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Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione dei santi martiri Eróne, Atéo e Isidoro, con il piccolo Dióscoro di dodici anni, dei quali, durante la persecuzione di Decio, i primi tre furono mandati dal giudice al rogo, in quanto, pur dilaniati da vari supplizi, persistevano armati di invitta costanza nella fede; san Dioscoro, invece, dopo essere stato più volte fustigato, morì fatto a brandelli.
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Santi ERONE, ARSENIO, ISIDORO e DIOSCORO, martiri in Egitto
Sono commemorati nel Martirologio Romano il 14 dicembre; questa data, però, non è sicura: essa fu scelta arbitrariamente da Adone, mentre Floro li aveva collocati, insieme con molti altri, al 20 febbraio. In realtà, il loro dies natali è ignoto, poiché l’unica fonte che ci ha tramandato il loro martirio, la lettera, cioè, del vescovo Dionigi di Alessandria a Fabio, vescovo di Antiochia, non riferisce alcuna data. È da notare, poi, che Arsenio non è il vero nome del martire: esso proviene da una falsa trascrizione di Rufino che traducendo in latino la Storia Ecclesiastica di Eusebio, in cui è contenuta la lettera di Dionigi, al posto di ’Atne, come si legge nel testo greco, scrisse Arsinus, fatto poi Arsenius da Floro. Inoltre, a rigor di logica, Dioscoro non dovrebbe essere annoverato tra i martiri, poiché, sebbene fosse stato torturato, fu in seguito lasciato libero e viveva ancora quando Dionigi scriveva la sua lettera, né consta altrimenti che egli sia stato poi ucciso per la fede in un’altra persecuzione.
Ecco dunque il racconto di Dionigi: durante la persecuzione di Decio furono arrestati in Egitto (Dionigi distingue gli Alessandrini dagli abitanti della campagna) Erone, Arsenio, Isidoro e Dioscoro, quest’ultimo fanciullo di circa quindici anni.
Il giudice si accanì dapprima contro Dioscoro, pensando che con la persuasione o con le torture avrebbe avuto facilmente ragione di un ragazzo; ma Dioscoro non cedette alle torture e seppe tener testa con le sue sagge risposte a tutte le interrogazioni; lo stesso giudice ne rimase sbalordito e, ammirando tanta forza, lo lasciò libero con la scusa che gli accordava del tempo per riflettere a motivo della sua giovane età. Gli altri tre, invece, furono tormentati in modo veramente terribile perché apostatassero, ma, riuscendo tutto inutile, furono condannati al fuoco.
Autore: Agostino Amore
Fonte:
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