Roma, secolo VI
La vigilia di Natale, la Chiesa - oltre a tutti i santi avi di Gesù, figlio di Davide, Abramo e Adamo - propone alla venerazione Tarsilia (o Tarsilla, VI sec.), zia paterna di Papa Gregorio I Magno. Proprio le opere del nipote ci dicono qualcosa di autorevole sulla vita di lei. Monaca con le sorelle Emiliana e Gordiana, visse la carità in tempi di peste e carestia. Dopo morta, apparve a Emiliana. «Ho fatto Natale senza di te, ma vieni a festeggiare insieme l'Epifania». E infatti questa morì pochi giorni dopo, il 5 gennaio. Si vuole che i corpi siano stati deposti dal nipote nell'area della chiesa romana dei Santi Andrea e Gregorio al Celio. (Avvenire)
Etimologia: Tarsilia = proveniente da Tarso (città della Cilicia)
Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di santa Tarsilla, vergine, della quale san Gregorio Magno, suo nipote, loda l’assidua preghiera, il rigore di vita e il singolare spirito di penitenza.
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E' una delle zie paterne di Gregorio I Magno, che fu papa dal 590 al 604. Le altre sono Emiliana (o Amelia) e Gordiana. La loro è una delle famiglie più illustri di Roma: tra gli avi ci sono anche un imperatore, Olibrio, nel V secolo, e il papa Felice III (526-530).
Però di Tarsilla (o Tarsilia) sappiamo pochissimo. Il suo nome compare soltanto nell’XI secolo in un martirologio locale (che è un elenco di santi, martiri e no), e poi, dopo il Concilio di Trento, nel Martirologio romano, quello ufficiale per tutta la Chiesa cattolica. L’unica fonte autorevole sulla sua vita è il nipote papa, Gregorio Magno. (Ma Gregorio racconta vicende di parenti soltanto quando gli servono come esempi concreti e attuali, per rendere efficace il suo insegnamento). Tarsilla e le sorelle hanno certo aiutato la cognata Silvia ad allevare il piccolo Gregorio, dalla salute sempre fragile. Poi, finché sono in vita, lo seguono negli studi e nelle cariche. Gregorio, ancora giovane, diventa capo dell’amministrazione civile in Roma: una Roma ormai senza l’imperatore, il quale risiede a Costantinopoli, e con un Senato che non conta più nulla. Poi troviamo Gregorio ambasciatore del papa Pelagio II e al tempo stesso monaco, capo di una piccola comunità raccolta in una sua residenza sul Celio. Di lì Gregorio uscirà per fare il papa.
Tarsilla si è già fatta monaca, tirandosi dietro le sue sorelle. Monache all’occidentale: ossia non isolate nella solitudine, ma dedite alla vita comune, votate alla castità e alla preghiera continua. Ma non solo. In questo terribile VI secolo, funestato da alluvioni, pestilenze (nella miniatura: la processione di san Gregorio Magno in occasione della peste che colpì Roma nel 590), guerra tra Goti e Bizantini, invasione longobarda, a Roma è un continuo affluire di gente in miseria. "La carestia", scrive Gregorovius, "stringeva la città in una morsa di fame". Così la carità diventa compito abituale anche di queste monache, mai estranee alla vita degli altri. Tarsilla è la loro guida in tutto, a cominciare dalla preghiera: da morta, le troveranno ginocchia e gomiti incalliti per il continuo pregare. (La sorella Gordiana prega meno. Anzi, a un certo punto lascia la comunità e si sposa con l’amministratore dei suoi beni).
Il ricordo di Tarsilla, pur senza l’accompagnamento di fatti prodigiosi, durerà discreto e tenace nel tempo, arricchito anche da un singolare racconto di Gregorio Magno. Egli dice che questa zia è morta poco prima di Natale (l’anno tuttavia rimane sconosciuto). E aggiunge che sua sorella Emiliana, sopravvissuta, un giorno ha sentito la sua voce che le diceva: "Ho fatto Natale senza di te, ma vieni a festeggiare insieme l’Epifania". Secondo una tradizione, infatti, Emiliana (o Amelia) muore proprio il 5 gennaio successivo alla morte di Tarsilla. E tuttora la sua festa si colloca in questa data.
Autore: Domenico Agasso
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