E' stato il 259° successore di S. Pietro alla guida della Chiesa di Cristo, il suo fu il pontificato del primo difficile dopoguerra, del sorgere e consolidarsi delle ideologie fasciste e naziste e terminò con l’angoscia di vedere approssimarsi sull’Europa e sul mondo, la grande catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, che scoppiò sette mesi dopo la sua morte. I disegni della Provvidenza lo tolsero dai suoi impegni di responsabile di austere Biblioteche, custodi del sapere del mondo Occidentale ed Orientale, per dargli responsabilità di respiro mondiale e facendo legare il suo nome, al finire definitivo della ‘Questione Romana’, che aveva visto i Pontefici dopo Pio IX, non uscire più dai Palazzi Vaticani, considerandosi quasi prigionieri del Regno d’Italia, che aveva annullato definitivamente con la presa di Roma del 20 settembre 1870, il millenario Stato Pontificio e quindi il potere temporale dei Papi. Achille Ambrogio Damiano Ratti nacque a Desio (Milano) il 31 maggio 1857, i genitori Francesco Ratti e Teresa Galli, provenivano dalla piccola borghesia lombarda; studiò nei seminari diocesani di Milano e studente modello, completò la sua formazione al Seminario Lombardo di Roma, dove fu ordinato sacerdote il 20 dicembre 1879. Si trattenne a Roma fino al 1882, conseguendo le lauree in Teologia e Diritto Canonico all’Università Gregoriana e in Filosofia presso l’Accademia di San Tommaso. Nello stesso 1882 tornò a Milano, dove trascorse sei anni alla ricerca di una destinazione definitiva, insegnando nel frattempo dal 1883 al 1888, teologia e sacra eloquenza al Seminario Maggiore di Milano. L’8 settembre 1888 fu nominato a 31 anni, direttore della Biblioteca Ambrosiana, dove si distinse per la vastità degli studi e dottrina, il rigore filologico e per le pubblicazioni scientifiche; questo compito non gli impedì di vivere la vita diocesana attivamente, godendo della fiducia del cardinale Ferrari. Fra l’altro fece parte di una commissione cittadina, che nel maggio 1898, protestò presso il generale Bava Beccaris per le sanguinose e violente repressioni operate in quei giorni. Alla morte del prefetto della Biblioteca, Ceriani, gli successe nella carica l’8 marzo 1907 fino al 1911, durante questo periodo all’Ambrosiana, contribuì a fare della Biblioteca, sino ad allora dominio dei dotti, una sede di consultazione al servizio degli studiosi esterni, religiosi e laici. Inoltre si dedicò al riordino di varie Biblioteche lombarde (Certosa di Pavia nel 1898; Pinacoteca Ambrosiana e il Museo Settala, 1905-1907); ebbe anche l’incarico dal Capitolo del Duomo, del recupero e restauro degli antichi codici e pergamene danneggiati dall’incendio dell’Esposizione Internazionale di Milano del 1906. E sempre durante la sua permanenza in quegli anni a Milano, trovò il tempo di dedicarsi al suo svago preferito, l’alpinismo, aprendo sul Monte Bianco e sul Monte Rosa, insieme al sacerdote Grasselli, nuove vie di scalata, che ora portano il loro nome. Una prima svolta della sua vita si ebbe nel novembre del 1911 quando il papa s. Pio X, lo nominò viceprefetto della Biblioteca Vaticana con diritto di successione, che si realizzò il 1° settembre 1914; la seconda svolta si ebbe quattro anni dopo, quando nell’aprile 1918 papa Benedetto XV lo tolse definitivamente dalla sua vita di studi, inviandolo come Visitatore Apostolico in Polonia e Lituania, che in quegli anni la Chiesa locale, dopo il crollo degli Imperi centrali e la riunificazione polacca, era impegnata a ricostruire e risolvere i problemi religiosi, che ne erano scaturiti. Quando il 30 maggio 1919 la Santa Sede riconobbe il nuovo Stato della Polonia, la sua missione oltre che religiosa, divenne anche politico-diplomatica e il 6 giugno fu nominato Nunzio Apostolico, carica che prevedeva la dignità di vescovo, per cui Achille Ratti fu consacrato il 19 luglio 1919, arcivescovo titolare di Lepanto. Svolse il suo compito con fermezza e prudenza, nelle difficoltà che scaturirono per le lotte nazionali tra polacchi, tedeschi, lituani, russi, ucraini, in quel dopoguerra del Primo conflitto mondiale, ed inoltre anche per la guerra russo-polacca del 1920, in quel frangente non abbandonò mai Varsavia, nonostante il pericolo. Nel marzo 1921 papa Benedetto XV lo nominò arcivescovo di Milano e a giugno lo creò cardinale; fece il suo ingresso solenne nella natia diocesi l’8 settembre 1921; occupò la cattedra di S. Ambrogio per soli cinque mesi, durante i quali organizzò l’insegnamento del catechismo nella diocesi ed inaugurò l’Università Cattolica del Sacro Cuore, fondata dal dotto francescano, padre Agostino Gemelli (1878-1959). Il 22 gennaio 1922 moriva papa Benedetto XV e due giorni dopo l’arcivescovo cardinale Achille Ratti, lasciò Milano per recarsi ai riti funebri e partecipare al Conclave, che si aprì il 2 febbraio 1922. Il 6 febbraio veniva eletto al Soglio Pontificio e scelse il nome di Pio XI; il suo primo atto fu quello di impartire la benedizione “Urbi et Orbi”, cioè a Roma e al mondo, dalla loggia esterna della Basilica di S. Pietro, che era chiusa per protesta dal 1870; come primo segno di una possibile riconciliazione con l’Italia. Il suo pontificato durò poco più di sedici anni; Pio XI fissò il suo programma nel motto: “Pax Christi in regno Christi” e non tralasciò nulla per l’attuazione di un così vasto traguardo. Purtroppo durante il suo pontificato avvennero spietate persecuzioni religiose, anche in Paesi notoriamente cattolici, denunziò al mondo i sanguinosi soprusi compiuti nel 1926, dal governo massonico nel Messico a danno dei fedeli e del clero; con l’enciclica “Divini Redemptoris” (19 marzo 1937) condannò il comunismo ateo che imperversava in Russia; dovette assistere con il cuore lacerato dal dolore, all’empia carneficina di oltre 7300 sacerdoti, religiosi e suore e tanti fedeli cattolici, vittime della Guerra Civile in Spagna, dal 1933 al 1939, ad opera delle milizie rosse rivoluzionarie, scatenate in un bieco anticlericalismo; condannò il razzismo nazista, che prima in forma strisciante, poi sempre più apertamente si affermava nella Germania di Adolf Hitler, estendendosi anche ai cristiani. Il papa in quegli anni, che furono anche gli ultimi della sua vita, non esitò a schierarsi contro Berlino con l’enciclica “Mit brennender Sorge” del 1937 e anche se la sua opposizione si fece più acuta, rispecchiando i sentimenti del Pontefice, essa non riuscì a tradursi in azioni aperte. Nel 1926 aveva espresso la sua condanna verso l’’Action française’, il cui esasperato nazionalismo gli parve pericoloso per la pace. Nel 1929, l’11 febbraio si giunse al ‘Concordato’ fra la Santa Sede e l’Italia con l’istituzione dello Stato indipendente della Città del Vaticano, firmato da Benito Mussolini e dal card. Gasparri, Segretario di Stato; l’atto prese il nome di “Patti Lateranensi”, che comprendevano appunto un Concordato ed un Trattato. Ma sorsero ben presto contrasti con il Governo Italiano in merito all’applicazione degli stessi Patti (Enciclica “Domini illius magistri” del 1929), soprattutto per quanto riguardava l’Azione Cattolica, che era diventata l’obiettivo degli attacchi del regime fascista, che mal sopportava che vi fossero delle Associazioni giovanili, al di fuori della sua ottica politica e autorità. Si giunse allo scontro più aperto il 31 maggio 1931 con lo scioglimento imposto alle Associazioni; papa Pio XI rispose il 29 giugno con l’enciclica “Non abbiamo bisogno”; solo nel 1932 si giunse ad un accordo con Mussolini. Con la sua politica di Concordati, stipulati con molti Governi, indipendentemente dai regimi politici, per porre la Santa Sede in una posizione neutrale e per non suscitare reazioni antireligiose, papa Ratti attirò su di sé critiche in campo internazionale, come nel caso del silenzio-assenso dato al regime fascista, per le guerre in terra d’Africa. Contro il dilagare delle dottrine materialistiche e neo-pagane, oppose il culto di “Cristo Re”. Fu chiamato oltre che il papa difensore dell’Azione Cattolica, anche il “Papa delle missioni”, per questo scopo primario del suo pontificato, spostò da Parigi a Roma, l’Opera per la Propagazione della Fede; incoraggiò l’Unione Missionaria del Clero, per stimolare l’interesse dei fedeli per le missioni estere in tutte le parrocchie. Promosse la formazione del clero indigeno, consacrò nel 1926 nella Basilica di S. Pietro, i primi sei vescovi cinesi, nel 1927 uno giapponese e altri negli anni successivi di altre nazionalità. Nel 1925 organizzò la grande Esposizione Missionaria, per far conoscere le problematiche missionarie e la necessità della decolonizzazione di quelle terre così lontane. Durante il suo pontificato si tenne l’Anno Santo del 1925 e quello del centenario della Redenzione nel 1933; proclamò santi s. Teresa del Bambino Gesù, s. Giovanni Bosco, s. Giuseppe Benedetto Cottolengo; la devozione al ‘Cuore di Gesù’ ebbe grande impulso. Istituì la “Giornata pro Università Cattolica” per offrirle i mezzi per sostenersi; con l’enciclica “Quadragesimo anno” completò la politica sociale della Chiesa, espressa già con la “Rerum Novarum” di Leone XIII. Abituato da buon lombardo a trattare con familiarità e simpatia la tecnologia, accettò con favore le nuove scoperte, inserendo di fatto la Santa Sede nello sfruttamento delle moderne tecniche di comunicazione. Incaricò per questo Guglielmo Marconi di costruire la Stazione di Radio Vaticana, che fu inaugurata nel 1931 e affidata ai Gesuiti. Trasformò la Pontificia Accademia delle Scienze; ristrutturò la Specola astronomica vaticana, nominò il cardinale Eugenio Pacelli come Segretario di Stato, il quale sarà suo successore. Non è possibile descrivere dettagliatamente, tutta l’opera pastorale, diplomatica, politica, missionaria, culturale, di più di sedici anni di pontificato di questo grande papa, vanto della terra milanese e dell’Italia, in questo spazio per forza ridotto, occorrerebbe un intero libro. Certamente ha legato il suo nome ai Patti Lateranensi, salutati con immensa gioia dal popolo italiano, che vide per essi restituito “Dio all’Italia e l’Italia a Dio”. Inoltre i suoi ultimi mesi di vita, videro il vecchio papa amareggiato, rimproverare apertamente l’acquiescenza di Mussolini per l’annessione dell’Austria alla Germania nazista e ancora più combattivo, rifiutò ogni contatto con il dittatore tedesco, ritirandosi a Castelgandolfo quando venne in visita in Italia dal 3 al 9 maggio 1938, chiudendo i Palazzi e Musei Vaticani per impedire la visita dei nazisti in Vaticano. Inoltre manifestò la sua tristezza, perché a Roma era stata inalberata una croce (svastica) “che non era quella di Cristo”. Il grande pontefice si spense improvvisamente il 10 febbraio 1939 ad 82 anni, alla vigilia del primo decennale della Conciliazione, mentre vedeva addensarsi sull’Europa le nuvole minacciose della guerra. La sua morte improvvisa gl’impedì di leggere all’episcopato italiano, convocato al suo capezzale, il discorso che aveva preparato su un’ora tanto oscura e pericolosa per la pace del mondo.
Autore: Antonio Borrelli
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