Marcello Cervini nacque nelle Marche, a Montefano in Provincia di Macerata, il 6 Maggio 1501 da una nobile famiglia toscana originaria di Montepulciano (Siena), per questo fu allevato e educato nella Città toscana. Dopo la prematura morte della madre, Marcello ricevette la prima educazione dal padre, il conte Riccardo Cervini, uomo di profonda cultura, che aveva servito il Papa Innocenzo VIII come “Scrittore della Penitenzieria Apostolica”. A Castiglione d’Orcia presso Montepulciano, dove i Cervini possedevano un podere, egli apprese le prime “Nozioni della Grammatica, della Retorica, della Geometria e dell’Astronomia, e il padre lo ammaestrò anche nell’attività pratica della Meccanica e dell’Agricoltura”. Marcello sapeva conciliare le sue relazioni, coltivate peraltro raramente, con gli studi e con la sua profonda religiosità, e si asteneva quasi completamente dal bere, dal gioco e dai divertimenti. Per approfondire la sua istruzione il padre lo inviò a Siena, dove studiò Dialettica greca e Matematica non trascurando però l’Astronomia, l’Architettura, l’Archeologia, ma soprattutto le materie umanistiche. Il padre lo mandò infine a Roma, dove poté completare i suoi studi ed ebbe l’opportunità di mettersi in evidenza presso la Corte pontificia.
Nel 1525, a Roma termina per Papa Clemente VII (Giulio dei Medici, 1523-1534) la correzione del Calendario, già avviata dal padre. Durante il periodo della sua dimora romana Marcello ebbe occasione di entrare in contatto con i maggiori umanisti del tempo, con i quali disquisiva a pari livello e quando stava per ottenere un prestigioso incarico in Curia, nel maggio del 1526, fu richiamato dal padre a Siena a causa del diffondersi della peste. Dopo la morte del padre, avvenuta il 2 aprile 1534, Marcello affidò l’amministrazione delle sue proprietà ai fratellastri Alessandro e Romolo, figli della seconda moglie di Riccardo, Leonora Egidi Cacciaconti. La sorellastra Cinzia, che sposò appena dodicenne Vincenzo Bellarmino, generò Roberto, il grande cardinale della Compagnia di Gesù, poi santificato e proclamato Dottore della Chiesa. Ritornato a Roma, Marcello venne accolto da Clemente VII nella Corte pontificia, che gli affidò l’educazione del nipote, il giovane Cardinale Alessandro Farnese. Godette quindi della benevolenza del Cardinale Farnese, il quale, divenuto poi Papa Paolo III (1534-1549), lo volle segretario di suo nipote Cardinale Alessandro; in tal modo quando Paolo III nomina Alessandro alla Segreteria di Stato, Marcello perviene ai vertici della Diplomazia pontificia tramite la nomina a Protonotario, una delle cariche curiali più prestigiose e influenti; ebbe quindi un ruolo importante nella Politica dello Stato pontificio e nelle questioni religiose. Nel 1539 segue la legazione presso l’imperatore Carlo V. Appena nominato Cardinale il Cervini ricevette subito incarichi di alta diplomazia e di grandissima importanza. Il neo Cardinale Marcello Cervini fu nominato da Paolo III, il 19 Dicembre 1539, Vescovo di Nicastro, (ora Lamezia Terme) ma tenne questo incarico poco tempo (dal 1539 al 1540), amministrando la Diocesi da lontano. Nel Settembre del 1540 gli fu assegnata l’amministrazione della Diocesi di Reggio Calabria. Fu nominato cardinale di Santa Croce in Gerusalemme il 5 Novembre 1540. Convocato nel 1542 il Concilio di Trento, il Cardinale Cervini fu uno dei tre Legati Pontifici e, in qualità di secondo Presidente, vi svolse una parte importante nella fase iniziale di apertura, quando ebbe come collaboratori i Cardinali Giovanni Maria del Monte e Reginaldo Polo. L’anno successivo lo troviamo Vescovo di Reggio Emilia fino al 1544. Nella Primavera del 1544 quella di Gubbio, che per i suoi molteplici impegni affidò, senza tuttavia trascurarla, a un Vicario. Nell’anno seguente (1545) Paolo III lo nominò (insieme ai Cardinali Giovanni Maria Ciocchi del Monte, futuro Papa Giulio III e all’inglese Reginaldo Polo) Legato della Sede Apostolica nella prima fase (1545-1548) del Concilio di Trento (1545-1563). Durante la difficile situazione sopraggiunta nell’estate del 1546 a causa dell’atteggiamento degli imperiali, il Cervini procedette secondo i rigidi punti di vista ecclesiastici. Egli era favorevole al trasferimento del Concilio in un luogo più sicuro; l’imperatore Carlo V voleva mantenerlo a Trento. Ma il Cervini sostenne in una sua dichiarazione del 10 Marzo 1547 che il Concilio dovesse essere trasferito a Bologna, come di fatto avvenne. Marcello Presiedette a questo Concilio con grande libertà d’animo nel difendere la potestà e l’autorità pontificia secondo rigidi punti di vista ecclesiastici. Di fatto ne condusse i lavori come Presidente effettivo. Nel 1548 Paolo III lo nominò Bibliotecario Apostolico, incarico che gli fu rinnovato a vita da Papa Giulio III (1550-1555). Giulio III (Giovan Maria Ciocchi del Monte) lo nominò Presidente della Commissione per la riforma ecclesiastica (Nel Settembre 1549 indisse a Gubbio il Sinodo diocesano, dal quale scaturirono numerose disposizioni di notevole importanza sul modo di comportarsi dei sacerdoti e dei religiosi, sul loro vestire, sul come custodire i luoghi e gli arredi sacri; in questo periodo, tra l’altro, si fece promotore di ricerche storiche e archeologiche.) ma ne venne in seguito escluso per aver criticato la politica nepotista del Pontefice. Di fatto il Cardinale Cervini si stava avvicinando gradualmente alle posizioni intransigenti del Cardinale Gian Pietro Carafa (futuro Papa Paolo IV) distaccandosi dal riformismo iniziale. Nel Febbraio del 1551 Marcello Cervini era membro con altri sei cardinali dell’Inquisizione romana, e dal 1550 al 1555 fu protettore dell’Ordine religioso dei Servi di Maria, compito esercitato non solamente come carica onorifica, ma con quello zelo che gli era da tutti riconosciuto. Stentando a guarirsi da una grave malattia, il 17 Marzo 1555, fece ritorno alla Città natale di Montefano per ritemprare il suo corpo ammalatosi di Nefrite e per recarsi in visita alla Santa Casa della Madonna di Loreto di cui era particolarmente devoto. Proprio in quei giorni (23 Marzo 1555) moriva Papa Giulio III, e i cardinali riunitisi in conclave il 9 Aprile 1555 elessero a Papa il Cardinale Mattia Cervini, per acclamazione, seguendo l’indicazione data dal Cardinale Gian Pietro Carafa. Il Cardinale Cervini godeva infatti di un’alta reputazione per la sua integrità morale e per le sue grandi doti spirituali. Fu incoronato il 10 Aprile 1555. Il nuovo Pontefice non volle cambiare il suo nome di Battesimo per venerazione del lontano omonimo predecessore S. Marcello I (307-309), al quale i montefanesi avevano intitolato sia la chiesa, poi demolita, sia il borgo tutt’oggi esistente. Fu l’ultimo pontefice a non cambiare nome all’atto dell’elezione. Appena eletto, Marcello Cervini dette subito l’impronta della sua spiccata personalità applicando con severità lo spirito del Concilio. Si mostrò subito contrario al nepotismo e per dare il giusto esempio vietò al fratello Alessandro, alla sorella Cinzia (mamma del futuro San Roberto Bellarmino) e agli altri suoi parenti di raggiungerlo a Roma. Fu altrettanto intenzionato a tenersi lontano dalla politica per esaltare il ruolo spirituale del successore di Pietro. E’ rimasta nella storia la sua idea di abolire anche la Guardia Svizzera. Il denaro occorrente per la sua incoronazione fu devoluto, per sua volontà, ai poveri. Appena entrato nei sacri palazzi dette ordine di ridurre il lusso e le spese della corte papale, per meglio opporsi alla Riforma protestante e toglierle motivi di accusa. Nell’attuazione dei suoi progetti di riforma Marcello II preferiva servirsi specialmente dei Gesuiti, seguaci del suo amico Ignazio di Loyola. Quando la fama delle virtù e della santità di questo Pontefice cominciava a diffondersi per tutto il mondo cristiano, a Roma gli amici della Riforma erano in apprensione per la sua salute. Purtroppo il suo Pontificato fu brevissimo. Marcello II morì nella notte tra il 30 aprile e il 1 Maggio 1555, dopo solo 21 giorni di pontificato a causa di un attacco apoplettico. L’improvvisa scomparsa di un così grande uomo destò profonda impressione ovunque. L’imperatore Carlo V, il Re di Francia, tutti i potenti furono colpiti dal grave lutto della cristianità, ma soprattutto quelli che lo avevano seguito nella strada della riforma si sentirono privati di una guida sicura e forte, perché, nonostante la brevità del suo governo, egli fu considerato il primo Papa della Riforma cattolica. Marcello II era vissuto in semplicità apostolica, e così fu anche sepolto. I suoi resti riposano nelle Grotte sotto la Basilica di San Pietro.
Autore: Andrea Sartini
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