Il 29 ottobre la Chiesa ambrosiana ricorda Sant’Antonino, chiamato talvolta «Antonio I», sepolto in San Simpliciano, vescovo di Milano dal 669 circa al 671. Il Martirologio Romano e il più antico Catalogo dei vescovi di Milano lo dicono morto il 31 ottobre, ma, probabilmente poiché era la vigilia di Tutti i Santi, la ricorrenza liturgica fu anticipata.
È il segno di quanto i nostri antichi fratelli custodissero la memoria dei loro pastori, ritenendo che non fosse importante quanto essi avessero fatto o quanto a lungo avessero governato, ma valesse molto di più l’essere stati pastori, guide, servi per amore di Gesù e dei fratelli. Non erano importanti le loro azioni, ma il dono che facevano del corpo e del sangue del Signore Gesù nell’Eucaristia, dell’amore misericordioso di Dio nei sacramenti e nella Parola.
Antonino cercò di favorire la fusione tra gli autoctoni e i nuovi arrivati, i longobardi, e persuase re Ariberto, nipote di Teodolinda, a convertire sé e i suoi alla fede cattolica. Non ne venne la pace: alla sua morte il figlio Bertarido da Milano ingaggiò guerra contro il fratello, Gotefredo, che si era stabilito a Pavia, ma furono ambedue travolti da Grimoaldo, duca di Benevento, il quale, per accontentare tutti, costruì a Pavia una chiesa dedicata ad Ambrogio.
Antonino aveva avuto il coraggio di sperare, come diceva Ambrogio: «Chi agisce da sapiente non ha nulla da temere, il timore, infatti, sta nel peccato. Dove non c’è timore, c’è libertà», quella che il cristiano sempre conosce.
Autore: Ennio Apeciti
Fonte:
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Milano 7 del 26 ottobre 2008
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