Francesco della Rovere, di famiglia savonese, blasonata ma decaduta, entrò giovanissimo nell’Ordine dei Francescani Conventuali divenendo dottore in teologia a Padova nel 1444. Insegnò alle università di Bologna, Pavia e Firenze, prendendo da lì il volo per una brillante carriera: provinciale di Liguria, procuratore generale alla corte di Roma, vicario generale d’Italia, generale dell’Ordine fino ad essere creato cardinale da Paolo II e, alla sua morte, pontefice con il nome di Sisto IV (9 agosto 1471). Fu il tipico papa rinascimentale, politico scaltro e splendido mecenate, fautore di alcune scelte nepotistiche che più tardi fornirono il pretesto alla ribellione di Lutero: ricompensò, i cardinali Orsini, Borgia e Gonzaga che lo avevano favorito nell’elezione, diede la porpora cardinalizia al giovane Giuliano della Rovere, figlio di uno suo fratello, che fu poi papa con il nome di Giulio II, e a Pietro Riario, figlio di sua sorella, che morì a soli 28 anni, consumato dagli stravizi, oltre a elargire con prodigalità cariche e benefici a parenti e amici. Questi gli unici difetti, se così possiamo dire, di un pontificato coraggioso e battagliero, imperniato su due direttive: contrastare la sempre presente minaccia turca e rafforzare il potere temporale del papato. Riprendendo l’idea di Pio II, Sisto IV cercò invano di riunire tutti i principi d’Europa contro i musulmani: gli esattori mandati a riscuotere le decime per questa crociata furono male accolti in Inghilterra e in Germania. Tuttavia, fu possibile radunare una flotta comandata dal Carafa che nel 1472 riuscì a conquistare Smirne, ma in seguito le rivalità tra ufficiali veneziani e napoletani portarono al suo scioglimento. Fallirono anche i tentativi di Sisto per la riunione della Chiesa russa a quella romana mediante il matrimonio di Zoe, ultima della famiglia dei Paleologi, col principe di Mosca Ivan IV. Per quanto riguarda la seconda linea d’azione, nel complesso quadro politico italiano gli sforzi per l’affermazione dello stato pontificio urtavano con gli interessi degli altri stati, soprattutto Firenze. Quando Giuliano de’ Medici fu ucciso in chiesa nella congiura dei Pazzi (1478) il papa scomunicò i fiorentini che avevano fatto impiccare i presunti assassini, tra cui l’arcivescovo di Pisa Salviati. La città insorse, dichiarando guerra alla S. Sede e alleandosi con il re di Napoli, il duca di Milano, i veneziani e la Francia. Luigi XI inviò a Roma l’ambasciatore De Lautrec per chiedere il ritiro della scomunica e il castigo per i complici dei Pazzi, rafforzando la sua presa di posizione con atti rigorosi: ristabilì la prammatica sanctio di Carlo VII (con la quale nel 1438 si sanzionò l’autonomia della Chiesa francese rispetto a Roma), abolì le tasse annuali alla Chiesa e convocò un concilio generale a Lione. All’inizio Sisto IV si mostrò inflessibile e il re di Francia dovette venire ad accordi. La guerra di Firenze continuò dato che il papa chiedeva come prima condizione di pace il bando dei Medici dalla città ma l’assedio di Rodi da parte dei musulmani rappresentò la più efficace delle sollecitazioni e pace fu. Risolta la questione fiorentina, Sisto IV mandò subito legati in tutta Europa per spingere i potenti alla guerra santa ma solo quando gli arabi espugnarono Otranto (facendo migliaia di vittime tra cui il vescovo e molti sacerdoti e relegando in schiavitù donne e fanciulli) riuscì ad ottenere rinforzi: le flotte turche furono cacciate dall’Adriatico e Otranto venne ripresa. Anche la morte del loro condottiero, Maometto II, contribuì ad arrestare la minacciosa avanzata. Sisto IV realizzò nel suo tredicennale pontificato molte opere lodevoli. Egli ebbe sempre di mira la riforma della disciplina ecclesiastica e la crociata contro la mezzaluna perché vedeva in esse lo strumento di riscatto per la Chiesa. Per arginare l’eresia ussita, nel 1472 riconobbe re di Boemia Mattia Corvino, re d’Ungheria, sciogliendo il suo popolo dal giuramento fatto a Ladislao II. Cercò di mantenere sempre buoni rapporti con il re di Napoli Ferdinando I, esentandolo per tutta la vita dal censo annuale (sostituito dal simbolico omaggio di una “chinea”, cioè di un cavallo appositamente ammaestrato che a comando si inginocchiava davanti al papa e gli permetteva di prelevare un tributo in danaro contenuto in un vaso d’argento fissato alla sella) ma con l’obbligo di difendere il litorale pontificio dai corsari, di accorrere in aiuto del pontefice con truppe e di promuovere crociate contro i turchi in caso di rinnovato pericolo. Sisto IV fu poi ancora attivo sul piano religioso, politico, urbanistico e culturale: approvò l’Ordine dei Minimi, confermò quello degli Agostiniani Scalzi, celebrò l’Anno Santo 1475; ricevette a Roma, con enorme sfarzo, re Cristiano I di Danimarca, Giovanni Duca di Sassonia, Ferdinando I re di Napoli, Carlotta di Cipro e Caterina di Bosnia; fece aprire a Roma la strada che da lui prese il nome (“Sistina”) e che andava da Castel S. Angelo a San Pietro (Borgo S. Angelo), eresse la celebre Cappella Sistina, il ponte Sisto e ricostruì l’ospedale di S. Spirito. Arricchì la Biblioteca Vaticana di codici e libri fatti arrivare da tutta Europa e protesse munificamente gli artisti e i letterati, molti dei quali accolti nella sua corte con il titolo di segretari apostolici. Morì il 12 agosto 1484. Il suo corpo riposa in S. Pietro, sotto il mausoleo bronzeo scolpito da Antonio del Pollaiolo.
Autore: Enrico Santa Crociata
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