La tradizione, che lo fa figlio o nipote di Teofilatto, duca di Napoli (666-670) e ascritto al clero della basilica napoletana di S. Maria Maggiore (dal vescovo s. Pomponio), lo presenta altresí come solerte vescovo della città di Salerno, che avrebbe difesa dalle invasioni dei barbari, specialmente durante la guerra dei Longobardi di Benevento. Morto all'età di cinquant'anni, prima del 649, un maestro dei soldati di Napoli, suo consanguineo, pochi anni dopo, da un Grimoaldo duca di Benevento e signore di Salerno (I o II di questo nome) ne avrebbe ottenuto il corpo, che avrebbe deposto in una chiesa a lui dedicata in Napoli.
Uno storico napoletano del sec. XVII informa che nel 1606 il card. arcivescovo Ottavio Acquaviva ne aprí il sepolcro sotto l'altare maggiore della chiesa di S. Gaudioso africano per estrarne una reliquia da rinchiudere nel busto d'argento. La scarsa attendibilità delle fonti, pochissime e tardive, la nebulosità della tradizione cinque-secentesca e la vicinanza delle date commemorative dei due santi (il 26 ottobre è fissato come festa del vescovo salernitano; il 27 dello stesso mese il Proprio napoletano festeggia s. Gaudioso africano) hanno indotto, e giustamente, il Delehaye a sospettare che si tratti dello sdoppiamento del s. vescovo di Abitine. In onore del santo e a ricordo dell'invenzione delle reliquie il celebre umanista Jacopo Sannazzaro avrebbe composto qualche inno dell'ufficiatura propria.
Autore: Domenico Ambrasi
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