoi corrispondenti, Pinito, facendone un breve elogio:
«A queste si trova unita un’altra lettera, diretta agli abitanti di Cnosso, dove raccomanda al loro vescovo Pinito di non voler imporre ai fratelli, come necessario, il grave peso della continenza carnale, e di prendere in considerazione la debolezza dei più.
«Pinito nella lettera di risposta, dapprima esprime ammirazione e lode a Dionisio, e poi lo eccita a continuare, sì, a nutrire il suo popolo, ma vorrebbe che gli desse un cibo più solido, scritti di più perfetta dottrina, temendo che alla fine, con la continuata alimentazione a base di latte, abbiano insensibilmente a invecchiare in un tenore di vita infantile.
«Questa lettera è veramente come un quadro perfetto, dal quale risultano l’ortodossia della fede di Pinito, la sollecitudine per il profitto del gregge affidatogli, la sua eloquenza e la sua perspicacia nelle cose divine».
Questo breve ritratto di Pinito tracciato dalla penna entusiasta di Eusebio, fornisce le uniche informazioni che ci siano pervenute su questo personaggio. E se san Girolamo gli dedica un capitolo del suo De viris illustribus è soltanto a causa della testimonianza di Eusebio, da cui in realtà dipende.
Adone, per primo, introdusse Pinito nel suo Martirologio alla data arbitraria del 10 ottobre e l’elogio a lui dedicato proviene da Eusebio. Usuardo lo riprodusse tale e quale, ma C. Baronio nel Martirologio Romano aggiunse una precisazione d'ordine cronologico indicando che Pinito visse sotto gli imperatori Marco Aurelio (161-180) e Commodo (180-92), precisazione attinta da san Girolamo.
Autore: Joseph-Marie Sauget
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