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San Gelasio II Papa
Festa:
29 gennaio
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† 1119
Abbiamo scarse notizie sull’infanzia di Giovanni di Gaeta, figlio del duca di Fondi Crescenzio. Affidato all’abbazia di Montecassino, fu uno dei grandi sostenitori della riforma gregoriana e dallo stesso Gregorio VII venne nominato nel 1082 cardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin. Autore di opere storiche, per quasi 30 anni fu a capo della cancelleria pontificia. Introdusse nei documenti pontifici il cursus leonino, un nuovo tipo di scrittura, operando una riforma fondamentale nei documenti papali. Egli rappresenta la fase conclusiva dell’epoca d’oro di Montecassino, quando i Papi ricorrevano spesso ai monaci cassinesi per il cardinalato e l’amministrazione. Il contributo di pensiero dei cassinesi è quello della Renovatio. Era necessario recuperare con rinnovata vitalità quello che si era dimostrato eccellente nel passato ideale degli imperatori romani passati al cristianesimo. Con il trasferimento della sede temporale a Costantinopoli e la cessione di Roma al successore di Pietro, Costantino aveva permesso al Papa di svolgere l’incarico divino in perfetta libertà. Con questi pensieri, il cancelliere Giovanni accettava nel 1118 l’elezione a pontefice con il nome di Gelasio II. La realtà, tuttavia, si presentava molto complessa. Eletto a gennaio, in marzo fu costretto a rifugiarsi a Gaeta perché l’imperatore Enrico V minacciava di farlo prigioniero. Ritornato per breve tempo a Roma, dovette nuovamente fuggire, via mare, a Pisa e Genova, dove consacrò le rispettive basiliche. Si diresse infine in Francia dove si ammalò e morì santamente a Cluny, l’altro monastero che, come Montecassino, era stato baluardo della riforma gregoriana.
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Figlio di Crescenzio, duca di Fondi, il giovane Giovanni di Gaeta, entrò come oblato nel monastero di Montecassino, ove divenne benedettino assai dotto ed aperto nelle scienze teologiche narra la guida illuminata dell'abate Desiderio. Nel 1082 fa creato da Gregorio VII cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin, nel 1088 da Urbano II fa nominato cancelliere e, verso il 1100, da Pasquale II, arcidiacono e bibliotecario. In questi nuovi uffici rese molti servizi alla Chiesa e per difendere il papa e le costituzioni canoniche, subì la prigionia da parte di Enrico V.
Alla morte di Pasquale II (21 gennaio 1118), Giovanni di Gaeta rientrò in Roma da Montecassino ove s'era rifugiato in solitudine mistica e, tre giorni dopo, nel monastero benedettino presso S. Sebastiano al Palatino, fu concordemente eletto papa col nome di Gelasio. Lo stesso giorno, Cengio Frangipane disperse violentemente i cardinali e fece prigioniero lo stesso Gelasio che però venne subito liberato dal popolo e condotto trionfalmente al Laterano. Ma l'arrivo susseguente di Enrico V impedì la consacrazione di Gelasio che ebbe luogo solamente il 9 marzo del 1118, a Gaeta, ove si era dovuto rifugiare, insieme ai cardinali fedeli. Durante la celebrazione della Pasqua a Capua Gelasio tenne un concilio, in cui scomunicò l'imperatore ed il suo antipapa Burdino, arcivescovo di Braga.
Essendo Enrico V accorso in Germania per sedarvi la sommosse ivi scoppiate, Gelasio il 29 giugno finalmente potè rientrare a Roma e officiare nella basilica di S. Paolo, dato che quella di San Pietro era occupata dall'antipapa Burdino. Per salvarci dalla prepotenza dei Frangipani, il 2 settembre dovette nuovamente rifugiarsi a Benevento e di là per mare giunse a Pisa, dove consacrò quella cattedrale il 26 settembre e tenne un sermone "degno di Origene", al dire del suo biografo Pandolfo.
Il 10 ottobre seguente era a Genova, dove dedicava la cattedrale di S. Lorenzo; il 10 dicembre a Nimes, dove consacrò vescovo Pietro di Saragozza, concedendo un'indulgenza plenaria alle vittime ed ai difensori di quella città dai Saraceni. Il 16 dicembre Gelasio tenne un concilio di prelati tedeschi e francesi ad Avignone. Nel 1119 l'infaticabile papa si recò a Valence, poi a Vienne, a Lione, finchè colpito da pleurite il 18 gennaio si fece condurre nel monastero di Cluny, ove morì santamente il 29 gennaio, senza aver potuto raggiungere il suo ideale di pacificazione con Enrico V.
Autore: Carlo Collavini
Fonte:
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