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Card. Silvano Piovanelli Arcivescovo emerito di Firenze

Festa: Cardinale defunto

Ronta, Borgo San Lorenzo, Firenze, 21 febbraio 1924 – Firenze, 9 luglio 2016

Silvano Piovanelli nacque a Ronta, in Mugello, il 21 febbraio 1924. Aveva compiuto gli studi nel Seminario fiorentino (prima nel Minore, poi nel Maggiore) e aveva ricevuto l’ordinazione episcopale dal cardinale Elia Dalla Costa. Il suo primo incarico fu a Rifredi, a fianco di don Giulio Facibeni; poi fu nominato vicerettore del Seminario minore, a fianco di monsignor Enrico Bartoletti. Nel 1960 fu nominato parroco di Castelfiorentino, dove rimase fino al 1979 quando il cardinale Giovanni Benelli lo chiamò come vicario generale e poi, dal 1982, vescovo ausiliare. Alla morte improvvisa di Benelli fu nominato amministratore apostolico della diocesi e poi, dal 1983, arcivescovo di Firenze. Fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 1985. Tra i suoi atti pastorali più significativi, l’indizione del Sinodo diocesano. Nel 2001 lasciò la guida della diocesi, per limiti di età.



Il Cardinale Silvano Piovanelli, Arcivescovo emerito di Firenze (Italia), è nato il 21 febbraio 1924 a Ronta di Mugello (Firenze) nella zona del Mugello. Ha compiuto gli studi nel Seminario fiorentino dal 1935 al 1947, anno in cui ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale (13 luglio).
Il suo primo incarico pastorale, affidatogli dal Cardinale Elia dalla Costa, è stato quello di Vicario cooperatore di don Giulio Facibeni, il pievano di Rifredi, fondatore dell'opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa". La permanenza a Rifredi lo ha messo, giovanissimo sacerdote nei primi anni del dopoguerra, dinanzi ai gravi problemi di una vasta e complessa comunità parrocchiale, nella periferia industriale di Firenze, che si stava sviluppando e strutturando intorno a due grandi fabbriche.
Nell'ottobre 1948, veniva chiamato a assumere un incarico che avrebbe segnato profondamente la sua vita di educatore e di pastore: a fianco di don Enrico Bartoletti, per dodici anni, come vice-Rettore del Seminario minore. Sono stati gli anni di Giorgio La Pira, di Nicola Pistelli, di don Raffaello Bensi, gli anni intensi e fecondi del pre-Concilio.
Dopo il trasferimento a Lucca di Mons. Bartoletti, nel 1960 è stato nominato preposto di Castelfiorentino, un grande centro dell'estrema periferia dell'Arcidiocesi, ai confini con Volterra e Siena, con una lunga tradizione di vigoroso impegno politico fortemente ideologizzato, dove, nell'immediato dopo-guerra, tensioni violente e un risorgente anticlericalismo avevano provocato lacerazioni profonde nel tessuto sociale e religioso. Proseguendo l'opera di recupero e di pacificazione iniziata dal suo predecessore, Mons. Giovanni Bianchi, che fu poi Vescovo di Pescia, ha gettato le basi per una rispettosa e feconda collaborazione. Soprattutto, però, ha sensibilizzato la comunità ecclesiale alla assunzione delle sue responsabilità. Nasceva così nell'Arcidiocesi il primo esperimento di conduzione pastorale comunitaria: il primo consiglio pastorale parrocchiale che si occupasse non solo di problemi pastorali specifici, ma anche di quelli amministrativi.
Nel 1979, il Cardinale Giovanni Benelli, Arcivescovo di Firenze, lo chiamava nella Curia Arcidiocesana, affidandogli l'incarico di Pro-Vicario e poi di Vicario Generale.
Il 28 maggio 1982 veniva eletto alla Chiesa titolare di Tubune di Mauritania e nominato nel contempo Vescovo Ausiliare. Già in precedenza era stato a fianco del Card. Benelli nelle visite pastorali: un'esperienza 'ripensata' e messa in atto con criteri radicalmente nuovi rispetto anche ad un recente passato, che si preoccupava soprattutto di riproporre un sforzo congiunto di evangelizzazione, promuovendo i laici e favorendo o recuperando la loro specifica missionarità.
La morte improvvisa del Cardinale Benelli, avvenuta nell'autunno 1982, lo ha portato ad assumere, praticamente, il governo pastorale dell'Arcidiocesi e il 18 marzo 1983 Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo di Firenze.
Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 25 maggio 1985, del Titolo di Santa Maria delle Grazie a Via Trionfale.
Dal 21 marzo 2001 è Arcivescovo emerito di Firenze.

Fonte: Santa Sede

 


 

TESTAMENTO SPIRITUALE DEL CARDINALE

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.
Sono in dirittura di arrivo e tutta la mia vita è rivolta verso il Signore, il quale ha riempito la mia esistenza. Lui solo è stato la luce dei miei giorni. Lui solo non ha abbandonato mai per un istante il mio cammino nel tempo. Il Signore ha talmente accompagnato ogni mio passo che non mi sono mai sentito solo ed è proprio Gesù che ora mi apre le braccia. Posso dire che passo dopo passo Lui è stato al mio fianco e ha riempito la mia mente, il mio cuore, tutto di me. Attraverso di Lui ho sentito di essere fratello di tutti gli uomini, particolarmente dei poveri, dei malati e delle persone sole ed abbandonate.
Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante situazioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore; l’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri; e ora che sono ai momenti ultimi della mia vita intendo fare, mettendo tutto nelle mani di Dio, il dono di me al Signore. È un dono rinnovato e sento che il Signore sta per accoglierlo. Pensando a quanto il Signore ha sofferto per noi e per me, povero peccatore, devo dire che Lui, abbandonato sulla croce, mi sta risparmiando tanta sofferenza; Lui crocifisso e sanguinante, io curato e assistito da tanta delicatezza e affetto. Devo dire grazie in mille modi, è la mia Eucaristia. Non so se potrò celebrare ancora una messa, ma sento che ora l’offerta della mia vita diventa vera Eucaristia.
Desidero, anzi voglio, che la mia esistenza sia Eucaristia: ringraziamento per tutti, a cominciare dai sacerdoti a cui ho sempre voluto bene; a tutti, senza lasciar da parte nessuno. Ai sacerdoti fiorentini vorrei dare un abbraccio, ai singoli, dal caro vescovo Giuseppe mio successore fino all’ultimo ordinato, ringraziandoli per quello che fanno e hanno fatto per il popolo di Dio. Vi dico: crescete nell’amore verso Gesù Cristo e verso i poveri, i malati, i piccoli, gli ultimi. E vogliatevi bene tra di voi. Non dimenticate mai quello che il Signore ha detto attraverso l’apostolo Giovanni: «Amatevi come io vi ho amato».
Offro la mia vita perché il sacerdozio ministeriale sia vissuto proprio come un generoso, totale, entusiasta dono di sé al popolo di Dio, il popolo che il Signore ci ha affidato. Alle persone consacrate, le monache e i monaci di clausura, le religiose e i religiosi desidero dire, augurare, pregare perché il Signore sempre più diventi l’unico della loro vita. E allargo le braccia per stringere nell’affetto ognuna e ognuno di voi. Ai laici, al popolo di Dio, in mezzo ai quali ho trovato tante tracce di santità, perlopiù nascosta e anonima, dico di fidarsi sempre di Dio e guardare a Lui solo per far crescere l’edificio, di cui sono pietre vive, ognuna essenziale e complementare per la costruzione del corpo di Cristo che è la Chiesa.
Io sono stato soltanto e sempre fiorentino. Il Signore mi ha tenuto soltanto a Firenze, dal seminario come alunno prima e come vicerettore poi, alle parrocchie di Rifredi e di Castelfiorentino, fino all’episcopato e allora è chiaro che io voglio offrire la mia vita per questa città e per questa amata cara diocesi. Che Firenze diventi quello che nella storia l’ha fatta città unica di bellezza, immagine così toccante della Gerusalemme celeste. Mi è sempre parso che la città di Firenze esprimesse nel più bello dei modi proprio la Gerusalemme celeste. Giunto a questo momento sono tanti i volti di persone che si affollano nella mia mente, che sono stati per me dono e grazia. Dai miei genitori, da tempo defunti, al mio fratello Paolo, morto alcuni anni fa: sono stati per me esempio di vita, di fede e di onestà.
Mi scorrono davanti agli occhi particolarmente i volti di tanti preti che ci hanno lasciato, tanti fratelli e amici coi quali ho condiviso la straordinaria avventura del sacerdozio ministeriale. Non posso non ricordare in questo momento il venerato cardinale Elia Dalla Costa, che mi ha accolto in seminario e mi ha ordinato sacerdote e che è stato per la mia vita un testimone dell’assoluto della fede pura e profonda. Insieme a lui ricordo il caro cardinale Ermenegildo Florit che mi ha fatto fare l’esperienza esaltante della parrocchia che è stata per me la scuola per la Parola di Dio e per l’accoglienza, l’accompagnamento e la condivisione della vita di tanta gente.
Non posso poi dimenticare il dono che il Signore ha fatto alla mia vita facendomi incontrare nei 10 anni da vicerettore in seminario monsignor Enrico Bartoletti e poi la grazia di essere stato collaboratore di monsignor Giulio Facibeni. Il cardinale Giovanni Benelli lo porto particolarmente nel mio cuore, lui che mi volle al suo fianco come vicario e come vescovo ausiliare, facendomi fare, al suo fianco, un’altra esperienza esaltante, quella della visita pastorale. E ancora il santo Papa Giovanni Paolo II che mi donò la sua amicizia e il suo fraterno conforto quando, nonostante la mia indegnità e le mie obiezioni, fortemente volle che diventassi vescovo di questa amata diocesi fiorentina e poi mi annoverò nel collegio cardinalizio; quanti fratelli vescovi e cardinali defunti stanno scorrendo nella mia mente in questi momenti, tanti fratelli e amici! Desidero confermare il mio profondo attaccamento alla Sede Apostolica: il caro Papa emerito Benedetto e il caro, amato Papa Francesco, che in diverse occasioni mi ha dimostrato la sua amicizia e che proprio in questi giorni mi ha ribadito personalmente la sua affettuosa vicinanza.
I miei successori Ennio e Giuseppe li porto nel cuore e particolarmente al mio vescovo Giuseppe voglio consegnare queste parole, che sto dettando al mio segretario don Luigi, ribadendogli la mia fedeltà e il mio amore per la Chiesa fiorentina a lui affidata. Un ultimo pensiero ai miei familiari: la mia cara cognata Cesarina, che ha speso la sua vita per la mia persona e a cui ho domandato tanta pazienza: che il Signore la rimeriti per il bene che ha fatto alla Chiesa prendendosi cura di questo povero vescovo pieno di imperfezioni; i miei nipoti Antonella e Luca e i loro figlioli: vogliatevi bene e fidatevi sempre del Signore. La maggior parte dei volti che si affollano ora nella mia mente sono già nelle mani di Dio e sto guardando verso di loro, certo che mi vorranno accogliere tra di loro. Ora che sono in dirittura di arrivo però non mi volto indietro se non per ringraziare e corro verso il Signore per lasciarmi abbracciare totalmente da Lui.
Miserere. Amen. Alleluia.

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Aggiunto/modificato il 2016-07-20

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