† 10/12 novembre 343
Decapitati, in Persia, per essersi rifiutati di adorare il Sole.
Martirologio Romano: In Persia, santi martiri Narsete, vescovo, di veneranda età, e Giuseppe, suo discepolo, giovane, che furono decapitati con la spada per essersi rifiutati di obbedire all’ordine del re Sabor II di adorare il sole.
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Santi NARSETE (Narsay), vescovo di Sahqart, e GIUSEPPE, suo discepolo.
La passio siriana di Narsete e Giuseppe, che era già stata pubblicata, successivamente, ed in base ai versi scritti da S. E. Assemani e da P. Bedjan, fu nuovamente edita con traduzione latina da P. Peeters tenendo conto delle due precedenti pubblicazioni.
Secondo questo testo, nel quarto anno della persecuzione di Sapore II (343), mentre il re si trovava a Saptà nel Beth Garmay, i mazdei profittarono della sua presenza per accusare Narsete il quale, ottantenne, era vescovo della città di Sahrqart, posta in prossimità di Karka de-Beth Selók (odierna Kerkùk nell’Iraq). Narsete e il suo giovane discepolo Giuseppe sono condotti davanti a Sapore il quale tenta dapprima con lusinghe di portarli ad apostatare dalla loro fede cristiana ma, non essendovi riuscito, pronuncia contro di loro la sentenza che li condanna alla pena capitale. È il caso di citare la risposta di Narsete che precedette la conclusione del giudizio: «O re! Anche se tu potessi ucciderci e riucciderci sette volte, non abbandoneremmo il nostro Dio per ubbidirti». I due martiri sono giustiziati in loco (per primo il discepolo) in mezzo ad una numerosa folla.
La brevità del testo, quasi esclusivamente costituito dal dialogo tra Sapore e Narsete, e l’assenza di dettagli precisi, indicano che questa passio non fu redatta da un testimone, né da un contemporaneo, malgrado l’antichità dei manoscritti che l’hanno conservata (uno di essi può risalire al V secolo. Tuttavia le rare precisazioni che essa riporta non contraddicono affatto la storia e la geografia, cosicché non si può negare l’autenticità di questo doppio martirio che ebbe luogo il decimo giorno della luna di tisrin II (novembre) del quarto anno della persecuzione. Dopo aver tentato di pervenire ad una corrispondenza tra i calendari, P. Peeters proponeva più semplicemente, basandosi anche su altre passiones, di ridurre il calendario lunare a quello solare ed accettava come data del martirio sia il 10 novembre 343 sia il 12 dello stesso mese (= decimo giorno della luna)).
Il Martirologio Siriaco del secolo IV nomina Narsete vescovo di Sahrqart nell’elenco dei vescovi martirizzati in Persia, ma, come avviene per tutti i nomi contenuti in questo supplemento, senza assegnargli un giorno determinato. Giuseppe invece non figura in questa fonte.
I sinassari bizantini hanno iscritto Narsete e Giuseppe al 20 novembre avendo forse preso, per errore, come quarto della persecuzione di Sapore l’anno 345, oppure in seguito a qualche altro errore di interpretazione. La breve notizia che è loro dedicata assegna a Narsete l’età di ottant’anni, ma pur presentando Giuseppe come suo discepolo, lo dice ottantacinquenne, o anche ne fa un vescovo. Gli stessi sinassari non ne precisano la città episcopale, contentandosi di dire che si tratta di martiri persiani; alcuni mss. aggiungono che furono martirizzati con altri compagni: vescovi, preti e donne, vergini e monache. Questa notizia deriva certamente da una traduzione della passio siriaca, che essa riassume, e si vedrà più oltre da dove provenga questa aggiunta a proposito dei «compagni» di Narsete e Giuseppe.
Questi martiri sono rimasti sconosciuti ai martirologi medievali dell’Occidente e soltanto con C. Baronio furono introdotti al 20 novembre nel Martirologio Romano con il semplice annunzio: «in Perside passio sanctorum Nersae episcopi et sociorum» che proviene direttamente da qualche sinassario bizantino, verosimilmente dal cosiddetto Menologio del cardinale Sirleto nel quale, per altro, Giuseppe viene nominato esplicitamente.
Autore: Joseph-Marie Sauget
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