† 16 dicembre 1005
Martirologio Romano: In Basilicata, san Macario da Collesano, monaco, che, insigne per l’umiltà e i digiuni, resse con saggezza vari cenobi tra i pendii del Mercurio e del Latiniano.
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Asceta italo-greco del secolo X, le sue vicende sono legate a quelle del padre, Cristoforo, e del fratello, Saba.
Cristoforo, rifugiatosi nel monastero greco di san Filippo d’Agira ai piedi dell’Etna, ricevette l’abito dall’egumeno Niceforo, che lo autorizzò a condurre vita eremitica nella laura di san Michele di Crisma. Qui fu raggiunto dalla moglie Cali e dai figli Saba e Macario, che presero tutti l’abito monastico.
Una grave carestia, abbattutasi sulla Sicilia nel 940-41, li costrinse a rifugiarsi in Calabria; sbarcati a Cessaniti, presso Nicotera, vagarono per monti e boschi, fino a che non raggiunsero la famosa eparchia monastica del Mercurio, ai confini nord-occidentali della Calabria con la Lucania.
Qui fondarono i due monasteri di san Michele Arcangelo e di santo Stefano protomartire; poi andarono in pellegrinaggio a Roma per venerarvi le tombe degli Apostoli e, al ritorno, si fermarono nel cenobio di san Lorenzo, presso Latiniano, dove Cristoforo morì, seguito, poco dopo, da Cali, che era a capo di una comunità femminile. Quindi i due fratelli, Saba e Macario, presero la cura dei diversi monasteri del Mercurion, confortando i monaci a perseverare nella loro vocazione e a non avvilirsi per le continue incursioni dei Saraceni.
Alla morte di Saba, avvenuta a Roma, nel monastero di san Cesareo nel 995, Macario gli successe nella direzione dei cenobi disseminati nelle eparchie del Mercurion e del Latiniano.
Il biografo rende testimonianza alla prudenza con cui governò, alla sua profonda umiltà e, soprattutto, alla sua grande purezza, per cui "etsi in carne degeret, veluti totus spiritualis et absque corpore esse videbatur". A queste virtù univa l'esercizio di quell'eccessivo rigorismo corporale, che caratterizzava i monaci italo-greci del tempo.
Compì molti miracoli, per cui la sua cella divenne meta di pellegrini di ogni genere.
La sua vita si chiuse dieci anni dopo quella del fratello, cioè il 16 dicembre del 1005; egli è ricordato nei sinassari italo-greci e nei menei liturgici.
Autore: Francesco Russo
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