Vissuto in epoca incerta. I suoi atti, se mai sono esistiti, per l'imprecisato numero di redazioni e alterazioni, ne hanno sdoppiato la figura in due personaggi omonimi, entrambi vissuti nell'ambito del III sec., entrambi martiri, ma attraverso vicende assolutamente indipendenti. Il primo, secondo gli atti del papa Callisto, sarebbe stato quello dei 44 presbiteri ordinati da questo papa (Eusebio, Historia Ecclesiastica, VI, 43), che ne recuperò le spoglie dal pozzo e le seppellì nel cimitero di Calepodio, sulla via Aurelia, la vigilia delle idi di ottobre, il 14.
Sei giorni dopo Alessandro Severo l'avrebbe fatto precipitare dal ponte Sublicio. Il corpo sarebbe stato rinvenuto ad Ostia ed ivi seppellito il XII giorno prima delle calende di novembre, cioè il 21 ottobre del 222, primo anno d'impero di Alessandro (Acta SS. Octobris, IX, Bruxelles 1858, p. 7). Ma una iscrizione del cimitero di Commodilla, sulla via Ostiense, ricorda la depositio di un certo Paschasius il IV giorno prima delle idi di ottobre, cioè il 12, otto giorni prima della festa di sant' Asterio, che viene posta, come nel Martirologio Geronimiano, al 19 ottobre. Quindi, il dies natalis del presbitero Asterio, secondo la passio Callisti, sarebbe il 21 di ottobre, secondo l'iscrizione di cui sopra, il 19.
L'agiografo che compilò la Passio SS. Marii et Martae fece vivere Asterio una cinquantina d'anni più tardi, sotto l'imperatore Claudio II il Gotico e ne fece un princeps del prefetto Calpurnio, convertito e battezzato dal presbitero san Valentino. L'occasione di venire a contatto con una comunità cristiana gli era stata offerta dallo stesso prefetto, che, stimando la sua preparazione filosofica, gli aveva affidato il presbitero Valentino per indurlo all'apostasia: « ... si potuerit eum mollibus sermonibus humiliare... ». Valentino, invece, discettando sulla verità e sulla illuminazione divina, turbò a tal punto Asterio che questi gli raccomandò la figlia cieca; Valentino operò miracolosamente la guarigione:
« ... filiae eius visum precatione restituerat... » e Asterio «cum omni domo sua» chiese il battesimo e ricevette la cresima dal papa Callisto (!). A questo punto la vicenda di Asterio si collega alla vera e propria Passio SS. Marii et Martae tramite un motivo comunissimo all'agiografia dei martiri: quello delle visite. Infatti Mario e Marta si rifugiano nella sua casa e vi restano nascosti per più di un mese. Claudio li sorprende e li fa incarcerare. Alla consueta imposizione di sacrificare agli dèi Asterio risponde con accenti nobilissimi: «Sacrificent eis et cum eis pereant qui eorum similes sunt». Tutti, allora, sono inviati ad Ostia per esservi tormentati e uccisi. Il preside Gelasio fa avvolgere Asterio al cavalletto, poi con i compagni lo espone, invano, alle fiere e alle fiamme, finché lo fa decapitare, mentre gli altri sono lapidati o massacrati, fuori le mura di Ostia, il XV giorno prima delle calende di febbraio, cioè il 18 gennaio (Acta SS. Ianuarii, II, Venezia 1734, p. 190).
Dufourcq sostenne che il nome Asterio sia stato inventato per illustrare la famiglia di Turcius Rufius Apronianus Asterius, console nel 494; l'ipotesi si rivela inattendibile per essere il culto di Asterio molto più antico. Già nel Libellus Precum (ca. III-IV sec.) Faustino e Marcellino parlano di un prete Macario, morto in Ostia e seppellito nella basilica del martire Asterio. Della basilica abbiamo ulteriori notizie dal Liber Pontificalis (I, pp. 376-80) dove si dice che Sergio II la restaurò alla fine del VI sec., come circa un secolo dopo, Leone III (ibid., II, 14). Già in quest'epoca però la chiesa era intitolata a Sant'Aurea e di sant'Asterio s'era persa la memoria con le reliquie.
Autore: Maria Vittoria Brandi
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