Zerbo, Pavia, 3 maggio 1676 - Gondar, Etiopia, 3 marzo 1716
Sacerdote dei Frati Minori Francescani, missionario in Etiopia dove subì la lapidazione insieme con i confratelli Liberato Weiss e Samuele Marzorati; è stato dichiarato martire e proclamato beato da papa Giovanni Paolo II nel 1988.
Etimologia: Michele = chi come Dio?, dall'ebraico
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Presso Gondar in Etiopia, beati Liberato Weiss, Samuele Marzorati e Michele Pio Fasoli da Zerbo, sacerdoti dell’Ordine dei Frati Minori e martiri, che morirono lapidati per la fede cattolica.
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Lungo i secoli vi sono stati tanti tentativi dei missionari cattolici di poter penetrare nei territori a religione musulmana per poter portare il Vangelo anche lì, ma gli sforzi si sono dimostrati in buona parte inefficaci, vista la intolleranza religiosa che ha sempre distinto il sempre presente estremismo arabo.
E in base a questo estremismo più o meno autorizzato dalle autorità del momento, che i nostri missionari hanno dovuto pagare un tributo di sangue costante, in particolare l’Ordine Francescano.
Anche Michele Pio da Zerbo (da laico Fasoli), era un francescano della provincia di Pavia, nato intorno al 1670, fu dichiarato missionario apostolico dalla Sacra Congregazione di Propaganda Fide, il 21 gennaio 1704 ed inviato in Etiopia insieme ad altri sette missionari, guidati da padre Giuseppe da Gerusalemme, essi lasciarono Il Cairo in Egitto il 14 gennaio 1705 per raggiungere la carovana dei mercanti che si recava in Etiopia.
In giugno giunsero a Debba dove incontrarono i soldati in piena ribellione al re di Sennar, questo impedì il loro proseguire e per sfuggire alle violenze dei rivoltosi, il 21 agosto 1705 si rifugiarono ad Ailefun, che era rispettata a causa di un famoso santuario musulmano, lì esistente.
Rimasero lì fino al 31 marzo 1708, quando furono chiamati a Sennar dal re, che aveva vinto i ribelli. Degli otto iniziali missionari erano rimasti solo tre: Giuseppe da Gerusalemme, Liberato Weiss, Michele Pio da Zerbo, mentre alcuni erano ritornati al luogo di partenza l’Egitto e alcuni erano invece morti.
A maggio 1709, morì anche il capo guida padre Giuseppe da Gerusalemme e così rimasti solo in due, gli altri il 30 giugno 1710, ritornarono anch’essi in Egitto.
Padre Michele Pio nella sua funzione di segretario del capo guida, descrisse in iscritto il viaggio apostolico che era durato dal 1704 al 1710, lungo la via del Nilo fermatosi nel Sudan, purtroppo senza raggiungere l’Etiopia.
Propaganda Fide decise di fare un altro tentativo per la via del Mar Rosso e il 20 aprile 1711, incaricò Liberato Weiss come prefetto apostolico, Michele Pio da Zerbo e Samuele Marzorati da Biumo della provincia francescana di Milano, di intraprendere il nuovo viaggio.
Il gruppo partì da Il Cairo il 3 novembre 1711, giungendo il 20 luglio 1712 a Gondar capitale dell’Etiopia, dove furono bene accolti dal re. Ma la situazione generale del regno etiope non era tranquilla, gli europei erano poco graditi e il re Justos era fortemente contrastato, quindi i missionari dovevano stare quasi nascosti in attesa che la situazione migliorasse.
Si diffusero dicerie su di loro e sulla religione professata, per cui il re, prima non diede ascolto ma poi per evitare ulteriori discordie li mandò in altra provincia, il Tigré. Dopo la loro partenza il re Justos si ammalò e di questo approfittarono i suoi avversari che incoronarono David figlio di un altro re.
I missionari furono richiamati a Gondar dagli usurpatori, processati, furono condannati a morte in ‘odio alla fede’. Il 3 marzo 1716 furono lapidati nella piazza Abbo.
Il processo informativo per la loro beatificazione si tenne a Vienna, provincia francescana d’origine del padre guida della spedizione Liberato Weiss, negli anni 1932-33.
Sono stati beatificati da papa Giovanni Paolo II il 20 novembre 1988.
Nella diocesi di Pavia la memoria si celebra il 20 novembre.
Autore: Antonio Borrelli
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