Conosciuto anche sotto i nomi di Benedetto di Quincay e di Benedetto di Herbauge. La più antica menzione di lui è contenuta nel calendario premesso al cosiddetto Sacramentarium Godelgaudi, composto verso l'800 dal sacerdote Lamberto per Godelgaldo, decano di San Remigio a Reims. Vi si legge, infatti: «XI Kal. Novembris, in pago Hertabilico depositio Sancti Benedicti presbyteri». Dunque nell'Herbauge, piccolo territorio compreso tra i dipartimenti della Loira inferiore e della Vandea, si ricordava un Benedetto, sacerdote, vissuto prima del sec. IX. Verso l'860 il Martirologio di Usuardo (PL, CXXIV, coll. 609 sg.) al 23 ottobre riporta il seguente elogio, passato poi nel Martirologio Romano: «In pago Pictavensi sancti Benedicti confessoris». Con ogni probabilità bisogna ammettere che tali elogi si riferiscono allo stesso santo, il quale invece va nettamente distinto da san Benedetto di Macérac venerato al 22 ottobre, dal momento che quest'ultimo era ancora vivo al tempo della composizione del Sacramentarium Godelgaudi, e che la sua festa in tale data ricorda la traslazione delle sue reliquie all'abbazia di Redon. Verso la metà del IX sec.. l'Herbauge subì l'invasione normanna. Quasi certamente fu in questa occasione che le reliquie di Benedetto furono portate nel monastero fondato da sant'Acadro a Quincay nei pressi di Poitiers. Non molti anni dopo, verso l'874, il monastero di Quincay fu distrutto dai Normanni; ma quei monaci s'erano già rifugiati altrove portando con sé le reliquie di Benedetto. Infatti verso l'876 dette reliquie furono accolte nell'abbazia di Tournus (Saône-et-Loire. Nel 1562 tra le reliquie profanate dai calvinisti in detta abbazia viene ricordato anche il «corpus Sancti Benedicti de Quinciaco». I monaci di Quinçay, tuttavia, tornando al loro monastero, vi avevano riportato parte delle reliquie del loro patrono. E dal sec. X tale monastero, dedicato al Salvatore, alla Vergine e a sant'Andrea, viene designato comunemente come San Benedetto di Quincay, nome passato poi all'attuale villaggio. Nel 1034 ad Azenay nell'Herbauge, in diocesi di Luçon, dai monaci di Quincay fu fondato e dedicato a Benedetto un priorato, nella cui chiesa furono portate alcune reliquie del santo. A motivo di tale scelta e per il fatto che in quel territorio veniva indicato uno speco col nome di «Grotte de Saint Benoit», si è fatta l'ipotesi che Azenay fosse il luogo della primitiva sepoltura del sacerdote Benedetto. Il 30 dicembre 1226 Aimerico I, abate di Quincay, procedette ad una solenne traslazione delle reliquie di Benedetto, delle quali poi è andata perduta ogni traccia.
Probabilmente al sec. XI bisogna far risalire la leggenda sorta attorno alla figura di Benedetto sulla base della favolosa Vita di san Vivenzio. Benedetto sarebbe stato vescovo di Samaria in Palestina, donde sarebbe fuggito col sacerdote Vivenzio e quaranta compagni per sottrarsi alla persecuzione di Giuliano l'Apostata. Dopo una sosta a Roma per ricevere la benedizione del papa, si diressero verso Poitiers, dove furono benevolmente accolti da sant'Ilario. Benedetto poi avrebbe ottenuto di condurre vita eremitica nei pressi della città, «iuxta Castellum Gravionem», dove sul suo sepolcro sant'Acadro fonderà il monastero di Quincay. La leggenda, pur purgata dagli elementi contraddittori che conteneva, fu accolta nelle lezioni dei breviari delle diocesi di Luçon e di Poitiers, dove la festa del vescovo Benedetto viene celebrata con Ufficio proprio al 23 ottobre. Da parte di alcuni è stata avanzata l'ipotesi, per altro gratuita, che Benedetto sia da identificare col «Benedictus» menzionato nei cataloghi episcopali di Poitiers, e che avrebbe retto la diocesi nella seconda metà del sec. VIII.
Autore: Gian Michele Fusconi
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