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San Pirmino Abate

Festa: 3 novembre

Martirologio Romano: Nel monastero di Hornbach presso Strasburgo in Burgundia, deposizione di san Pirmino, vescovo e abate di Reichenau, che evangelizzò gli Alamanni e i Bavari, fondò molti monasteri e scrisse un libro per i suoi discepoli sulla catechesi degli incolti.


Le notizie che di questo santo sono in nostro possesso derivano da una Vita, redatta verso l'830 a Hornbach, ricca peraltro di tratti leggen­dari, da un'altra Vita di poco posteriore, ed infine da una Vita metrica di scarso rilievo storico. Altri punti di riferimento per la sua attività si trovano nella storia di alcuni monasteri da lui fondati.
Secondo queste fonti, Pirmino era originario di una regione occupata dai Visigoti, la Francia meridio­nale o la Spagna settentrionale, e approssimandosi l'invasione saracena fuggi in Francia dove fu vescovo di una località chiamata Castellum Meltis e dove predicava nelle lingue latina e franca. Si recò a Roma, dove ricevette dal papa il permesso di svolgere attività missionaria ed una raccoman­dazione per il re franco Teodorico. Fu quindi invitato da un nobile tedesco di nome Sintlaz a predicare nel suo territorio dove l'ignoranza ripor­tava i cristiani verso il paganesimo. Ricevette in dono l'isola di Sintlazau, sul lago di Costanza, che trasformò in fiorente territorio, chiamato poi Augia Dives, in tedesco Reichenau, dove nel 724 costruì una chiesa e fondò il suo primo monastero che, dopo quello di S. Gallo, doveva divenire uno dei più famosi.
Dopo tre anni di attività in questo luogo, Pirmino fondò in Alsazia il monastero di Murbach (727) cui fecero seguito Schuttern, Gengenbach e Schwar-zach, sulla riva destra del Reno, in diocesi di Strasburgo, Maursmiinster e Neuweiler sulla riva sinistra. Alcuni indicano anche come opera sua le fondazioni di Pfafers in Svizzera e Nieder-altaich in Baviera. La sua ultima fondazione fu il monastero di Hornbach, presso Zweibriicken, allora in diocesi di Metz, dove un nobile franco, Wernharius, lo aveva invitato ad istituire un mona­stero nel suo possedimento, chiamato in origine Gamundium. Qui Pirmino visse dal 742 ca. fino alla morte, avvenuta il 3 novembre 753.
Le fondazioni di Pirmino avevano tra l'altro per scopo il consolidamento della vita cristiana nel ducato alemanno, mentre in Alsazia erano anche sorte nell'interesse della politica franca mirante a legare sempre più strettamente Alemannia e Alsa­zia al regno franco dal punto di vista politico ed ecclesiastico. La vita dei monasteri fu regolata all'inizio dalla solita Regula mixta, ma un poco alla volta Pirmino ne accentuò l'influenza benedettina. Dal monastero pirminiano di Maursmiinster, infatti, doveva venire Benedetto di Amane, il quale, nell'817, all'epoca di Ludovico il Pio, sottomise tutti i monasteri franchi all'osservanza benedettina.
Pirmino lasciò un'opera normalmente chiamata Sca-rapsus: si tratta di una specie di catechismo del­l'insegnamento e della vita cristiana, un breviario per il lavoro missionario. Scritta probabilmente intorno al 720, Pirmino l'aveva intitolata Incipit liber de singutis cannonicis scarapsus; più tardi venne chiamata Dieta Pirminii. Dopo una breve introdu­zione l'autore fa un riassunto della storia della redenzione dalla creazione del mondo e dal peccato originale alla redenzione; parla della passione, morte, risurrezione e ascensione di Gesù e della discesa dello Spirito Santo, Immagina poi che gli Apostoli redigano insieme il Credo. La prima parte dello Scarapsus si chiude con il mandato agli apostoli di evangelizzare tutto il mondo. Segue l'insegnamento sul sacramento del Battesimo, che qui appare come pactum, come contratto fra l'uomo e Dio. La seconda parte fornisce istruzioni per la vita cristiana e respinge gli usi pagani ancora in voga. Raccomanda la santificazione della domenica, la frequenza alla Messa e alla predica, l'Eucaristia e la Penitenza. Per la sua opera Pirmino si basa sulla Sacra Scrittura e sui Padri della Chiesa, soprattutto su s. Agostino, Cesario di Arles e Martino di Braga. Lo Scarapsus ci presenta il suo autore come un missionario e propagatore della fede cristiana, ed è una fonte importante per la storia della attività pastorale all'inizio del sec. VIII.
Sulla tomba di s. Pirmino a Hornbach ha inizio la sua venerazione. Già nel sec. VIII egli viene definito sanctus in un ms. di Metz del Martiro­logio Geronimiano; in un Breviario di Reichenau all'inizio del sec. IX si parla di una sua festa; la sua ultima fondazione prende nell'826 il nome di Monasterium sancii Firmimi. Miracoli e guari­gioni attirano alla sua tomba a Hornbach pelle­grinaggi di cui parla il Liber de miraculis sancii Pirminii. All'epoca della Riforma le sue reliquie vennero trasportate nella chiesa dei Gesuiti ad Innsbruck, dove fu venerato come patrono della città. La sua festa si celebrava soprattutto nei conventi benedettini della Germania meridionale e della Svizzera, ma anche nelle diocesi di Metz, Verdun e Salisburgo; ancora oggi viene celebrata a Speyer, Strasburgo, Friburgo e Coira. Era invocato dalle donne incinte e per la guarigione degli animali. A Innsbruck si benediva un'acqua «di S. Pirminio», a Holtzheim, presso Strasburgo, l'olio santo per malattie agli occhi, a Wiltz (Lussemburgo) si immergevano i bambini malati in un pozzo benedetto dedicato a s. Pirmino.
Quando nel sec. XIX Hornbach fu unito alla diocesi di Speyer, la venerazione per il santo crebbe ancora. Molte leggende, molti usi popolari si colle­gano al suo nome, specialmente nel Palatinato (dioc. di Speyer), dove nel 1953 venne celebrato solennemente il milleduecentesimo anniversario della sua morte e in tale occasione la sua tomba, nel territorio che era appartenuto una volta all'abbazia, fu trovata vuota. Il consiglio delle Chiese protestanti di Speyer fece costruire sul luogo un degno monumento.

Autore: Johannes Emil Gugumus

ICONOGRAFIA. L'iconografia di Pirmino abbraccia una vasta regione in cui più intenso fu il culto, dal Brabante al lago di Costanza, dal Palatinato al Tirolo. Altrove risulta rara ed occasionale.
Raffigurato in veste di abate benedettino, con aspetto benigno e solenne, appoggiato al pastorale, egli ha spesso accanto un serpente e una rana o un rospo, collegati alla sua leggenda e al patronato sui colpiti dal morso velenoso dei rettili. Con que­sti attributi infatti lo vediamo in una vetrata della chiesa di Reichenau» opera di Bartolomeo Luschez (sec. XVI) in cui è notevole la grandezza del pasto­rale.
Come abate benedettino lo rappresentano di­verse miniature fra cui una delle più antiche è quella del Sacramentario di Hornbach (Reichenau) del X sec, in cui il santo, in abiti pontificali, è in atto di offrire il Sacramentario stesso a s. Pietro.
Pure miniata su smalto è l'immagine di Pirmino nel medaglione centrale di un pastorale del XIV sec. proveniente da Reichenau ed ora nel Victoria and Albert Museum di Londra. Ancora una vetrata del sec. XVI, infine, nella cattedrale di Metz rappre­senta Pirmino nell'esercizio del suo ministero pastorale.


Autore:
Maria Chiara Celletti


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2009-04-29

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