Francia, 1094 ca - Cluny, Francia, 1156
Martirologio Romano: Nel monastero di Cluny in Burgundia, nell’odierna Francia, beato Pietro il Venerabile, abate, che resse l’Ordine monastico secondo i precetti della primitiva osservanza e compose numerosi trattati.
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Pierre de Montboissier nacque nella regione francese dell’Alvernia, verso il 1094, da nobile famiglia. I genitori, Maurizio e Ragengarda, lo offrirono al Signore e, quando era ancora bambino, entrò nel priorato di Sauxillanges. Professò a quindici anni. Ricoprì, ancora giovane, la carica di priore claustrale, la più importante dopo l’abate, a Vèzelay e poi di priore conventuale nel monastero di Domène (Grenoble). Il 22 agosto 1122 fu eletto nono abate di Cluny. È considerato l'ultimo dei grandi abati del celebre cenobio che governò fino alla morte. Nel 1125 dovette fronteggiare uno scisma interno a causa dei contrasti con il suo predecessore, Ponzio, deposto da papa Callisto II a seguito di un periodo di cattiva amministrazione. Pietro procedette ad un riordino disciplinare ed economico, riformò l’abbazia con la Dispositio rei familiaris. Gli inventari indicati nella Constitutio expense cluniaci costituiscono oggi una fonte preziosa per gli storici, attestando redditi, semenze, tecniche agricole utilizzate a quei tempi. Nel 1130 svolse un importante ruolo diplomatico con l'elezione al papato di Innocenzo II che riconobbe, contro l’antipapa Anacleto II. Pietro il Venerabile viaggiò molto, si recò in Germania, numerose volte in Italia e in Spagna per discutere con abati e vescovi del pericolo dell’avanzata dei mori. A Toledo fece tradurre il corano da un gruppo di lavoro composto dall’inglese Robert Kennet, da un arabo e guidato da Pietro di Toledo. La traduzione fu ultimata nel 1143 e, nonostante alcuni errori, fu il punto di partenza per le future trattazioni del Corano, fino al secolo XVII. Pietro rifiutò i racconti leggendari che in Occidente si facevano su Maometto, delineando un quadro storico della diffusione dell’islam. Probabilmente, leggendo queste opere, p. Abelardo si ispirò per il personaggio del filosofo nella sua ultima opera Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano, scritta a Chalon-sur-Saône. San Pietro il Venerabile si recò due volte in Inghilterra nel tentativo di portare sotto l’egida di Cluny l’abbazia di Peterborough ma non vi riuscì. Durante il discusso regno di Re Stefano (1135-54), entrò in contatto con suo fratello Enrico di Blois, vescovo di Winchester e monaco cluniacense. Alla morte di Stefano, divenuto re il rivale Enrico II, Enrico di Blois tornò a Cluny dove, guidato da Pietro, concluse i suoi anni religiosamente.
Verso il 1138 Pietro il Venerabile scrisse l’Epistola adversus petrobrusianos, un trattato contro i seguaci di Pietro di Bruys attivi nel sud della Francia. Ebbe inoltre un ruolo determinante nella contesa tra Abelardo e S. Bernardo di Clairvaux a seguito della scomunica del primo nel Concilio di Sens, convocato su richiesta di Bernardo per condannare la teologia abelardiana e le sue tesi sulla Trinità. San Pietro ospitò a Cluny Abelardo, che era in viaggio per Roma per incontrare Innocenzo II. In seguito, con la sua mediazione, Bernardo e Abelardo si riconciliarono e anche la scomunica fu sospesa. Pietro accolse quindi l’anziano Abelardo in una prioria cluniacense dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Egli stesso provvide alla sua sepoltura nel monastero femminile di Paraclete, presso Troyes, dov’era badessa Eloisa. Pietro scrisse un epitaffio in cui mise a confronto il pensiero di Abelardo, Socrate, Platone e Aristotele.
Nella sua lunga vita il santo abate, mantenendosi teologicamente ortodosso, trattò giudei ed eretici sempre con grande rispetto. Per questioni dottrinali, ben sei volte si recò a Roma. Affrontò i lunghi e disagevoli viaggi anche se non sempre in buona salute. Grande letterato, costituì nella biblioteca dell’abbazia un importante fondo librario di circa cinquecento manoscritti con le opere dei primi padri della Chiesa.Vasta la sua fama di intellettuale e teologo, scrisse trattati, omelie e inni. Per comporre amava ritirarsi in luoghi solitari. È celebre l’inno “Coelum gaude, terra plaude”. Le sue opere sono ancora oggi di continua trattazione e studio.
Pietro fu aperto ai problemi della Chiesa e della società. Fu attento alla funzione dell’Impero di Bisanzio tanto da schierarsi a favore del mantenimento del rito greco. Dal ricco epistolario a noi pervenuto spiccano le riflessioni sull'importanza dell’amicizia e del ruolo dei laici nella Chiesa. In un periodo complesso, Pietro governò con equilibrio, signorilità e concretezza il vasto impero monastico di Cluny che contava al termine del suo priorato 400 monaci e 2000 case sottoposte. Vi erano entrati anche alcuni suoi fratelli che abbracciarono la vita religiosa, come anche fece sua madre quando rimase vedova. Pietro, soprannominato il “Venerabile” da Federico Barbarossa, morì il 25 dicembre 1156.
Autore: Daniele Bolognini
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