sec. I
Le informazioni sui santi Rufo e Zosimo sono minime. San Policarpo, in una lettera ai cristiani di Filippi parla di loro. Secondo il martirologio romano, Rufo e Zosimo «furono nel numero di quei discepoli, che fondarono la primitiva Chiesa fra Giudei e i Greci». Entrambe le fonti però non permettono di parlare con sicurezza di un loro martirio avvenuto nel I secolo. In un elenco di "discepoli del Signore" festeggiati dalla Chiesa bizantina si trova infatti un "Rufo" che forse s’identifica con il personaggio omonimo citato dal Vangelo di Marco (15,21) e dalla lettera ai Romani di san Paolo (16,13). Tuttavia Rufo rappresenta un modello per tutta la Chiesa. (Avvenire)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Commemorazione dei santi Rufo e Zosimo, martiri, che il beato Policarpo associò nel martirio a sant’Ignazio, scrivendo ai Filippesi: «Essi condivisero la passione del Signore e non amarono il secolo presente, ma colui che per loro e per tutti è morto e risorto».
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“Io vi esorto quindi tutti ad obbedire e ad esercitare la vostra pazienza, quella che avete vista con i vostri occhi, non solo nei beati Ignazio, Rufo e Zosimo, ma anche in altri vostri concittadini, nello stesso Paolo e negli altri apostoli. Siate persuasi che tutti costoro non hanno corso invano, ma nella fede e nella giustizia, e che essi sono presso il Signore, nel luogo ad essi dovuto per le sofferenze che hanno sopportato. Poiché essi non hanno amato il secolo presente, ma Colui che è morto per noi e che per noi è stato risuscitato da Dio”. Questo meraviglioso "appello" è stato indirizzato ai cristiani filippesi da S. Policarpo. Filippi era una celebre città della Macedonia, ai confini con la Tracia, che traeva il suo nome da Filippo II, padre di Alessandro Magno. La composizione etnica della comunità cristiana era prevalentemente di ex-pagani, mentre quelli provenienti dal giudaismo erano una minoranza. Il cristianesimo era stato portato ai Filippesi dallo stesso S. Paolo: era la prima comunità da lui fondata sul suolo europeo, e forse anche per questo la comunità dei Filippesi fu sempre particolarmente vicina al suo cuore, come dimostrano diverse espressioni della lettera che S. Paolo scrisse loro dalla prigionia romana o, più probabilmente, da una prigionia ad Efeso. Policarpo, nominando S. Paolo, era certo di toccare il cuore di quei cristiani, come certo già aveva fatto nominando quell'altro campione che fu S. Ignazio di Antiochia, che ai Filippesi si presentò incatenato durante la sua marcia di trasferimento a Roma, dove, secondo il suo desiderio, sarebbe divenuto "frumento di Cristo", macinato dai denti delle belve. E’ per l'appunto in questa eccezionale compagnia di S. Ignazio e di S. Paolo che vengono posti Ss. Rufo e Zosimo. Di costoro il Martirologio Romano riferisce, con un giudizio che dipende dallo storico S. Adone, che essi "furono nel numero di quei discepoli, che fondarono la primitiva Chiesa fra i Giudei e i Greci". Ma la notizia non sembra abbastanza confermata. In un elenco di "discepoli del Signore" festeggiati dalla Chiesa bizantina si trova infatti un "Rufo" che forse s'identifica con il personaggio omonimo citato dal Vangelo di Marco (15,21) e dalla Lettera ai Romani di S. Paolo (16,13), ma forse non si tratta del santo odierno; e in ogni caso non vi si fa parola di Zosimo. Anche il loro stesso "martirio" non è sufficientemente attestato. Tuttavia, anche questi due personaggi di cui non sappiamo molto hanno testimoniato Cristo e sono per noi modello e stimolo, ed è questo che conta.
Autore: Piero Bargellini
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