Romano di nascita, Eugenio II fu il 99° papa della Chiesa Cattolica, che governò per soli tre intensi anni; il suo nome Eugenio, compare nella lista dei papi solo quattro volte. L’11 febbraio 824 morì il suo predecessore s. Pasquale I (817-824), papa dalla santa vita, ma coinvolto suo malgrado, nei contrasti politici fra il Papato e il Regno Franco; ciò scatenò l’odio di una fazione romana favorevole all’Impero, che non permise la sepoltura della sua salma in San Pietro, non ritenendolo degno. Dopo la morte di s. Pasquale I, i tumulti che ne seguirono portarono a veri e propri scontri fra le due opposte fazioni, mirante ciascuna all’affermazione di un proprio candidato al trono di s. Pietro. Il clero e il popolo sostenevano un certo Sisinnio, mentre la nobiltà chiaramente filoimperiale, riuscì ad imporre l’arcipresbitero di Santa Sabina all’Aventino, Eugenio, anche grazie all’appoggio dato a questa fazione, dal consigliere di re Lotario, l’abate Wala, presente a Roma. Alla fine, l’elezione di Eugenio II, l’11 maggio 824, divenne il prodotto vincente di uno scontro tra i fautori dell’indipendenza papale e quelli del compromesso con la corte dei Franchi, dalla quale Eugenio era sostenuto. Come da consuetudine, fu inviato dal neoeletto papa, il suddiacono Quirino ad Aquisgrana, per comunicare l’elezione all’imperatore Ludovico il Pio (778-840), rinnovandogli nel contempo il giuramento di fedeltà e il patto d’amicizia. Ma all’imperatore erano giunte le notizie dei tumulti popolari e la proposta della candidatura di Sisinnio, appoggiato dal clero, pertanto decise di riportare l’ordine a Roma e riaffermare giuridicamente i diritti imperiali nello Stato Pontificio. Pertanto inviò a Roma nell’agosto 824, il figlio Lotario (795-855), associato al trono dal padre dall’818, per ristabilire il potere imperiale e prevenire altri disordini dopo l’elezione di Eugenio II. Ci furono vari provvedimenti di tipo sociale, giudiziario, economico, per la popolazione romana, fu aperta un’ampia inchiesta sui mali che affliggevano la città e le campagne, proibì le depredazioni nelle terre di proprietà della Chiesa, ecc. Lotario stabilì con papa Eugenio II una “Constitutio” che, pur concedendo che “nulla farà ostacolo all’elezione del pontefice”, fissava alcune clausole di subalternità del papato, nei confronti della monarchia carolingia; era obbligatoria per questo la presenza all’elezione, degli ambasciatori imperiali; i candidati all’elezione dovevano essere scelti unicamente tra i nobili; il diritto elettorale tornava ad essere riservato esclusivamente ai romani, come nei tempi antichi; il papa neoeletto doveva essere obbligato a prestare giuramento di fedeltà ai re Franchi; la precedente legge del 769 di Ludovico il Pio, che riservava l’elezione agli ecclesiastici, veniva in pratica annullata, reintroducendo la presenza attiva dei laici; ciò produrrà in seguito le interferenze delle grandi famiglie romane, e di riflesso una grande compenetrazione nella struttura feudale, tra potere politico, potere economico e potere religioso. La “Constitutio Lothari” fu promulgata l’11 novembre 824 nella Basilica di S. Pietro; queste disposizioni rappresentavano l’apice del potere imperiale sullo Stato Pontificio; in pratica l’imperatore d’Occidente, veniva a sostituirsi a quello d’Oriente, nell’affermare la sua sovranità sul papa, nell’esercizio dei poteri amministrativi e giuridici nello Stato Pontificio. Ma questa posizione di supremazia, andò in crisi dopo breve tempo, proprio per le incertezze dell’imperatore sulla rinnovata questione iconoclasta, scatenatasi in Oriente, ad opera dell’imperatore Michele il Balbuziente (820-829), che dopo aver ripristinato le vecchie leggi contro il culto delle immagini, cercò di coinvolgere nella questione l’imperatore d’Occidente, appunto Ludovico il Pio. L’imperatore franco, non prese una drastica opposizione, ma mettendo in atto una inusitata diplomazia, cercò di ottenere concessioni dal papa; convocò nel novembre 825 una conferenza dei vescovi franchi per un parere sulla questione iconoclasta, ma da essi ne scaturì una dichiarazione di non competenza della figura del papa sull’argomento. Ludovico il Pio, non si sentì di imporre al papa i risultati della conferenza, limitandosi ad inviare ad Eugenio II, un estratto dei lavori, rimettendo in fondo a lui ogni decisione in merito. Il papa convocò nell’826 a Roma nel Laterano, un Concilio con 62 vescovi e pur non parlando dell’iconoclastia, la cui condanna era già stata chiaramente espressa, da esso scaturirono ben 38 canoni di Diritto Ecclesiastico, che non contemplavano affatto l’eventualità di un’approvazione imperiale; questi canoni spaziavano dall’istruzione dei sacerdoti, al tenore di vita dei monaci e preti secolari, dall’elezione dei vescovi, all’insegnamento nelle pievi delle lettere e della arti liberali per spiegare le Sacre Scritture; ciò fu la base dell’insegnamento tutto ecclesiastico che ebbe l’Italia nei secoli successivi. Questo Concilio, in effetti diede un duro colpo alla laicizzazione dello Stato Pontificio tentata da Lotario e all’ingerenza dell’imperatore nelle questioni ecclesiastiche. Purtroppo l’eresia iconoclasta, nonostante gli sforzi di papa Eugenio II, prese a diffondersi sempre più nell’Impero franco, tanto che l’imperatore nell’817, riuscì ad imporre nella sede episcopale di Torino, l’iconoclasta Claudio, prelato di origine spagnola († 827 ca.). Questi rinfocolò nella diocesi l’iconoclastia, provocando violente reazioni e fu condannato poi dal Sinodo di Parigi dell’825; Claudio si difese dalle accuse di eresia con l’”Apologeticum” e altre opere esegetiche; fu considerato per lungo tempo un precursore della Riforma Protestante. A papa Eugenio II si attribuisce l’istituzione dei Seminari; inoltre egli costituì una super commissione per l’attuazione dei canoni e delle leggi, da quei severi censori, ebbe origine l’attuale Curia Romana. Papa Eugenio II, morì il 27 agosto 827 e fu sepolto in San Pietro.
Autore: Antonio Borrelli
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