† 767
(Papa dal 29/05/757 al 28/06/767)
Paolo, caso unico nella Chiesa, è il primo Papa a succedere a un fratello Pontefice.
Accade nell’VIII secolo, dopo la morte di Stefano II. Uomo mite, governa la Chiesa sulle cui terre imperversano i Longobardi. Si adoperò per rendere il pontificato indipendente dall'autorità dell'imperatore bizantino appoggiandosi al re dei Franchi. Fece edificare diverse chiese e oratori e salvò dai saccheggi molte reliquie cristiane.
Martirologio Romano: A Roma, san Paolo I, papa, che, uomo mite e misericordioso, si aggirava di notte in silenzio per le celle dei poveri infermi, servendo loro degli alimenti; difensore della retta fede, scrisse agli imperatori Costantino e Leone, perché le sacre immagini fossero restituite alla primitiva venerazione; devoto cultore dei santi, trasferì tra inni e cantici i corpi dei martiri dai cimiteri in rovina in basiliche e monasteri all’interno della Città e ne curò il culto.
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Due fratelli papi, uno dopo l’altro: mai accaduto prima, e mai più dopo. Morto al Laterano Stefano II, e prima ancora di seppellirlo in San Pietro, la maggioranza di clero, nobili e popolo di Roma chiama a succedergli il diacono Paolo: ha assistito fino all’ultimo il fratello, e ora prende il suo posto, per guidare la Chiesa in una situazione del tutto nuova.
Al tempo di Stefano II è finito il dominio dell’Impero d’Oriente su Roma e gran parte dell’Italia centrale, e rapidamente è entrato in quei territori il re longobardo Astolfo, che ha assediato Roma e saccheggiato le catacombe fuori città.
Dal regno dei Franchi è intervenuto allora in soccorso del Pontefice Pipino (detto “il Breve” per la sua bassa statura), che con due campagne militari ha ripreso quei territori, ponendoli sotto la sovranità di Stefano II. Il quale, in contraccambio, lo ha riconosciuto e consacrato re dei Franchi, al posto dei discendenti di Clodoveo. Così Paolo I si ritrova Pontefice, capo spirituale della Chiesa e sovrano temporale in territori italiani. Un evento di portata enorme: dopo secoli, l’Italia non dipende più da re stranieri, e si ritrova ad avere, per l’epoca, «il migliore dei governi nazionali sperimentati», secondo lo storico Corrado Barbagallo. Ma al tempo stesso la missione spirituale della Chiesa si ritrova mescolata alle politiche terrene. Con pericoli enormi. E proprio a Paolo I tocca sperimentarne le prime novità. Il re longobardo Desiderio (successore di Astolfo) cerca di provocare uno sbarco bizantino in Italia. L’imperatore d’Oriente prova a mettere Pipino contro Roma, intrecciando le questioni politiche e territoriali con i dibattiti dei teologi. E lo stesso re Pipino, per amico e buon cristiano che sia, è assai lento nel restituire al Pontefice varie città che ha strappato ai Longobardi. Allora il capo della Chiesa deve agire anche da capo di Stato per farsele consegnare.
Paolo I è considerato il salvatore di molte reliquie dei martiri cristiani: le ha fatte togliere dalle catacombe (sempre esposte ai saccheggi) per esporle alla venerazione dei fedeli nelle chiese. E nel suo tempo è l’amico migliore dei carcerati: li va a trovare regolarmente di persona, girando di notte da un carcere all’altro, soccorrendo le famiglie, riscattando i detenuti per debiti. Questo deve fare il capo della Chiesa. Ma adesso tocca a lui per primo fronteggiare il sovrano bizantino e quello longobardo, tenersi buono Pipino oggi con ammonimenti, domani con regali e lodi. E poi c’è la politica interna, ormai; c’è da governare il territorio e Roma affidandosi ai funzionari, non tutti di prima scelta. Certuni sono chiamati “iniqui satelliti” dal Liber pontificalis; e con titoli peggiori dalla gente.
Verso il decimo anno del suo pontificatosi attenua la conflittualità politica. Ma finisce anche la vita di Paolo I. Ai primi colori dell’estate viene colpito da una “febbre maligna”, probabilmente malaria, e muore in un monastero presso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Non è possibile celebrare subito i funerali, perché nel giorno della sua morte scoppia in Roma una sommossa, frutto del rancore seminato dagli “iniqui satelliti”. Il corpo viene dapprima inumato nella basilica di San Paolo, e tre mesi dopo avrà sepoltura in San Pietro.
Autore: Domenico Agasso
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