Secondo la «passio» di san Marcello il 21 luglio del 298 si celebrava la festa «augusti imperatori» e in quella data il santo, centurione ordinario di stanza a Tangeri, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal preside Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di rimandarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano di Tangeri. Il 30 ottobre Marcello fu di nuovo interrogato, questa volta a Tangeri, e condannato a morte. La devozione che, in seguito, aveva fatto di Marcello il patrono principale della città spagnola di León, si sviluppò lontano dai suoi resti mortali che si conservavano a Tangeri, per cui, subito dopo la liberazione di questa città, ad opera del re del Portogallo, León richiese le spoglie del suo martire. Il 29 marzo 1493 i resti di Marcello fecero il loro ingresso in città e vennero collocati nella chiesa a lui dedicata. (Avvenire)
Etimologia: Marcello, diminutivo di Marco = nato in marzo, sacro a Marte, dal latino
Martirologio Romano: A Tangeri in Mauritania, nell’odierno Marocco, passione di san Marcello, centurione, che nella festa dell’imperatore, mentre tutti sacrificavano agli dei, gettò la cintura militare, le armi e la vita stessa davanti alle insegne, professando di essere cristiano e di non poter più obbedire adeguatamente al giuramento militare, ma solo a Gesù Cristo, subendo per questo il martirio per decapitazione.
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La passio di Marcello ci è pervenuta in due recensioni, trasmessa da mss. dispersi nelle biblioteche di Roma, Bruxelles, Londra, Madrid, León, Bordeaux, ecc. Fu pubblicata per la prima volta dal Ruinart, quindi dall'Allard e recentemente dal Delehaye (1923), da García Villada (1929), da J. González (1943), da B. De Gaiffier (1943) e R. Rodriguez (1948). Il nucleo originale è riconosciuto autentico e consta di due verbali d'interrogatorio in due diversi tribunali a distanza di tre mesi, in due località diverse. Poi, intorno al sec. XI, si aggiungono delle interpolazioni che fanno di Marcello lo sposo di s. Nonia e il padre di dodici figli, Claudio, Lupercio, Vittorico, Facondo, Primitivo, Emeterio, Celidonio, Servando, Germano, Fausto, Gennaro e Marziale. L'origine e l'evoluzione di questa leggenda, profondamente radicata nella tradizione cristiana del popolo di León è stata accuratamente studiata dal De Gaiffier. Secondo la passio, dunque, il 21 luglio del 298 si celebrava la festa degli "augusti imperatori" e, in quella data Marcello, centurione ordinario, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal pre side Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di rimandarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano di Tangeri. Il 30 ottobre Marcello fu di nuovo interrogato, questa volta a Tangeri, e condannato a morte. Dall'accurato studio del De Gaifiier risulta e vidente che Marcello è un autentico martire africano e che soltanto nelle successive interpolazioni della passio, operate da scrittori spagnoli, è stato trasformato in cittadino di León, sul falso fondamento che egli appartenesse alla legio Traiarti, presunta fondatrice di quella città. Dopo questa identificazione, fatta nel sec. XVI, si credette anche di poter indicare a León la casa del martire nei pressi della Porta Cauriense, oggi trasformata in cappella dedicata al Cristo della Vittoria. Secondo questa stessa tradizione, all'avvento della pace costantiniana venne costruita a León una chiesa dedicata a Marcello. Il cod. 11 dell'Archivio della cattedrale di León riferisce che Ramiro I (842-850) "restaurò la chiesa di S. Marcello nel suburbio legionense nei pressi della Porta Cauriense, fuori le mura della città...". Presso questa chiesa sorse un monastèro nel quale abitò l'insigne teologo legionense, s. Martino, e nel sec. XII un ospedale con lo stesso nome. La devozione che aveva fatto di Marcello il patrono principale della città di León, era però nata e si era sviluppata lontano dai suoi resti mortali che si conservavano a Tangeri, per cui, subito dopo la liberazione di questa città, ad opera del re del Portogallo, León richiese le spoglie del suo martire. Anche le città di Jerez e Siviglia se ne disputarono il possesso. Il 29 marzo 1493, comunque, i resti di Marcello portati dallo stesso re Ferdinando il Cattolico, fecero il loro ingresso a León e vennero collocati nella chiesa a lui dedicata. Secondo documenti contemporanei conservati nell'archivio municipale le spoglie ebbero un'accoglienza "come mai ve ne fu di migliore". Le reliquie si conservano oggi in un'arca d'argento sull'altare maggiore; vi si trovano anche una pergamena in cui si narra l'ingresso nella città e i miracoli da cui fu accompagnato, i documenti relativi alla donazione di una reliquia di M. alla chiesa di S. Gil di Siviglia e alcune lettere del re Enrico IV di Castiglia e di Isabella la Cattolica al papa Sisto IV sulla traslazione del corpo del martire a León. Le reliquie erano portate in processione insieme con quelle di s. Froilano, in occasione di grandi calamità pubbliche. Ogni anno il 9 ottobre, data della festa, il capitolo cattedrale e la giunta comunale della città si recano processionalmente al tempio di Marcello per assistere alla Messa solenne: i canonici e i consiglieri comunali si dispongono alternati, a simbolizzare il comune e uguale diritto di patronato che per molti secoli ebbero sulla chiesa di S. Marcello e per il quale il sindaco custodiva una delle chiavi dell'arca che racchiude le reliquie del santo.
Autore: José Marìa Fernàndez Catòn
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