Nato in Irlanda nel 600, Monone (lat. Mono; fr. Monon) trascorse una gioventù senza storia in seno a una famiglia nobile e ricca. Un giorno, gli apparve un angelo e gli comunicò che Dio desiderava si ritirasse nelle foreste delle Ardenne, a Frydier, vicino alla sorgente Nasonia. Monone si mise in cammino, ma pensò di recarsi prima a Roma per ricevervi la benedizione apostolica. Cammin facendo, incontrò il vescovo di Liegi, Giovanni l’Agnello (623-646) che, di ritorno dalla città santa, vi aveva dimenticato il suo pallio. Su sua richiesta, quindi, Monone glielo riportò. Nacque allora una viva amicizia fra i due uomini e il vescovo insistette perché il suo grande amico rimanesse presso di lui. Ben presto, tuttavia, la gelosia dei cortigiani costrinse Monone ad allontanarsi e, ricordando la visione, si recò a Nassogne dove Si costruì un romitorio.
La presenza del santo fu in breve nota e la sua pietà attrasse molti fedeli che egli chiamava con una campanella, miracolosamente scoperta da un maiale in quel luogo deserto. Alcuni ladroni dei dintorni, però, disturbati dall’andirivieni incessante dei pellegrini, uccisero a sassate il santo eremita.
Il vescovo Giovanni fece costruire un oratorio sul luogo del delitto e ordinò ai canonici di Huy, di Amay di celebrarvi la Messa. Più tardi Pipino figlio di Carlo Martello, mentre cacciava nella regione di Nassogne, si interessò all’oratorio e donò ai canonici il suo berretto d’oro guarnito di pietre preziose e, a titolo di prebenda, una parte delle decime di sua spettanza percepite tra l’Ourthe e la Mosa.
Questa è la leggenda di Monone, di cui possediamo due redazioni anonime. La prima (Vita brevior) sarebbe stata redatta alla fine del X secolo o agli inizi del secolo XI. Si tratta di un sermone redatto per la festa del santo, comprovato dall’esordio: «Secundum nostri sereno ariditatem». L’altra redazione (Vita fusior), che è seguita due inni in onore di Monone, si pensa risalga a dopo 980, poiché cita Erigerò, ma prima del 1055 perché all’epoca della sua redazione il clero di Nassos riconosceva ancora i diritti abbaziali di Sai Hubert.
Van der Essen ha dimostrato che esiste una relazione letteraria fra queste due versioni e cita la seconda, «opera di rimaneggiatore», sarebbe soltanto una ripresa amplificata della prima. I racconti seguono il medesimo ordine nell’esposizione dei fatti, ma l’autore della Vita fusior riferisce diversi particolari omessi nella Vita brevior, specialmente la descrizione dell’Irlanda secondo Beda, la storia di Pipino secondo il Liber historia, la leggenda di san Lamberto e di Alpaide, concubina di Pipino. I due scritti riferiscono l’insediamento fatto dal vescovo di Liegi dei chierici incaricati di servire la chiesa di Nassogne, ma la Vita brevior erra dicendo che venivano da Amav.
Nelle biografie di Monone noi ritroviamo molti temi propri alle Vitae irlandesi: la visione dell’angelo che indica il luogo in cui Monone dovrà risiedere, il pellegrinaggio a Roma, il maiale che scopre la campanella, l’eremitismo, molto praticato in Irlanda fin dagli inizi del monachiamo. Ouesto. tuttavia, non prova l’origine irlandese di Monone che è messa seriamente in dubbio dal Kenney.
Parrebbe piuttosto che auesto santo sia stato uno di quegli eremiti «che devono la loro popolarità ad una fine tragica, di cui è difficile provare la realtà».
Nessuna fonte degna di fede fornisce indicazioni sulla vera personalità del nostro martire.
Solo Erigero lo ricorda come uno dei buoni discepoli di Giovanni l’Agnello «... e quibus (discepoli) accepimus beatum scilicet Mononem responsis sub co ecclesiasticis instante perfectum exhibuisse martyrium», ma confessa, peraltro, di aver tratta la storia di Giovanni dalla sola tradizione. Valendosi di reperti toponimici e archeologici si può avanzare la tesi che il luogo dove il santo eremita si era stabilito, chiamato Frydier, fosse consacrato al culto di Freyr, uno dei tre dèi della triade scandinava che presiedeva al dissodamento del terreno e all’agricoltura. Forse Monone aveva abbattuto gli idoli e i loro altari e ciò aveva causato la sua fine. In quanto alla campanella ritrovata dal maiale, essa non sarebbe che uno di quei tintinnabula che si ritrovano fra tutte le antiche rovine.
Nassogne onora Monone da molti secoli. Ancora oggi diverse località della cittadina portano il suo nome, in particolare una fontana posta presso la chiesa, una strada, antica via romana, una cappella posta sulla montagna di Caumont, un circolo parrocchiale e un caffè. Si conserva anche una lastra scolpita, chiamata «tomba di san Monone»: il santo vi è rappresentato con il maiale che porta in bocca la campanella.
Monone è stato naturalmente scelto come patrono di Nassogne, che deve la sua origine alla collegiata fondata in suo onore da Pipino di Héristal. Il capitolo, che rimase fino alla dominazione francese, possedeva un sigillo che rappresentava Monone in abiti sacerdotali, nella destra la palma del martirio e la sinistra ad indicare il cielo; accanto a lui un maiale che portava la campanella e l’iscrizione: sigillum capitoli Nassondensis. La parrocchia celebra l’Ufficio del patrono nella domenica seguente il 18 ottobre; nella domenica dopo l’Ascensione ha luogo una processione detta degli «spostamenti» (remuagés). In quel giorno si espongono alla venerazione dei fedeli le reliquie del santo: le sue ossa, la cintura e la campanella. Questa processione si svolgeva anticamente secondo tradizioni ben stabilite. Il signore di Mirwart o il suo rappresentante si recava alla collegiata nel giorno della festa e dichiarava al capitolò che veniva ad adempiere al suo compito di avvocato. Il prevosto del capitolo pregava allora i membri dell’alta corte di giustizia di pronunciarsi sulla legittimità di questo incarico. In caso di risposta affermativa si riconosceva al signore il diritto di portare la cassa del santo durante la processione. Al ritorno, lo stesso signore domandava al prevosto se aveva adempiuto bene all’incarico. Gli alti giustizieri, cioè il sindaco e gli scabini, si pronunciavano in proposito. Quando tutto era andato secondo le regole, il signore di Mirwart riceveva dall’abate di Saint-Hubert otto pezzi di moneta e quattro staie di avena da cui i giustizieri prelevavano una certa parte. Nel XVI secolo il prevosto del capitolo si arrogò il diritto di autorizzare il signore a portare le reliquie e la cosa apparve come un attentato alle prerogative detenute dall’abate di Saint-Hubert. Ne risultò un processo celebrato nel 1556.
Segnaliamo ancora una confraternita di san Monone fondata a Nassogne agli inizi del XVII secolo dal principe-vescovo di Liegi (Bolla di Gregorio XV) e tuttora esistente. Monone è soprattutto invocato dalle genti della regione in casi di malattia del bestiame; è anche patrono di molte parrocchie della diocesi (Contesse, Lierneux, Vaux, Hompré e Hubermont).
Secondo il Butler esisterebbe in Scozia una Monon's kirk presso St-Andrew dove il santo è festeggiato il 24 luglio. La festa è celebrata a Nassogne il 18 ottobre.
Autore: Michèle De Vuyst
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