Le notizie cronologiche sono scarse; Odilia o Ottilia, figlia del duca Adalrico di Alsazia, regione della Francia orientale, ma che nei secoli passati fu più volte della Francia o della Germania; nacque dunque in Alsazia nel secolo VII, cieca dalla nascita e secondo la leggenda, il padre l’affidò ad una domestica.
Costei condusse la bambina al monastero di Balma (Baume-les-Dames) e si racconta che nel momento in cui il vescovo s. Erardo la battezzava, riacquistò la vista. Restò a Balma per un certo tempo, poi Odilia fu ricondotta a casa da suo fratello Ugo; il padre Alderico fondò per lei il monastero di Hohenbourg in Alsazia di cui divenne la prima badessa e lì visse santamente.
Sempre secondo la leggenda, lei stessa fondò il monastero di Niedemunster. Morì il 13 dicembre di un anno della fine del secolo VII. La badessa e il monastero di Hohenbourg sono menzionati in una donazione fatta alla badessa Adela nel 783; la prima ‘Vita’ di s. Odilia fu scritta agli inizi del secolo X da un cappellano di Hohenbourg, per la maggior parte leggendaria.
La regola osservata nel monastero fu quella benedettina, integrata da altre particolarità, questo sembra dipendere dalla parentela fra Adalrico e sua figlia Odilia con Leodegaro, il grande diffusore del monachesimo benedettino.
La santa badessa fu sepolta ad Hohenbourg nella chiesa di S. Giovanni, questa chiesa e la tomba furono nominate per la prima volta da papa Leone IX il 17 dicembre 1050. Le reliquie hanno una storia a sé, alcune vennero trasferite in altri posti, l’imperatore Carlo IV il 4 maggio 1353 ricevette il braccio destro, oggi conservato a Praga.
Altre che erano ad Odilienberg furono salvate dalla rivoluzione francese nel 1795, anche se il sarcofago perse allora il suo rivestimento di marmo, nel 1842 furono deposte in un cofano sotto l’altare.
Le reliquie invece che furono portate ad Einsiedeln nel sec. XVII, furono distrutte dai rivoluzionari nel 1798. Il culto per s. Odilia fu molto diffuso per tutto il Medioevo, in tutte le abbazie germaniche e in alcune regioni francesi; ancora oggi è molto venerata nelle diocesi di Monaco, Meissen, Strasburgo e nelle abbazie benedettine femminili austriache.
Il Martirologio Romano seguendo l’antica celebrazione del sec. XII a San Gallo, la ricorda al 13 dicembre.
S. Odilia dal 1807 è patrona dell’Alsazia, dove riceve un grande culto popolare, il Mont-Sainte-Odile è un luogo di pellegrinaggio assai frequentato, dove viene celebrata il giorno dell’anniversario della traslazione, avvenuta il 7 luglio 1842.
Cappelle in suo onore sono costruite su colline e montagne, è invocata specialmente per la guarigione degli occhi, delle orecchie o dei mali di testa, infatti essa è rappresentata in vesti di badessa, con un libro aperto su cui posano due occhi.
A volte è raffigurata mentre libera dal Purgatorio l’anima di suo padre Alderico, inoltre a volte porta in mano un calice, che si riferisce ad un episodio della ‘Vita’ per cui Odilia gravemente malata e poi morta senza aver ricevuto il Viatico, grazie alle preghiere delle sue consorelle addolorate, risuscitò e fattosi portare il calice con le particole, si comunicò da se stessa, morendo subito dopo.
Il suo nome è Odilia ma dal sec. XV in Baviera e poi in Alsazia fu adottata la versione Ottilia.
Autore: Antonio Borrelli
Il duca franco dell’Alsazia Adalrico e la moglie Bersvinda aspettano con trepidazione un bambino. Il nobile desidera assolutamente un maschio, affinché tramandi la casata nobiliare di famiglia. Ma il sesso del nascituro non si può scegliere. Così, nel 660, ad Obernai (Alsazia, Francia), il destino fa arrivare, al nobile superbo e orgoglioso Adalrico, una bambina. Il duca è deluso e diventa furibondo quando viene a sapere che la bambina è cieca. La odia e intende farla uccidere perché per lui rappresenta una vergogna. La moglie ha il cuore lacerato dal dolore e tenta di salvare la figlia. Riesce a convincere il marito a risparmiare la bambina, ma le condizioni dettate dal nobile sono dure: la piccola deve essere allontanata per sempre dal castello e nessuno dovrà sapere chi sono i genitori. La moglie, affranta, accetta le richieste del marito. Mamma Bersvinda affida la bambina a una contadina e poi la fa accogliere in un convento dove le suore provvedono alla sua educazione. Una notte il vescovo Erardo fa un sogno: deve recarsi nel convento dove vive una bambina non vedente, battezzarla e imporle il nome di Odilia che significa “figlia della luce”. Il vescovo decide di concretizzare il sogno. Incontra la ragazzina che ha compiuto dodici anni. Appena l’acqua benedetta bagna il capo della bambina, ecco avvenire la miracolosa guarigione. La fanciulla vede bene da entrambi gli occhi e, come nel sogno, viene chiamata Odilia. Il padre, venuto a conoscenza del prodigio, si pente. Odilia viene riammessa al castello ma appena viene a sapere che il padre sta per combinare il suo matrimonio con un duca, rifiuta di sposarsi e, invece, chiede al genitore di donarle un monastero. Infatti Odilia ha in mente di dedicare la sua vita ad aiutare gli ammalati e i disabili, come lo era lei da bambina, e anche i poveri, gli anziani abbandonati, gli orfani. Il padre, per rimediare all’abbandono della figlia appena nata, acconsente e Odilia diventa badessa del Convento di Hohenburg (Alsazia) che sorge su una vetta oggi chiamata Mont-Sainte-Odile. La regola seguita dalle suore è severa: pane, acqua e verdure, preghiera, poco sonno e servizio a malati e disabili. Odilia muore intorno al 720. Ancora oggi il Monastero di Mont-Sainte-Odile è meta di pellegrinaggi. La santa è protettrice degli oculisti e invocata contro cecità, malattie degli occhi, delle orecchie e della testa. Santa patrona dell’Alsazia, Odilia in Italia viene festeggiata a Tovena (Treviso).
Autore: Mariella Lentini
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