La leggendaria passio di questo martire è in stretta connessione con altre analoghe narrazioni: è ricordato infatti nella passio san Donati, in quella di san Crescenzio e di santa Bibiana. Con questa ultima santa il legame nella leggenda è molto stretto, tanto che in alcuni mss. la stessa passio di Pimenio appare indifferentemente intitolata come Passio san Pigmenti o Passio santa Bibianae. Il nome del martire appare trascritto nei martirologi, nelle lapidi, negli Itinerari romani in maniera molto differente: «Pemeni, Pigmenius, Pimini, Pometti, Pymenius, Pymeon, Pumenius».
Secondo la leggenda, il santo fu un prete del titolo Pastoris e alla sua scuola ebbe Giuliano (divenuto poi imperatore), Donato, poi vescovo di Arezzo e Crescenzio martire romano. Assieme al prete Giovanni, un nome che ricorre assai frequentemente nelle leggende romane, svolse un’azione caritativa nel dare sepoltura ai corpi dei martiri. Per questo l’imperatore Giuliano, ingrato verso l’antico maestro, lo esiliò in Persia ove perdette la vista. Rientrato a Roma ed incontrato l’imperatore gli rivolse rimproveri per la sua condotta. Fu quindi catturato e gettato nel Tevere; la matrona Candida prese il corpo dandogli sepoltura nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense nella località ad Ursum Pileatum.
Tutte queste notizie e il relativo collegamento con i martiri romani Bibiana, Crescenzio, Donato e Flaviano sono prive di qualsiasi documentazione storica. Non ci sono infatti testimonianze di un gruppo numeroso di martiri a Roma sotto Giuliano. Quello che risulta certo è il nome del martire Pimenio, menzionato a più riprese nel Martirologio Geronimiano, in alcuni Itinerari romani e nel Calendario marmoreo napoletano. Sulla data di culto, il Martirologio Romano lo menziona al 24 marzo basandosi su una errata datazione di Adone. La vera celebrazione doveva essere il 18 febbraio (così risolta da vari Leggendari, dal Calendario marmoreo napoletano, dal ms. di Reichenau del Martirologio Geronimianó).
Tuttavia è menzionato anche il 18 e 19 marzo, il 20 aprile e il 2 dicembre.
Autore: Gian Domenico Gordini
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